Manif Pour Tous: anche a Roma "veglianti" in piazza

Ieri sera davanti alla Camera dei Deputati il primo sit-in di protesta contro la “legge-bavaglio” sull’omofobia

Share this Entry

Parigi chiama, Roma risponde. Un caldo sole estivo ha salutato, nel tardo pomeriggio di giovedì, l’esordio della Manif pour tous italia, avvenuto dinnanzi alla Camera dei Deputati, a Montecitorio. La data scelta per lanciare questo movimento d’opinione, che tanto successo ha raccolto oltralpe, corrisponde alla vigilia della discussione del progetto di legge Scalfarotto (Pd) e Leone (Pdl) contro l’omofobia e la transfobia.

L’approvazione di una tale proposta estenderebbe il reato di discriminazione, già presente nella Legge Mancino-Reale del 1993 per reati su base razziale, etnica, nazionale e religiosa, anche all’ambito dell’omofobia e della transfobia. Le sanzioni previste per i trasgressori arrivano sino alla reclusione per sei anni.

In tanti hanno intravisto in questa legge la filigrana del reato d’opinione e  il timore diffuso è che il comune cittadino verrebbe privato del diritto di parola, sancito dall’Art. 21 della Costituzione, nei confronti di tematiche nevralgiche quali sono quelle che attengono l’etica.

È così che, richiamate da un passaparola veicolato dalla Rete, circa 500 persone sono scese in strada, presso il luogo in cui verrà discussa la proposta, per affermare il proprio dissenso rispetto alla realizzazione di una così sinistra ipotesi. Un portavoce di Manif pour tous Italia ha spiegato, infatti, che «nel reato di discriminazione rientrano tutti quegli atti volti alla diffusione di un’opinione differente da quella di quanti affermano la legittimità del matrimonio omosessuale (e della relativa adozione o produzione mediante fecondazione artificiale di figli)». Senza giri di parole, «si tratterebbe quindi di una “legge bavaglio”».

Proprio un bavaglio, non a caso, è stato uno dei simboli della protesta. Ogni manifestante ne ha indossato uno, per evocare le libertà di parola e di pensiero minacciate. E tra le mani una candela, come richiamo a non spegnere la propria coscienza. In tanti, seduti pacificamente a terra, indossavano l’ormai celebre maglietta con il logo della Manif pour tous. I lunghi silenzi che facevano da sfondo a questo suggestivo scenario creato dai manifestanti erano intervallati soltanto dalla lettura, da parte degli organizzatori, dei passaggi salienti della proposta di legge. Stralci di brani di Orwell venivano letti immediatamente dopo, in modo da far riscontrare le analogie tra l’inquietante genio dei suoi romanzi e la prospettiva che si presenterebbe per l’Italia laddove questa proposta diventasse legge.

«Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario», è l’aforisma più noto dello scrittore britannico. Ebbene, i manifestanti – autodefinitisi “veglianti” – hanno voluto ribadire quella verità sancita dall’art. 29 della Costituzione italiana, laddove è scritto che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Alla manifestazione, che gli organizzatori hanno ricordato essere del tutto aconfessionale e apartitica, hanno tuttavia partecipato a titolo personale alcuni esponenti del consesso politico-istituzionale. Presenti i deputati Carlo Giovanardi (Pdl), Eugenia Roccella (Pdl) e Giorgia Meloni (FdI), oltre al consigliere comunale di Roma Capitale Gianluigi De Palo (CittadiniXRoma) e al consigliere regionale del Lazio Fabrizio Santori (La Destra). Sono loro che, nelle istituzioni, promettono che daranno battaglia per contrastare questa legge. La discussione potrebbe essere rimandata alla Camera mercoledì prossimo, 31 luglio, ma non è escluso che slitti a settembre.

Scroscianti applausi sono seguiti all’annuncio finale, avvenuto via megafono, che, contemporaneamente al presidio italiano, i “Manif” francesi protestavano davanti all’Ambasciata italiana a Parigi. Sulla scorta di questa notizia, si è evidenziato «il dissenso trasversale di popoli e culture che non ha alcuna intenzione di cessare né diminuire».

L’asse Parigi-Roma è già stato lanciato. Ma l’impressione, stando all’ingente numero di adesioni provenienti da ogni latitudine, è che le dimensioni di questo movimento a difesa della famiglia e della libertà d’espressione sia destinato ad assumere dimensioni internazionali ancora più estese.

Share this Entry

Federico Cenci

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione