[La prima parte è stata pubblicata ieri, giovedì 25 luglio]
Il Volto di Cristo di Manoppello ha una rilevanza particolare. Per quale motivo?
Raffaella Zardoni: Penso che il velo di Manoppello possa mettere in discussione molto di ciò che sappiamo riguardo alle acheropite di Cristo che, nonostante la ricca documentazione nelle fonti storiche e liturgiche, sono considerate poco più che leggende. Il velo abruzzese, anche se si rivelasse essere solo una stupenda copia cinquecentesca della Veronica romana, per le sue caratteristiche uniche e “impossibili” (è il solo ritratto su velo giunto fino a noi, il volto è identicamente visibile sulle due facce, e su entrambe sembra sparire nella trama se osservato frontalmente) ci permette di affrontare le contraddizioni che troviamo nelle descrizioni delle acheropite con l’ausilio di qualche punto fermo. Ad esempio, la beata Giuliana di Norwich (1342-1416) a proposito della reliquia romana scrive: «Il volto impresso sul velo della Veronica, che si trova a Roma, muta di colore e di aspetto, apparendo talvolta vivido e consolante, talaltra più afflitto e come morto, secondo che tutti possono vedere». Questa descrizione perde tutta la sua enigmaticità se la Veronica romana fosse simile al velo di Manoppello: chiunque l’abbia visto ha potuto constatare che, a seconda dell’illuminazione, appare luminoso e sereno oppure livido e atterrito.
Come la Sindone, il Volto di Cristo esercita un’attrazione particolare – quasi “nostalgica” – anche sull’uomo moderno. Esistono storie di conversioni davanti a questa sacra immagine?
Raffaella Zardoni: Grazie per questa domanda, vorrei rimanere sulla sua prima affermazione sintetizzata dal poeta Jorge Luis Borges: «Gli uomini han perduto un volto, un volto irrecuperabile, e tutti vorrebbero essere quel pellegrino che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora con fede: Gesù Cristo, Dio mio, Dio vero, così era, dunque, la tua faccia?». (J.L.Borges, L’artefice) Mi ha colpito leggere in un articolo di Horacio Morel un’altra espressione del poeta argentino: «Ho dubitato di Dio, ma non del suo volto». Cristo, il volto umano di Dio, esercita veramente un’attrattiva sul cuore dell’uomo, quasi come un “imprinting” che prescinda dalla storia e dall’educazione.
Una volta i frati di Manoppello mi dissero che c’è una strana discrezione nel parlare dei miracoli ottenuti per l’intercessione del Volto Santo (molti sono descritti nella Relatione Historica e il numero degli ex voto al Santuario è impressionante): è come se il Volto Santo invitasse innanzitutto a un tacito dialogo e il dono della guarigione passasse in secondo piano. Allora notai un particolare nei testi di Dante e Petrarca. Le ostensioni medievali della Veronica in San Pietro dovevano essere tumultuose: nelle cronache leggiamo resoconti di incidenti con morti e feriti a causa della calca. Eppure entrambi i poeti si soffermano sul desiderio e lo sguardo di un singolo pellegrino. Così ho capito che questa corrispondenza tra il cuore dell’uomo e Cristo appartiene a tutti i tempi.
Qual è colui che forse di Croazia
viene a veder la Veronica nostra,
che per l’antica fame non sen sazia,
ma dice nel pensier, fin che si mostra:
«Signor mio Iesù Cristo, Dio verace,
or fu sì fatta la sembianza vostra?
(Dante, Paradiso XXXI)
Movesi il vecchierel canuto et biancho
del dolce loco ov’à sua età fornita
et da la famigliuola sbigottita
che vede il caro padre venir manco;
[…]
et viene a Roma, seguendo ’l desio,
per mirar la sembianza di Colui
ch’ancor lassù nel Ciel vedere spera
(Francesco Petrarca, Canzoniere)
Il tema dell’incontro con Cristo è sempre stato uno dei motivi conduttori del Meeting di Rimini e un concetto assai caro a don Giussani. Che tipo di incontro si fa, in questo caso? Con il Cristo sofferente?
Raffaella Zardoni: Il volto di Manoppello porta i segni di sofferenza (gli stessi del volto sindonico: la guancia sinistra è deformata, il naso appare disassato, le labbra sono gonfie e insanguinate), guardandolo si intuisce che cosa significhi che Dio si fa specchio dell’uomo assumendo su di sé tutte le sue brutture, come disse una volta don Giussani (cfr. L. Giussani, L’attrattiva Gesù). Cristo è veramente la misericordia del Padre e il punto d’incontro con l’uomo è nell’incrocio di sguardi che la contemplazione del Volto Santo attua. Sì, è lo sguardo come incontro ciò che mi è più caro nel Volto di Manoppello.
Nella mia prima visita a Manoppello partecipai alla processione di maggio che accompagna il Volto Santo dal Santuario al paese. Le colline di Manoppello somigliano alla Galilea e a Ain Karem, vicina a Gerusalemme.Quando il Volto Santo durante il percorso si fermò a benedire gli argini del torrente pensai – forse fu la prima volta – che potesse veramente essere qualcosa di diverso da una meravigliosa opera fiamminga. Il volto che sembra “affacciarsi” sorridente dal velo («Ma non è sempre così, a volte è severo» mi disse un uomo anziano) ricorda l’andare di Cristo per i villaggi. In fondo il velo di Manoppello – se l’ardita ipotesi di padre Heinrich Pfeiffer potrà un giorno essere confermata – abbandonando il tesoro di San Pietro ha soltanto anticipato l’invito di papa Francesco a «uscire verso le periferie esistenziali» tra gli uomini che lavorano, mangiano e vivono.
«Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo»: la suggestiva espressione con cui don Giussani concluse la sua testimonianza davanti a Giovanni Paolo II il 30 maggio 1998 dice di una reciprocità tra Cristo e l’uomo. Così abbiamo voluto che la mostra terminasse con due citazioni evocative dell’affetto che l’incontro di sguardi genera. A santa Brigida, giunta a Roma per il Giubileo del 1350, Gesù rivelò che «questo sudore uscì dal mio capo per la futura consolazione degli uomini»; nel 1937 alla beata Pierina De Micheli Gesù confidò: «Chi mi contempla mi consola».
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Giovedì 22 Agosto 2013 è prevista una visita guidata al Santuario di Manoppello. Partenza dalla Fiera di Rimini ore 08.00 – rientro 18.30. Il costo del viaggio avrà un prezzo unitario di 15 euro. Per info e prenotazioni: tel. 0541-1832502, mail segreteria2.mostre@meetingrimini.org