Papa Francesco e la rivoluzione della fede

Il Pontefice si rivolge ai giovani per cambiare il mondo, testimoniando la fede con allegria

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Finalmente è iniziata la Giornata mondiale della gioventù. La Festa con Papa Francesco di ieri sera sulla spiaggia di Copacabana ha creato quello “spirito” da Gmg che finora si era solo intuito. 

Il primo incontro del Santo Padre con i giovani ha soddisfatto ogni aspettativa: partecipato, carico di emozione, scenografico e in certi tratti surreale se si osservava quella tenera e paterna figura bianca, al centro di una gigantesca struttura illuminata di rosso, contornata da montagne e grattacieli e aperta verso l’oceano. 

Già dall’ora di pranzo (più o meno le 18 dell’orario italiano) le strade rimbombavano di cori, applausi, strumenti musicali suonati a ripetizione, tutto a rendere la gioia di incontrare finalmente il Successore di Pietro. Qualche ora prima dell’arrivo del Pontefice il lungomare straripava di gente, per la gioia di giornalisti e anche dei venditori ambulanti. 

Gruppi interi continuavano ad avanzare “a trenino” nella speranza di accaparrarsi un posto sotto il palco o, perlomeno, di essere in prima fila quando il Papa avrebbe fatto la sua corsa in jeep. Dai balconi delle abitazioni e degli alberghi sventolavano bandiere del Brasile o striscioni del tipo “Bem vindo Papa Francisco”. 

L’arrivo del Santo Padre è stato poi accolto da un boato di urla festanti. Papa Francesco ha percorso a bordo della papamobile tutto il litorale, atterrando in elicottero a l’Arcoador e arrivando a Final di Leme dove si ergeva la struttura. 

Ci si è messa poi la solita pioggia – l’elemento che forse più caratterizzerà questa ventottesima Gmg – ma questa volta, con il Papa a pochi passi di distanza, nessuno ha fatto caso a quelle “due gocce”.Neanche il vento freddo che veniva dal mare ha disturbato in qualche modo i giovani pellegrini, perché, come ha ben detto il Santo Padre in apertura al suo discorso: “La fede è più forte del freddo”. 

Zuppi ma felici, i ragazzi e le ragazze di tutto il mondo si sono distribuiti comodamente lungo la spiaggia, sdraiandosi sui teloni blu della sacca del pellegrino o direttamente sulla sabbia. Alcuni temerari arrivavano fino a riva per bagnarsi i piedi con l’acqua dell’oceano.

Le previsioni avevano azzardato anche la presenza di due milioni di persone, ma ieri la cifra più realistica era di un milione di persone. 

La serata è stata la “prova generale” per l’evento centrale della Giornata mondiale della gioventù: la veglia di sabato sera con il Papa, che – riferiscono alcuni media locali – non si svolgerà più a Guaratiba, il Campus Fidei reso inagibile dal maltempo, ma appunto sulla spiaggia di Copacabana. “Meglio la sabbia bagnata che il fango” commentavano alcuni ragazzi italiani alla notizia. 

Sulla spiaggia ragazzi e ragazze ballavano al ritmo dei canti tipici brasiliani che ambientavano l’arrivo del Santo Padre, intanto avveniva il tradizionale scambio di gadget e bandiere dei diversi Paesi. 

Le parole di Francesco hanno poi richiamato l’attenzione di tutti. Il Papa parlava in spagnolo, quindi molti pellegrini erano attaccati alla radiolina o si avvicinavano a chi traduceva simultaneamente nelle altre lingue. Dai maxi schermi l’audio andava e veniva, ma questo non ha impedito di far scivolare le parole del Pontefice nel cuore di ognuno. Gli applausi e le urla di gioia si sprecavano, soprattutto quando Bergoglio ha pronunciato le parole chiave di questa GMG, ma anche del suo pontificato: “fede”, “testimonianza”, “allegria”. 

Come una grande ola dalla punta estrema della spiaggia si è alzato un grido che ha raggiunto il Pontefice fino al suo trono: “W il Papa!”. Grande commozione poi per i brevi saluti in lingua dei rappresentanti degli altri paesi. Un atteggiamento di preghiera ha permeato invece la lettura del Vangelo e l’omelia del Santo Padre, sfociato poi in manifestazioni di esultanza quando dalle casse è partito “Emmanuel”, l’inno della GMG di Roma del 2000. 

In quell’istante tutte le mani si sono alzate verso il cielo e i pellegrini hanno cominciato a ballare stingendosi ognuno al suo vicino. 

La chicca è stata però il ballo generale sulle note di “Calix bento”, un tradizionale canto di natale brasiliano dal ritmo della samba. Qualcuno ha proseguito poi nelle danze grazie alla musica dei diversi artisti portoghesi esibitisi per il Pontefice; le immancabili comunità neocatecumenali hanno avviato la tipica danza con cembali e chitarre coinvolgendo anche gli altri presenti. 

In questo clima di festa, ZENIT ha incontrato don Edmilson Lima, sacerdote brasiliano incardinato a Roma. Il suo legame con Papa Francesco è speciale, considerando che nella Capitale svolge il ruolo di vice parroco a San Roberto Bellarmino, la parrocchia di cui era titolare il cardinale Bergoglio. 

L’emozione più grande – ha dichiarato don Edmilson – è stata vedere il suo popolo “colmo di speranza”. “La presenza del Santo Padre e dei giovani – ha detto – ha una forza incredibile di scuotere le coscienze e la fede un po’ in crisi a causa dei problemi che la mia terra vive”. 

La Chiesa, ha riferito, “fatica a rendere presente l’amore di Dio in questa città. Penso perciò che la testimonianza dei giovani può dare alla Chiesa di Rio la gioia necessaria per compiere la sua missione e aiutare il popolo brasiliano a fare un salto di qualità nella sua vita sociale e spirituale”. 

Una delle più grandi piaghe che Rio de Janeiro vive è la povertà. L’attenzione di Francesco ai poveri, agli ultimi, ai miserabili, ha reso quindi questo Papa ancora più vicino alla realtà del paese. “L’invito del Papa – ha osservato don Edmilson – ad uscire verso le periferie dell’esistenza, ad uscire da noi stessi, è risuonato in modo speciale in tutto il Brasile. Per questo i brasiliani hanno accolto con il Pontefice a braccia aperte come il Cristo Redentore: per ringraziarlo delle parole di speranza che ha dato loro sin dal primo giorno del suo pontificato”. 

Alla domanda su quali, secondo lui, saranno i frutti di questo evento mondiale, il sacerdote ha risposto: “Spero innanzitutto un rinnovamento della fede e un incoraggiamento per noi pastori. Il Papa ha detto nel suo discorso che lui, come vescovo, è venuto qui per far in modo che la sua fede non diventi triste, ma che anzi venga contagiata dall’entusiasmo dei giovani. Mi auguro che lo stesso avvenga per il Brasile”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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