Il giorno 11 settembre 2012 è accaduto qualcosa di davvero straordinario: Papa Francesco ha scritto una lunga lettera ad Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano la Repubblica, per rispondere ad una serie di domande sollevate dallo stesso Scalfari alla fine della lettura dell’enciclica Lumen Fidei[i].
Scalfari ha posto diverse questioni interessanti, che hanno come centro del problema quello della verità. In un articolo del 7 luglio scorso si chiedeva Scalfari: esiste un’unica verità o varie tante quanti sono gli individui e quante possono essere formulate dalla mente umana?[ii] Il giorno 7 agosto l’interrogazione posta è stata addirittura più audace. Scalfari ha detto che chi crede in Dio, accetta una verità rivelata e chi non crede pensa che non esiste alcun assoluto e nessuna verità assoluta, piuttosto solo una serie di verità relative e soggettive; e allora tale posizione di chi non ha fede, sarebbe forse un errore o un peccato per la Chiesa?[iii]
Da tali questioni si percepisce un certo tipo di relativismo diffuso nella nostra cultura. Il relativismo è uno strano modo di pensare secondo il quale tutto può essere allo stesso tempo considerato ugualmente vero o ugualmente falso. Si cede al relativismo quando si attribuisce un valore esagerato alla verità, al punto da sostenere che ogni affermazione possa essere vera (comprese le contraddittorie), o quando si nega completamente tutto il valore della verità. In quest’ultimo caso si nega il valore della verità di ogni affermazione, prendendo per vero in maniera assoluta l’affermazione dello stesso relativismo. Spesso questa contraddizione si unisce ad un’altra: si nega l’esistenza della verità e si prende come cosa assolutamente certa l’inesistenza di Dio e delle regole morali. Logicamente il relativismo e l’ateismo sono contraddittori tra loro, ma c’è chi si sforza parecchio nel difendere questi due modi di pensare, pagando il prezzo di dover difendere dottrine insostenibili dalla ragione umana. [iv].
La risposta del Papa è chiara e sorprendente. Lui dice che non è corretto parlare di “verità assoluta”, giacché ab-solutus deriva dal latino e significa che è sciolto da, sconnesso, separato, privato di qualsiasi relazione. Stando così le cose, per la fede cistiana la verità non potrebbe mai essere assoluta, una volta che la verità è principalmente una relazione di amore in Dio e di amore con le creature. La verità è una relazione, è l’amore che unisce le cose a Dio costituendo il principio e il fine della creazione. Peraltro Dio ha pensato ogni essere amandolo, e liberamente lo ha creato affinché potesse corrispondere al suo amore. Ogni realtà è vera perché è intrinsecamente configurata dall’amore e dall’intelligenza divina.
Per il Papa è certo che ognuno accolga la verità e la esprima. In tal senso la verità è molteplice, quando risiede nelle mente che la conosce affinché ognuno possa esprimerla in maniera propria. Pertanto la verità è molteplice quando viene ad essere espressa da individui diversi e da diversi modi. Il Papa chiarisce che ciò non significa affermare il relativismo, poiché dire che la verità non è ab-soluta non implica che essa sia sempre “variabile o soggettiva”, ossia che tutto possa essere ugualmente vero o ugualmente falso. La verità è qualcosa che ci viene data con l’essere di ogni realtà e si rappresenta a noi come cammino e vita. Per la fede cristiana, quindi, la verità coincide con l’amore richiedendo l’umiltà per essere riconosciuta, trovata, accolta ed espressa.
Forse qualcuno potrebbe pensare che queste affermazioni del Papa siano rivoluzionarie, così come Scalfari dice nella sua risposta al Papa.[v]. Ma se guardiamo la storia del pensiero cristiano, vediamo che questo è impreciso. San Tommaso d’Aquino, ad esempio, dice qualcosa di rassomigliante: la verità divina è unica[vi]. Dio pensa a se stesso da tutta l’eternità e al conoscersi, conosce ed ama perfettamente la sua essenza e con essa tutte le restanti cose, possibili o reali. E il concepimento del pensiero divino è proprio il Figlio, Logos (o Verbo) eterno del Padre. Perciò in Dio la verità divina è una relazione di proseguimento: il Figlio procede dal Padre da tutta l’eternità. E l’amore divino è lo Spirito Santo attraverso il quale Dio ama e crea ogni cosa. Lo Spirito Santo è l’amore che unisce il Padre e il Figlio ed è la ragione ultima di ogni cosa: tutte esistono perché furono amate e pensate da Dio.
