Nell’anno del bicentenario della nascita, il Meeting di Rimini dedicherà una mostra al beato Federico Ozanam (1813-1853). Nella Francia della metà del XIX secolo, agli albori della rivoluzione industriale nell’Europa continentale, Ozanam fu uno dei primi laici a mobilitarsi per i poveri della sua epoca.
L’esposizione, dal titolo Grazie Federico. Nel bicentenario della nascita del beato Federico Ozanam, ispiratore e fondatore della Società di San Vincenzo de Paoli, sarà visitabile a Rimini Fiera, dal 18 al 24 agosto, ed è curata dalla Federazione Nazionale della Società San Vincenzo de’ Paoli.
Alcune anticipazioni sui contenuti della mostra, sono stati forniti a ZENIT da Maurizio Ceste, membro del comitato direttivo della Federazione Nazionale della Società San Vincenzo de’ Paoli.
Come sarà strutturata la mostra dedicata a Federico Ozanam?
Maurizio Ceste: La mostra si compone di trenta tabelloni che ripecorrono la vita ma soprattutto il pensiero di Ozanam: alcuni tabelloni hanno carattere descrittivo, altri sono dedicati alle sue lettere. Molti dei documenti esposti mettono in luce il grande amore per l’Italia di Federico Ozanam, gli studi che fece su Dante e su San Francesco D’Assisi. Oltretutto Ozanam nacque proprio a Milano, essendo figlio di un ussaro napoleonico, che rientrò in Francia dopo la disfatta di Waterloo. I tabelloni saranno tematizzati: quello dal titolo Fede, Speranza e Carità illustra la spiritualità di Federico; Verità e carità è più centrato sull’aspetto culturale del personaggio; Giustizia e carità ne racconta la dimensione sociale. Essendo il motto della Società San Vincenzo de’ Paoli “Dare una mano colora la vita”, nello stand spiccheranno molti cartelloni colorati.
Federico Ozanam è stato uno dei primi laici dell’epoca moderna ad essere beatificato: che messaggio trasmette agli uomini d’oggi?
Maurizio Ceste: La sua attualità è incredibile, è stato un grande maestro per i giovani, un maestro anche di fede, quindi è opportuno che sia conosciuto in un contesto così pieno di gioventù come quello del Meeting di Rimini. Ozanam ebbe una vita molto intensa e morì a soli 40 anni, dopo aver fondato a 20 anni, le conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, poi diffusesi in tutto il mondo. Mentre, in precedenza, i poveri erano assistiti soprattutto dalle congregazioni religiose, Ozanam lanciò un appello affinché nascessero movimenti laici a carattere caritativo che si prendessero carico delle persone disagiate. Ozanam è stato un laico e padre di famiglia, fondò la Società San Vincenzo ma fu anche un uomo di cultura che, nella Francia post-rivoluzionaria e post-napoleonica, in un clima di ateismo e di anticlericalismo, ha portato una testimonianza di fede importante, soprattutto con le opere. Chi lo tacciava di essere un puro “teorico” si dovette ricredere, perché Ozanam ha vissuto in mezzo ai poveri, oltre a impegnarsi come uomo di cultura, come docente universitario e come uomo politico. Fu un intellettuale e scrisse molto ma quando c’era da aiutare i poveri, accantonava la penna e scendeva tra loro, andando a portare sollievo agli alluvionati o agli immigrati della Parigi del 1800. Fu un uomo di forte spiritualità ma molto concreto: credo sia un messaggio molto importante anche per i giovani d’oggi.
Ozanam frequentò le élite della sue epoca, per lo più lontane dalle sue idee. Fu amico di medici, scienziati ed accademici. Possiamo considerarlo un antesignano del dialogo tra scienza e fede, tra Chiesa e modernità?
Maurizio Ceste: Certamente sì. In un’università come la Sorbona, che era essenzialmente atea, Ozanam portò il suo insegnamento da cattolico impegnato che rivoluzionava un po’ tutto. Una cosa importante che lui testimonia è che non basta “mettere una pezza” al tessuto che si era rotto, cioè fare la carità e soccorrere il povero, bisogna arrivare alla radice del male e realizzare delle riforme affinché la miseria si arresti: un messaggio pratico ed anche politico.
In un contesto come quello del Meeting, possiamo definirlo anche come un precursore della sussidiarietà?
Maurizio Ceste: Direi proprio di sì. Un cartellone della mostra riporterà un suo appello su un giornale in cui Ozanam – era il 1848 – denunciava la miseria nel suo paese ed esortava clero, nobili, borghesia, istituzioni, politica e tutte le persone di buona volontà affinché si unissero per combatterla. Denunciò le enormi disuguaglianze sociali ed economiche della sua epoca. Lavoro minorile, stipendi bassissimi, licenziamenti selvaggi, turni massacranti: fenomeni che, come vediamo, stanno tornando purtroppo d’attualità.
Quella di Federico Ozanam è una “Chiesa per i poveri”, come quella che oggi auspica papa Francesco…
Maurizio Ceste: Anche noi, come membri della Società San Vincenzo, quando abbiamo sentito papa Francesco parlare di “Chiesa povera”, ci siamo subito rispecchiati. Noi cerchiamo di seguire sempre l’insegnamento di Federico Ozanam, mettendo sempre il povero come nostra “meta”, cercando di avvicinarci a lui non solo materialmente ma anche spiritualmente. Il fatto che papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, abbia parlato dei poveri, per noi è stato un grande incentivo ed è in linea con quello che ci ha insegnato Ozanam. Una frase del beato era: “Vorrei racchiudere il mondo in una rete di carità”. Questa sussidiarietà, questa globalità erano il suo sogno. È uno dei messaggi suoi più belli. Il Meeting parla di Emergenza Uomo: una persona come Federico Ozanam, che ha messo l’uomo e la persona umana al centro della sua azione, è perfettamente in linea con il tema del Meeting di quest’anno.