«Un serio esame di coscienza affinché l’industria mineraria possa offrire un positivo e costante contributo allo sviluppo umano integrale». Lo auspica Papa Francesco nel messaggio – a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone – ai partecipanti alla giornata di riflessione sulle questioni ambientali e sociali legate al settore estrattivo mondiale, svoltasi sabato 7 settembre su iniziativa del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Nella sede del dicastero vaticano, sotto la presidenza del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, si sono ritrovati per la prima volta insieme dirigenti di compagnie minerarie e rappresentanti della Chiesa cattolica esperti della materia, per un totale di circa quaranta persone, chiamate ad analizzare i principali problemi etici del settore, particolarmente in Africa e in altri Paesi in via di sviluppo. «Non sempre senza motivo — si legge nel messaggio — l’attività delle industrie estrattive è vista come uno sfruttamento ingiusto delle risorse naturali e delle popolazioni locali, ridotte, a volte, addirittura in schiavitù e costrette a spostarsi, abbandonando le loro terre d’origine». Il testo cita l’antico proverbio israelita «I padri hanno mangiato l’uva acerba e i denti dei figli si sono allegati» (Geremia 31, 29) sottolineando che si tratta di un «ammonimento sempre valido: non allude solo alla complessità delle questioni etiche, difficili da risolvere con una risposta unica, ma rievoca anche la serietà con la quale ogni azione umana deve essere intrapresa. L’attività estrattiva, come anche altre attività industriali, ha conseguenze ecologiche e sociali che vengono trasmesse da una generazione all’altra».
Per tale motivo — prosegue il documento — e «per non ripetere i gravi errori del passato, oggi le decisioni non vanno prese solo in base a prospettive geologiche o in vista dei profitti economici degli investitori e degli Stati in cui sono insediate le aziende: è indispensabile, e inevitabile, un processo decisionale nuovo e più consapevole, che prenda in considerazione la complessità dei problemi, in un contesto di solidarietà». Esso «richiede, innanzitutto, che siano garantiti ai lavoratori i diritti economici e sociali, nel pieno rispetto delle norme e delle direttive dell’Organizzazione internazionale del lavoro» e degli «standard internazionali sulla protezione dell’ambiente». Del resto «la grande sfida per i dirigenti d’azienda è quella di creare un’armonia tra gli interessi, che tenga conto delle esigenze degli investitori, dei manager, dei lavoratori, delle loro famiglie, del futuro dei figli, della preservazione dell’ambiente a livello regionale e internazionale e che costituisca, al contempo, un contributo alla pace mondiale».
Infine nell’assicurare la sua vicinanza nella preghiera a quanti sono coinvolti nella attività minerarie, il vescovo di Roma chiede ai leader delle imprese del settore di affrontare le difficoltà che si presentano con un’attenzione speciale nei confronti dei minatori e delle loro famiglie, delle popolazioni locali e dell’ambiente, della solidarietà internazionale e intergenerazionale.
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Fonte: L’Osservatore Romano, 9-10 settembre 2013