San Tommaso afferma anche che nelle creature la verità è molteplice, poiché ci sono diverse verità in diverse menti e di ogni realtà si possono formulare diversi giudizi veri. Ogni realtà naturale possiede così una verità intrinseca, che è una imitazione delle idee presenti nella mente divina. Le verità intrinseche delle cose sono in un certo modo inesauribili, e la conoscenza umana di esse è sempre progressiva. San Tommaso giunse ad affermare che sino al suo tempo nessun filosofo era riuscito ad apprendere e a spiegare totalmente neppure la stessa essenza di una mosca[vii]. E sino ad oggi, per incredibile possa sembrare, nessuna scienza ha completamente sviscerato il suo oggetto di studio. Ogni realtà possiede, pertanto, una verità intrinseca, che imita ed è partecipe nella verità divina, cui la conoscenza deve adeguarsi.
In questo modo San Tommaso risponderebbe forse alla prima domanda di Scalfari dicendo che c’è soltanto una verità nella mente divina che solo è accessibile a Dio stesso. Nelle realtà naturali e nella conoscenza umana la verità è sempre parziale, progressiva, relativa, o, meglio detto, relazionale: ci si riferisce ad ogni realtà e ad ogni intelletto che apprende mediante diversi atti intellettuali, ciò non implica alcun relativismo, ma la giusta comprensione del carattere relazionale della verità.[viii].
Pensare allora che “non c’è nulla di assoluto”, ma che la “verità è sempre relativa e soggettiva”, sarebbe un peccato o un errore per la Chiesa? A ciò San Tommaso risponderebbe che c’è di certo un errore, non di fede, piuttosto di ragione naturale: significa prendere per verità assoluta il fatto che non esistano verità assolute e che tutto è relativo e soggettivo. Il nome di questo errore si chiama contraddizione, e non peccato. Infatti è evidentemente contraddittorio prendere per sicuro e certo l’affermazione secondo la quale non esiste nulla di universale e affermare che qualcosa di universale (i giudizi umani) sia relativo.
Pertanto il Papa, nel dire che non c’è verità assoluta, sprovvista di relazione, non ha sostenuto nulla di rivoluzionario, né di dogmatico, ma qualcosa che è alla portata di ogni pensiero retto cheafferma con evidenza il carattere reòazionale della verità. La verità si riferisce sempre a una relazione fra il conosciuto e chi lo conosce. Ed è il ruolo dei cristiani nella società a ricordare che la verità proviene dall’amore e si dirige all’amore. Al conoscere la verità ci apriamo alla ricchezza del reale e impariamo ad amarlo, amando anche il suo Creatore.
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NOTE
[i] Cfr. http://www.zenit.org/pt/articles/carta-do-papa-francisco-ao-fundador-do-jornal-la-repubblica-na-integra [ii]Cfr.http://www.repubblica.it/politica/2013/07/07/news/le_risposte_che_i_due_papi_non_danno-62537752/?ref=HREA-1 [iii] Cfr. http://www.repubblica.it/politica/2013/08/07/news/le_domande_di_un_non_credente_al_papa_gesuita_chiamato_francesco-64398349/?ref=HREA-1 [iv] Sulla contraddizione del relativismo e relativismo cfr. http://www.zenit.org/pt/articles/o-ateismo-e-uma-escolha-racional Cfr. anche: http://www.zenit.org/pt/articles/e-possivel-um-relativismo-absoluto [v] Cfr. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/09/12/il-coraggio-di-papa-francesco-che-apre.html?ref=search [vi] Santo Tomaso non usa l’espressione “verità absoluta”, piuttosto verità prima, verità divina, verità presente nell’intelletto divino. Cfr. Santo Tomás de Aquino, De Veritate, q. 1, a. 4. [vii] Cfr. Idem, Super Sym. Ap., proemio. [viii] Abbiamo esposto il tema: http://www.zenit.org/pt/articles/o-relativismo-relativo-ou-a-justa-relatividade-da-verdade E em: http://www.zenit.org/pt/articles/relativismo-absoluto-ou-absolutismo-relativista