Lo ha detto Papa Francesco ricevendo in Udienza i Ginecologi Cattolici partecipanti all’Incontro promosso dalla Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici.
Alle ore 12.30 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Pontefice ha sottolineato la situazione paradossale, che riguarda la professione medica.
“Da una parte – ha spiegato – constatiamo – e ringraziamo Dio – i progressi della medicina, grazie al lavoro di scienziati che, con passione e senza risparmio, si dedicano alla ricerca delle nuove cure”.
“Dall’altra, però, riscontriamo anche il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita”.
Assistiamo così ad un disorientamento culturale impensabile: “Pur essendo per loro natura al servizio della vita, le professioni sanitarie sono indotte a volte a non rispettare la vita stessa”.
“La situazione paradossale si vede nel fatto che – ha aggiunto – mentre si attribuiscono alla persona nuovi diritti, a volte anche presunti diritti, non sempre si tutela la vita come valore primario e diritto primordiale di ogni uomo”.
Il Vescovo di Roma ha respinto quella che ha chiamato come una “diffusa mentalità dell’utile”, la “cultura dello scarto”, che oggi “schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli”.
“Le cose hanno un prezzo e sono vendibili, – ha rilevato il Papa – ma le persone hanno una dignità, valgono più delle cose e non hanno prezzo” per questo motivo l’attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorità del Magistero della Chiesa, “particolarmente a quella maggiormente indifesa, cioè al disabile, all’ammalato, al nascituro, al bambino, all’anziano, che è la vita più indifesa”.
Il Papa ha spiegato che “ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore” così come “ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo”.
“Non si possono scartare, come ci propone la “cultura dello scarto! Non si possono scartare!”, ha ripetuto.
A questo proposito ha invitato i dottori ad essere testimoni e diffusori della “cultura della vita” per riconoscere nella vita umana “l’impronta dell’opera creatrice di Dio, fin dal primo istante del suo concepimento”.
Così da fare dei reparti ospedalieri di ginecologia “luoghi privilegiati di testimonianza e di evangelizzazione”, come “strumento di una vera umanizzazione dell’uomo e del mondo”.
“La cura non è solo mestiere ma missione – ha concluso il Papa -. Oggi ci vuole coraggio – testimoniare con coraggio il “Vangelo della vita!”.