"Cari giovani, continuo ad accompagnarvi con la preghiera e la sincerità del mio affetto"

La testimonianza di mons. Renato Boccardo sul servo di Dio cardinal Eduardo Francisco Pironio

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Riportiamo una testimonianza sul servo di Dio cardinal Eduardo Francisco Pironio di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, che dal 1992 al 2001 è stato responsabile della Sezione Giovani del Pontificio Consiglio per i Laici di cui presidente dal 1984 al 1996 fu proprio il Cardinale argentino, che tra l’altro consacrò sacerdoti alcuni giovani che avevano partecipato alle prime Giornate mondiali della Gioventù da lui stesso organizzate.

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Quanti lo abbiamo visto morire ci siamo detti: quest’uomo è di quelli che hanno imparato dalla vita a morire bene e perciò ci lascia con la intima e forte convinzione che continuerà a vivere. Con tale certezza di fede e speranza trascorse, in particolare, gli ultimi dieci giorni della sua esistenza. Quando il Papa lo chiamò al telefono – era il lunedì 2 febbraio 1998 – disse: «Santo Padre, vado in cielo. Ci vedremo in cielo. Da lassù continuerò ad aiutarLa nel servizio della Chiesa. Continuerò a pregare per Lei. Grazie per la fiducia che mi ha dato. Mi perdoni se non sempre ho saputo rispondere alle Sue attese. Le rinnovo la mia fedeltà». Non dimenticheremo uno dei suoi ultimi inviti: «Qualunque cosa abbiate bisogno, domandatemela in cielo». Oltre ad un grande amico, siamo certi di possedere ora anche un potente intercessore.

Il Cardinale Pironio è stato per molti credenti presenza del Signore, trasparenza di vangelo, azione luminosa dello Spirito. Ha compiuto il bene, e la bontà ha reso feconda la sua vita. La sua presenza è stata sempre accompagnata da grande cordialità e semplicità. Ha suscitato simpatia e spontanea comunione; trasmetteva pace e gioia; con la parola infondeva forza e speranza. Volgere a lui lo sguardo e il ricordo significa accogliere la sfida ad essere presenti nella società e nella Chiesa. […] Il tumore che lo minava dal 1984 (quando gli fu diagnosticato dai medici di Bologna, disse al Segretario, serenamente: «È salito a bordo il pilota che mi condurrà in porto») e che era rimasto fino ad allora relativamente quieto, si scatenò nuovamente verso la fine del 1996. Probabilmente, anche il modo in cui gli fu comunicata e le circostanze “esterne” in cui avvenne la sua partenza dal Consiglio per i Laici contribuirono al risvegliarsi del male.

L’ultimo periodo della sua vita non ha segnato comunque un arretramento nell’impegno, nella sollecitudine pastorale e amicale. Nel messaggio ai «cari giovani, amici miei», contenuto nella lettera di congedo, datata 27 dicembre 1996, entra in campo un’altra parola-chiave, che non è mai mancata ma che in questa occasione assume una connotazione di rilievo: pregare. Lui che aveva guidato “eserciti” in festa di ragazzi nel mondo, scrive: «Adesso il Signore mi chiede altre cose. Vuole che continui ad accompagnarvi come padre, fratello, amico. Ma in modo diverso. Con il silenzio della preghiera e la sincerità del mio affetto». […]

Un capitolo tutto particolare e ricchissimo il Card. Pironio lo scrisse al Pontificio Consiglio per i Laici con le Giornate Mondiali della Gioventù. Nati dall’intuizione profetica e dal grande amore per i giovani di Giovanni Paolo II, questi Incontri hanno trovato nel Cardinale il sostenitore convinto e l’artefice sapiente: li ha ricevuti nel loro nascere a Roma nel 1984 e, facendosi pellegrino instancabile con il Papa e con i giovani sulle strade del mondo, li ha accompagnati con tenerezza e amore fino al 1996, vigilia della loro dodicesima edizione a Parigi.

[…] Straordinario il legame che Pironio riusciva a stabilire con i giovani. Con i suoi capelli bianchi, con quell’autorevolezza che si avvertiva distinta al suo cospetto, riusciva ad essere “credibile” ai loro occhi come compagno di viaggio. Aveva molto vissuto e molto visto. Aveva esplorato l’animo degli uomini, ascoltato le loro inquietudini, le aveva confrontate con le proprie e ne aveva offerto l’elemento di comprensione.

[…]  Il “Cardinale dei giovani” aveva colto ciò che i suoi “amici scanzonati” e con decine d’anni di meno chiedevano al mondo, agli adulti, alla Chiesa: «Questi giovani non hanno paura della fatica, della sofferenza, della croce. Hanno paura della mediocrità, dell’indifferenza, del peccato», aveva scandito davanti al Papa a Loreto, nella piana di Montorso, il 9 settembre 1995. E non è certamente un caso se una delle prime cose che mi disse al mio arrivo al Pontificio Consiglio per i Laici fu: «Qui non dobbiamo essere pompieri, ma architetti»; cioè: non bisogna assopire, spegnere, livellare, normalizzare; bisogna costruire, anche a costo di rischiare e – come si dice – pagare di persona.

[…] Noi, che ripetiamo convinti quanto scrisse di lui frère Roger di Taizé: «Con il dono della sua vita, il Cardinale rifletteva l’immagine di una Chiesa che nei piccoli dettagli si rende accogliente, vicina alla sofferenza degli uomini, presente nella storia e attenta ai più poveri. Era cosciente di questa grande verità di fede: quanto più ci avviciniamo alla gioia e alla semplicità evangeliche, tanto più riusciamo a trasmettere le certezze che ci vengono dalla fede… Pironio, uomo di Dio, irradiava la santità di Dio nella Chiesa».

+ Renato Boccardo
Arcivescovo di Spoleto

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ZENIT Staff

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