Sintetizzare l’opera, il pensiero e la personalità di Giovanni Testori (1923-1993) è un’opera tutt’altro che semplice. Il Meeting di Rimini ha scelto di farlo attraverso l’immagine di un pugile, dipinto dallo stesso Testori, emblema della mostra Testori: un poeta sul ring della vita.
A vent’anni dalla scomparsa, il Meeting rende così omaggio a uno dei più importanti intellettuali del XX secolo. Scrittore, critico, drammaturgo, pittore, Testori è una figura legata in modo assai stretto al Meeting di Rimini e a don Luigi Giussani.
L’esposizione sarà visitabile a Rimini Fiera, dal 18 al 24 agosto. Alcune anticipazioni dei contenuti sono stati raccontate a ZENIT, da Davide Dall’Ombra, docente di storia della critica d’arte all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttore dell’Associazione Onlus “Giovanni Testori”, assieme alla quale sta curando l’allestimento della mostra riminese.
Prof. Dall’Ombra, quale aspetto della vita intellettuale di Giovanni Testori avete scelto di approfondire?
Davide Dall’Ombra: Una componente centrale di questa mostra è rappresentata da varie tele dipinte da Testori tra il 1969 e il 1971, tutte legate al tema del pugilato. Queste tele saranno esposte in modo abbastanza scenografico, andando a formare un polittico da una parte e un trittico dall’altra. La parte pittorica sarà dunque quella più rilevante.
Questo elemento permette di tornare indietro a I segreti di Milano, cioè i racconti scritti da Testori sulle periferie, in cui il tema del pugilato è un tema centrale, quindi di approfondire l’aspetto letterario, in particolare il legame di Testori con la letteratura degli anni ’50: vale la pena ricordare che da I racconti della Ghisolfa, Luchino Visconti ha tratto la sceneggiatura di Rocco e i suoi fratelli.
Sulla parte laterale della mostra porremo alcuni dei temi cari a Testori, attraverso degli stendardi con frasi e immagini a rappresentare quelli che sono stati i “ring” di Testori, ovvero le sue battaglie culturali. Vi saranno otto temi cari a Testori: la morte, la croce, la libertà, il perdono, temi centrali che saranno illustrati simbolicamente in mostra con un’immagine e una frase che corrispondono al tema evocato. Sono stendardi che si animano grazie alle persone all’interno della mostra, perché il senso di questo spazio non vuole essere semplicemente uno spazio dove il visitatore entra, guarda ed esce ma uno spazio vivo in cui si può incontrare Testori, attraverso i testimoni, ovvero attraverso chi l’ha conosciuto in vita o l’ha incontrato dopo la sua morte, mediante i suoi scritti e i suoi spettacoli teatrali. Con un calendario che sarà annunciato di volta in volta si alterneranno attori, registi e giovani studiosi: tutte persone che l’hanno conosciuto prima o dopo la morte.
Giovanni Testori sviluppò un legame molto forte e significativo con il Meeting di Rimini. Ce ne vuole parlare?
Davide Dall’Ombra: Testori prese parte al Meeting già dalle prime edizioni, all’inizio degli anni ’80. Al Meeting curò alcune mostre di arte contemporanea, tra le quali spiccano quelle dedicate a Francis Bacon e a Graham Sutherland. In particolare all’edizione del 1989 fu un assoluto protagonista ed il suo coinvolgimento fu totale: interloquì con la militanza e con i giovani volontari, tenendo varie conferenze, culminate con un memorabile intervento assieme ad Augusto Del Noce. Testori ha ricevuto molto e dato molto al Meeting, realizzando eccellenti mostre e ricevendo una grande ondata di affetto. Dai suoi incontri con i ragazzi del Meeting sono scaturite alcune pagine importanti della storia del teatro italiano.
Si dice che il coinvolgimento di Testori al Meeting e la sua amicizia con don Luigi Giussani abbiano contribuito alla sua conversione…
Davide Dall’Ombra: La sua amicizia con don Giussani, sfociò nel bellissimo dialogo Il senso della nascita, tuttavia è errato parlare di “conversione”. Testori nasce da una famiglia cattolica e si dichiara cattolico già dall’età di 17 anni. Quello che avvenne alla fine degli anni ’70 – specie dopo la morte della madre, nel 1977 – fu un riavvicinamento alla fede in un modo più pacificato, più sereno. Più che una conversione, fu un cambio di approccio alla sua fede cristiana.
A vent’anni dalla morte, quanto è forte l’attualità di Giovanni Testori?
Davide Dall’Ombra: L’attualità di Testori sta dimostrando una straordinaria vitalità ed una capacità incredibile di conquistare i giovani che lo scoprono all’università, come anche a teatro. Da una parte è un autore che, alla prova del tempo, sta rivelando una grandissima capacità di piacere e di coinvolgere moltissimi giovani e nuovi lettori.
Nel frattempo si stemperano certe barricate ideologiche, rispetto al suo essere cattolico e omosessuale al tempo stesso, quindi al suo non essere “allineato”. È un autore che adesso piace anche ad una generazione che in vita non l’ha apprezzato più di tanto. Tra i grandi nomi del teatro che lo seguono con interesse, penso a Sandro Lombardi ma anche a Ermanna Montanari che farà uno spettacolo su Testori al Meeting.
C’è una riscoperta di questo grande drammaturgo da parte di chi fa teatro da anni e da parte dei giovani, che lo sentono totalmente moderno e affine a loro. In questo senso l’Associazione “Giovanni Testori” si occupa di raccogliere tutto il materiale necessario per le tesi di laurea e per i vari studiosi, che vengono da noi a cercare materiale. Ci siamo occupati di curare mostre per tenerne viva la memoria e di varie iniziative per il ventennale dalla morte. È un lavoro molto impegnativo ma che sta portando i suoi frutti.
Qual è l’elemento più “profetico” dell’opera di Giovanni Testori?
Davide Dall’Ombra: Testori, come del resto anche Pasolini, ha avuto modo di osservare la realtà, soprattutto alla fine degli anni ’70, con i suoi scritti sul Corriere della Sera (che tra l’altro sono al centro dello spettacolo della Montanari). Ha avuto una straordinaria capacità di spiazzare il lettore, dando una sua interpretazione della società, dei giovani e della vita che ancora oggi spiazza. La sua analisi della realtà non solo può risultare attuale ma, in un certo senso, indica una via, un modo per uscire dalla strettoia dei problemi economici, morali o di giustizia. È un altro modo di guardare la realtà e l’umanità tutta che indica una strada nuova e positiva con cui guardare alla vita di tutti i giorni.