Quando si legge sui giornali che oltre 10.000 persone sono morte nelle Filippine per un tifone; quando si vedono in tv immagini di città rase al suolo e bambini che piangono mentre l’acqua li sommerge fino al collo; quando si ascoltano in radio notizie di sciacallaggii da parte delle stesse persone colpite dal ciclone, esasperate da fame e sete; quando si assiste a tutto questo, viene da porsi solo una domanda: “Perché?”. Perché Dio permette tutto questo? Perché questa sofferenza?
Da questi strazianti quesiti si è snodato il breve e intenso discorso di Papa Francesco alla comunità filippina incontrata oggi pomeriggio nella Basilica di San Pietro. I pellegrini filippini sono giunti stamane a Roma da tutto il mondo in occasione della benedizione del mosaico di San Pedro Calungsod, giovane filippino canonizzato lo scorso anno da Benedetto XVI.
Né preamboli indorati, né blande consolazioni, quindi, il Pontefice nel suo discorso è andato dritto al cuore addolorato di queste persone che nei giorni scorsi hanno visto il loro paese distruggersi. E, con profonda umanità, si è fatto interprete dei loro sentimenti affermando che davanti a certe tragedie non ci sono spiegazioni che tengano.
Tuttavia, ha insistito Papa Francesco, proprio nei momenti di maggiore sofferenza, non bisogna stancarsi “di chiedere ‘perché’ al Signore”. Non però nell’illusione di ottenere una risposta da Dio, “ma soltanto perché il Padre ci guardi”. Proprio come i bambini – ha detto Bergoglio – che “quando incominciano a crescere non capiscono le cose e incominciano a fare domande al papà o alla mamma: “Papà, perché? Mamma, perché?”.
“Il bambino non capisce – ha affermato il Santo Padre – ma se noi stiamo attenti vedremo che il bambino non aspetta la risposta del suo papà o della sua mamma… Il bambino ha bisogno in quell’insicurezza che il suo papà e la sua mamma lo guardino. Ha bisogno degli occhi dei suoi genitori, ha bisogno del cuore dei suoi genitori”.
Chiedere perché al Signore è dunque una domanda cruciale nello sconforto. Tanto che – ha detto il Papa – può essere definita una vera preghiera: la “preghiera del perché”. “In questi momenti di tanta sofferenza – ha rimarcato il Pontefice – non stancatevi di dire ‘perché?’ come i bambini. Così attirerete gli occhi del nostro Padre sul vostro popolo; attirerete la tenerezza del Papà del cielo su di voi”.
“Anche io vi accompagno, con questa preghiera del perché”, ha soggiunto, ribadendo la propria vicinanza al popolo filippino. Lo stesso popolo che – come ricordava l’arcivescovo di Manila, il cardinale Luis Antonio Tagle, prima del discorso del Santo Padre – “è rimasto saldo nella fede, mosso dalla preghiera e dalla solidarietà”. “Vediamo la fede sorgere dalle rovine – ha asserito con vigore il porporato – La speranza dalle calamità non può essere distrutta. E vediamo l’amore che è più forte dei terremoti e dei tifoni”.