Chi mormora alle spalle del prossimo inietta pensieri infetti nella mente altrui! Ci sono dei comportamenti, come appunto la mormorazione, che non possono essere vissuti da un credente, perché non rientrano nelle giuste relazioni del proprio quotidiano. Non si tratta di privare un devoto di qualcosa, ma di aiutarlo a tutelare se stesso e quella comunità che vuole crescere e raggiungere spazi di progresso, nel rispetto del prossimo e dell’equilibrio naturale che la circonda. Oggi c’è un problema serio alla radice di una grossa parte del mondo! Molti affermano di non credere in Dio e pensano magari di “compatire”, amorevolmente, quanti vivono la Parola nel suo completo significato. Il vangelo piace a tutti quando bisogna sollecitare l’attenzione benevole altrui nei propri confronti; non è più così nelle circostanze in cui, in modo netto, lo stesso indichi strade e comportamenti incompatibili con i modelli quotidiani assunti. Questo perché nell’uomo non c’è mai un obiettivo certo che punti a redimere la sua vita, assicurandosi una salvezza che non sia solo quella terrena. Di solito si considerano i risultati legati alle mille convenzioni costruite dal potere di turno, spesse volte per imbrigliare e controllare l’evoluzione di una società. L’uomo così rinuncia alla parte migliore di sé, facendo a meno dell’insegnamento del vangelo e scadendo in comportamenti che deformano le relazioni!
La Parola è novità! È un dono gratuito per chiunque decida, con fede personale, di aprire il suo cuore a Cristo, per liberarsi anche dai tentacoli della mormorazione che si subisce o che si potrebbe esercitare contro altri, quando si smarrisce la coscienza di Dio. Bisogna, oggi più che mai, servirsi dalla sapienza del vangelo in ogni tipo di relazione, senza scappare dalla realtà o dal proprio ruolo ordinario. È un modo certo per cambiare le cose dal di dentro, dove risiedono le radici di questa crisi economica, sociale e spirituale, che ci attanaglia sempre di più. Non conosco altra ricetta! Purtroppo, di questi tempi, quando si cerca il soprannaturale in e fuori di noi è solo perché c’è di mezzo un trauma; un evento spiacevole; un fatto inspiegabile; un’aspettativa più grande delle proprie capacità. Non si capisce che nelle vie interiori di ognuno esistono le strade che consentono il rapporto con la grazia celeste, ma anche quelle che conducono nei meandri della notte più oscura; respingono Dio e deturpano le opere degli uomini. La mormorazione, quindi, male di tutti i giorni, non certo rientra nelle giuste relazioni di un cristiano con il cielo o con il prossimo. Come può un tale deplorevole comportamento appartenere ad un mondo che afferma con solennità di voler mettere l’uomo al centro? Può esso consentire, ad una qualsiasi persona, di rendere visibile l’azione di Gesù in mezzo a noi? La risposta non può che essere un secco no! La mormorazione che cosa è, se non un giudizio di condanna verso un’azione che non cade sotto la valutazione o il controllo di chi la esercita. È proprio qui che scatta, verso altri, una trasfusione di cattivi pensieri, allargando un vergognoso consenso che punta a demolire un fratello. Nessuno di noi è tenuto a giudicare un qualsiasi gesto che non ci appartiene, né tantomeno trasferirlo a nuovi soggetti. Ciò che non fa parte della nostra vita non deve essere mai misurato. Una relazione è infatti giusta, quando accoglie con coscienza l’essenza della Parola in ogni sua manifestazione privata o pubblica; nel lavoro, così come nei tanti rapporti familiari e sociali. Altra cosa è un comportamento di fronte ad un peccato altrui! In tal caso ogni gesto servirà, non a sostenere un gratuito giudizio, ma ad aiutare chi si trova in seria difficoltà.
Gesù stesso fu perseguitato dalla mormorazione dai “sapienti” del tempo, che non vedevano nelle sue azioni la strada per la salvezza dell’uomo. Un brontolio che non era solo contro il Signore, ma si poneva come un muro, o almeno tentava di esserlo, rispetto alla grazia di salvezza attesa dall’umanità intera. Chi non entra nella sapienza del Signore è sempre destinato a perdersi per strada, disconoscendo e vanificando, con le parole sbagliate, anche un semplice segno della provvidenza che può essere alla base di un qualunque comportamento. Quando il cuore è poi asservito al maligno ogni azione o l’esatto contrario della stessa sono sottoposte a giudizio di condanna. Si legge in Luca: È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. In queste espressioni dei farisei la scelta del deserto di Giovanni o la vita ordinaria di Gesù sono comunque escluse dalla verità. Le parole quindi pesano e possono salvare o demolire un uomo, così come possono deformare il corso della storia personale o di una comunità! Vi rimando alle forti espressioni di Papa Francesco: «Ogni volta che noi giudichiamo i nostri fratelli nel nostro cuore e peggio, quando ne parliamo di questo con gli altri siamo cristiani omicidi». «Un cristiano omicida … Non lo dico io, eh?, lo dice il Signore. E su questo punto, non c’è posto per le sfumature. Se tu parli male del fratello, uccidi il fratello. E noi, ogni volta che lo facciamo, imitiamo quel gesto di Caino, il primo omicida della Storia». È una verità pesante, ma è la verità!
Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it
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Si informano i gentili lettori che prossimamente sarà nelle librerie il volume del prof. Chiarella “Sui sentieri del vecchio Gesù”, che raccoglie i pezzi di un anno pubblicati su Zenit con alcuni articoli inediti e le riflessioni di Mons. Costantino di Bruno; Padre Paolo Scarafoni, LC; Dr. Antonio Gaspari (Zenit).
Per info: http://bit.ly/1cY4XPe