Prima udienza del mercoledì dopo l'estate: Bergoglio racconta ai giovani la sua GMG

Nella catechesi di oggi, il Papa ha indicato alla moltitudine di ragazzi e ragazze presenti in San Pietro le tre parole-chiave della GMG: “Accoglienza, festa, missione”, incoraggiandoli a raccogliere la sfida di trasformare il mondo

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Non vedeva l’ora, Papa Francesco, di condividere con la folla di fedeli le sue impressioni, le sue gioie, i suoi ricordi, della Giornata Mondiale della Gioventù di luglio in Brasile. Ai pellegrini (più numerosi che mai), riuniti in Piazza San Pietro per la prima udienza generale del mercoledì dopo la pausa estiva, il Santo Padre ha fatto un riassunto del suo viaggio, perché – ha spiegato – anche se “è passato più di un mese, ritengo che sia importante ritornare su questo evento, e la distanza di tempo permette di coglierne meglio il significato”.

Prima di tutto, Bergoglio ha ringraziato il Signore, perché “è Lui che ha guidato tutto con la sua Provvidenza”. “Per me, che vengo dalle Americhe, è stato un bel regalo!” ha detto, ringraziando anche Nostra Signora Aparecida, la cui venerata immagine era sempre presente sul palco della GMG. “Sono stato molto contento di questo”, ha affermato il Papa, “perché Nostra Signora Aparecida è molto importante per la storia della Chiesa in Brasile, ma anche per tutta l’America Latina”. Ha quindi ricordato l’Assemblea generale nel Santuario del 2007, con Benedetto XVI e i Vescovi latino-americani e dei Caraibi: “Una tappa molto significativa del cammino pastorale in quella parte del mondo dove vive la maggior parte della Chiesa cattolica”.

Un grazie è andato anche “a tutte le Autorità civili ed ecclesiastiche, ai volontari, alla sicurezza, alle comunità parrocchiali di Rio de Janeiro e di altre città del Brasile, dove i pellegrini sono stati accolti con grande fraternità”. Proprio “l’accoglienza delle famiglie brasiliane e delle parrocchie”, ha sottolineato Francesco, “è stata una delle caratteristiche più belle di questa GMG”.

“Brava gente questi brasiliani. Brava gente! Hanno davvero un grande cuore” ha esclamato, spiegando che “il pellegrinaggio comporta sempre dei disagi, ma l’accoglienza aiuta a superarli e, anzi, li trasforma in occasioni di conoscenza e di amicizia”. “Nascono legami che poi rimangono, soprattutto nella preghiera” ha aggiunto, ed è così che “cresce la Chiesa in tutto il mondo”: “come una rete di vere amicizie in Gesù Cristo, che mentre ti prende ti libera”.

Se si dovesse, dunque, riassumere in tre key-words questa prima Giornata mondiale di Bergoglio, la prima sarebbe proprio “Accoglienza”. La seconda “Festa”: “La GMG è sempre una festa – ha affermato il Papa – perché quando una città si riempie di ragazzi e ragazze che girano per le strade con le bandiere di tutto il mondo, salutandosi, abbracciandosi, questa è una vera festa. È un segno per tutti, non solo per i credenti”.

Oltre a questo, c’è “una festa più grande”: “la festa della fede”, che si realizza quando “insieme si loda il Signore, si canta, si ascolta la Parola di Dio, si rimane in silenzio di adorazione”.  Il “culmine della GMG” insomma, che si vive in modo particolare “nella grande Veglia del sabato sera e nella Messa finale” e che è possibile vivere “solo con il Signore!”.

Non c’è due senza tre: è “Missione” la terza parola-chiave di questa GMG permeata di missionarietà già dal tema «Andate e fate discepoli tutti i popoli». “È il mandato di Cristo Risorto ai suoi discepoli” ha ricordato il Pontefice: “Andate, uscite da voi stessi, da ogni chiusura per portare la luce e l’amore del Vangelo a tutti, fino alle estreme periferie dell’esistenza!”. La stessa missione che lui stesso, il Successore di Pietro, ha affidato ai giovani “che riempivano a perdita d’occhio la spiaggia di Copacabana”. “Un luogo simbolico – ha detto il Papa – la riva dell’oceano, che faceva pensare alla riva del lago di Galilea”.

“Solo con Cristo noi possiamo portare il Vangelo” ha ribadito Francesco, “senza di Lui non possiamo far nulla”. Uniti a Gesù, invece, “anche un ragazzo, una ragazza, che agli occhi del mondo conta poco e o niente, agli occhi di Dio è un apostolo del Regno, è una speranza per Dio!”.

E quando si parla di giovani, ormai si sa, al Papa argentino scatta un naturale impeto a volerli incoraggiare, per vederli felici, attivi, carichi di speranza per il futuro. Durante la catechesi, si è infatti instaurato un dialogo spontaneo tra il Vescovo di Roma e la moltitudine di ragazzi e ragazze (la maggior parte italiani) presenti a San Pietro. Il Papa ha chiesto loro “con forza” se desiderano essere realmente “una speranza” per Dio, per sé stessi, per la Chiesa, perché “questo – ha detto – è il vostro compito”. I giovani hanno risposto urlando un “Si!” di cuore.

Il pensiero è andato nuovamente alla moltitudine di giovani “che hanno incontrato Cristo risorto a Rio de Janeiro, e portano il suo amore nella vita di tutti i giorni, lo vivono, lo comunicano”. Questi giovani – ha sottolineato Papa Francesco – “non vanno a finire sui giornali, perché non compiono atti violenti, non fanno scandali, e dunque non fanno notizia. Ma, se rimangono uniti a Gesù, costruiscono il suo Regno, costruiscono fraternità, condivisione, opere di misericordia, sono una forza potente per rendere il mondo più giusto e più bello, per trasformarlo!”. Nell’ultima parte della sua catechesi, in lingua italiana, il Pontefice ha ricordato ancora le tre key-words, “accoglienza, festa e missione”, auspicando che “queste parole non siano solo un ricordo di ciò che è avvenuto a Rio, ma siano anima della nostra vita e di quella delle nostre comunità”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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