“Vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione, come se fosse una torta e la si decora con la panna”. La fede è scegliere di porre Dio al centro della propria vita. Per questo il cristiano non può restare “neutrale”, ma deve rinunciare a tutto quello che lo allontana da Dio. In particolare, ogni forma di violenza.
Così Papa Francesco commenta il brano evangelico in cui Cristo annuncia di non essere venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione. È “una parola che ci mette in crisi”, osserva il Pontefice, e che pertanto “va spiegata, perché altrimenti può generare malintesi”. Il significato delle parole di Gesù, tuttavia, è più semplice di quello che si possa intuire: “Significa che la fede non è una cosa decorativa, ornamentale” spiega Bergoglio, ma “comporta scegliere Dio come criterio-base della vita”, e Dio – aggiunge – “non è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo, Dio è amore, e l’amore è positivo!”.
Non si può far finta di non conoscere Dio “dopo che Gesù è venuto nel mondo”, ammonisce il Papa, “come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale”. Dopo Cristo, Dio ha “un volto concreto” e “un nome”: “Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi” sottolinea il Santo Padre.
In quest’ottica, si capisce come Gesù non “voglia dividere gli uomini tra loro”; al contrario: Egli “è la nostra pace, è la nostra riconciliazione”. Non però la “pace dei sepolcri”, afferma Francesco, quella pace “neutrale” che ha il sapore di “un compromesso a tutti i costi”. “Seguire Gesù – ribadisce – comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi”. E questo sì, divide, osserva il Papa, “anche i legami più stretti”, perché Gesù Cristo “pone il criterio”: “vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io o obbedire a Dio”.
Bergoglio ha spiegato poi che “questa parola del Vangelo non autorizza affatto l’uso della forza per diffondere la fede”. Anzi afferma il contrario, cioè che “la vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza”. “Fede e violenza sono incompatibili!” ha urlato il Papa per ben due volte. “Il cristiano – ha aggiunto – non è violento, ma è forte”, forte della forza “della mitezza” e “dell’amore”.
Come ogni suo discorso o catechesi, le ultime parole di Francesco sono dedicate a Maria. “Anche tra i parenti di Gesù – dice il Pontefice – vi furono alcuni che a un certo punto non condivisero il suo modo di vivere e di predicare”, invece “sua Madre lo seguì sempre fedelmente, tenendo fisso lo sguardo del suo cuore su Gesù, il Figlio dell’Altissimo, e sul suo mistero”. E alla fine, conclude, “grazie alla fede di Maria, i familiari di Gesù entrarono a far parte della prima comunità cristiana”.
“Chiediamo a Maria che aiuti anche noi a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù e a seguirlo sempre, anche quando costa” è la preghiera finale del Pontefice. Dopo l’Angelus, ha salutato con affetto i fedeli romani e pellegrini – numerosi come sempre – presenti in Piazza San Pietro. A loro ha chiesto una preghiera per le vittime dell’affondamento del traghetto nelle Filippine e le famiglie che stanno provando “tanto dolore!”.
Ha poi esortato a continuare a invocare Dio e la Madonna per la pace in Egitto: “Tutti insieme diciamo: Maria, Regina della pace, prega per noi!”. Dopo i saluti ai giovani di Altamura e al gruppo di polacchi provenienti da Edmonton, Canada, il Papa si è rivolto ai giovani di Brembilla, Bergamo, per benedire la fiaccola che porteranno a piedi da Roma fino al loro paese. Infine la ormai consueta e simpatica formula di congedo: “A tutti auguro buona domenica, e un buon pranzo!”.