Sopportare la croce delle umiliazioni e vincere la tentazione del “benessere spirituale”. Su questi concetti si è espresso papa Francesco nell’omelia durante la messa di stamattina nella Casa Santa Marta.

Come spiega il Vangelo di oggi (Lc, 9,18-22), Gesù chiede ai discepoli chi Lui sia e Pietro risponde: “Il Cristo di Dio”. Si tratta chiaramente di una domanda “rivolta anche a noi”, ha osservato il Papa. In base alle risposte che ognuno di noi può dare, è misurabile il livello di maturità della nostra fede.

È come se Gesù ci domandasse: “Per te chi sono io? Il padrone di questa ditta, un buon profeta, un buon maestro, uno che ti fa bene al cuore?”. Ma Cristo è molto più di tutto questo, non è semplicemente qualcuno che ti “aiuta ad andare avanti” o a “essere un po’ buono”, ha sottolineato Francesco.

Gesù Cristo è sicuramente “il Figlio di Dio vivo”: ciò è un “mistero” che soltanto lo Spirito Santo può illuminare, ha detto il Santo Padre.

Nel vangelo odierno c’è poi un passaggio fondamentale: quando Gesù gli preannuncia la sua Passione, morte e Resurrezione, Pietro rimane sgomento e replica: “Questo non ti accadrà mai”. È l’atteggiamento ricorrente di molti cristiani, disposti a seguire Cristo ma “fino a un certo punto”, ovvero non nella croce: è la “tentazione del benessere spirituale”.

Un esempio di tale mentalità è il giovane ricco (cfr. Mt 19,16-22) che “voleva andare con Gesù ma fino a un certo punto”. In questo tipo di discepoli manca “l’unzione della croce” e della “umiliazione” che il Signore ha sperimentato nella sua morte ignominiosa.

La “pietra di paragone”, dunque, in base alla quale possiamo definirci veri cristiani o, al contrario, cristiani condizionati dalla “cultura del benessere”, è proprio nella disponibilità ad accompagnare il Signore “fino alla croce” e nella nostra “capacità di portare le umiliazioni”.

Non è affatto un percorso semplice: se è vero che ogni cristiano vuole risorgere, non tutti sono disposti ad affrontare la strada della croce e dell’umiliazione, insistendo, al contrario, a lamentarsi degli affanni e dei torti subiti.

Un cristiano, in definitiva, sarà davvero tale se mostra la “capacità di portare con gioia e con pazienza le umiliazioni”: cristiani del genere, che “chiedono umiliazioni per assomigliare di più a Lui”, grazie a Dio, non mancano.

Eccoci dunque a un bivio: vuoi essere un “cristiano di benessere” o un “cristiano vicino a Gesù, per la strada di Gesù?”.