Naufragare nel mare di Dio significa respirare. Gesù mi assicura: "Chi perde la sua vita, chi la dona per me, la trova". Ecco perché è bello cantare col poeta: "E naufragar m'è dolce in questo mare."

Toni, un amico verace, viene periodicamente a trovarmi e con somma libertà mi confida i suoi drammi, i suoi problemi, le sue vittorie e le sue sconfitte.

Gli faccio osservare che tutte le volte che ha potuto cantare vittoria è stato quando si è gettato in mare. È chiaro che quando il pesce si tuffa in mare trova il suo habitat, il suo clima, la sua capacità di vivere, la gioia e la libertà di guizzare.

Una delle ultime volte, stando all’analogia, mi ha detto che è contento di aver trovato il mare, ma la sua vita è ancora piena di fastidi, di fatiche…Insomma non è del tutto soddisfatto.

Da quanto ho capito, gli risposi, tu hai trovato il mare, ti sei pure gettato dentro, ma ti sei salvato; ora si rivela necessario immergersi nel profondo. Soffri di asfissia, sei sbattuto dalle onde perché il mare lo vivi in superficie.

Se vai sempre più in profondità, prima o poi capirai che la tranquillità è solo nel profondo.

Quando il pesce decide di affogarsi, è il momento in cui trova e gode la vita. Se però rimane in superficie, non solo ha i fastidi che tu accusi e lamenti, ma corre serio pericolo di essere pescato e finire in padella.

La vita è di chi sa morire per amore; la libertà la gode chi sa naufragare nell'oceano di Dio. Guadagna tutto chi sa perdere se stesso. Trova Dio chi rigetta l'io.

Ciao da p. Andrea

Per richiedere copie dei libretti di padre Andrea Panont e per ogni approfondimento si può cliccare qui.