Esiste un legame profondo tra Fatima e la spiritualità carmelitana. Esso risiede anzitutto nel comune riferimento alla “consacrazione” a Maria Santissima. Lo “scapolare” – distintivo tipico della religiosità del Carmelo – è il segno esteriore di un affidamento filiale alla Vergine, attraverso il quale rimettiamo fiduciosamente la nostra vita nelle sue mani, conformandoci a lei per divenire veri discepoli e imitatori di Cristo. A Lucia la Madre di Dio promise, nella apparizione del luglio 1917, che sarebbe tornata a chiedere la Consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato; e, successivamente, lungo l’arco degli anni ’20, a Pontevedra e a Tuy, in Spagna, le confermò e le precisò i termini del suo appello, con il riferimento alla “pratica dei primi cinque sabati del mese” e della “confessione e comunione riparatrici”.
Durante l’ultima apparizione di Fatima – nell’ottobre del 1917 – Nostra Signora del Rosario si presentò ai Pastorelli nelle vesti dell’Addolorata e della Vergine del Carmelo. Lucia, come sappiamo, dopo gli anni della giovinezza, trascorsi nell’Istituto delle Suore Dorotee – prima come educanda e poi come Religiosa – nel 1948 fu accolta nel Monastero di Coimbra, dove rimase fino al febbraio del 2005, quando si concluse il suo cammino terreno.
La storia di Fatima si intreccia, dunque, con il Carmelo, rivelando la fragranza e la attualità di un carisma, manifestato al mondo agli inizi del ‘900, ma radicato nella Tradizione viva della Chiesa, anticipato nella spiritualità carmelitana – e in altre “scuole”, come quella montfortana, a esempio – e risalente, almeno idealmente, addirittura all’Antico Testamento.
Il Carmelo è il monte della Fede limpida e salda, senza cedimenti né compromessi, dinanzi alla “deriva” di Israele. È il luogo dello scontro (1Re 18,17-40) tra i falsi veggenti di Baal ed Elia, l’unico rimasto fedele a Jahvé. Conosciamo l’epilogo del conflitto – che si rinnova costantemente nella Storia – tra la Verità e le tenebre, tra il Bene e il Male, qui personificato negli pseudo-profeti, assoldati al servizio della regina Gezabele. “Elia si accostò a tutto il popolo e disse: «Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!». Il popolo non gli rispose nulla.Elia aggiunse al popolo: «Sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta… »” (1Re 18,21-22). La domanda di Elia costringe il popolo a prendere posizione, lo mette con le spalle al muro: l’impenetrabile silenzio, che cala sul Carmelo, è quanto mai eloquente e contribuisce a rendere ancora più drammatica la scena, gravida di attesa. Sono rimasto solo… , esclama Elia, la cui sola forza è tutta e unicamente posta nelle mani di Dio, il solo garante della sua integrità e della sua sincerità. La Fede di Israele, costantemente messa a dura prova, in ogni epoca della sua storia, tormentata e gloriosa, trova una conferma autorevole proprio nella persona di Elia, l’unico rimasto dalla parte di Jahvé, in mezzo al naufragio del popolo, ormai contaminato con i culti pagani circostanti. Straordinaria è la invocazione che il Profeta eleva a Dio, al culmine del confronto con i suoi avversari: “Al momento dell’offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: «Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando.Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore!».Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto… A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!»” (1Re 18,36-39).
Nel tronco di questa tradizione viva, fiorita sulla Montagna Santa del Carmelo, si è innestata, nel succedersi dei secoli, la figura, materna e dolcissima, di Maria; di Colei che è beata perché ha creduto, di Colei che è immagine, “icona”, della Fede stessa della Chiesa. La sua totale e incondizionata adesione alla Volontà di Dio ne fa l’espressione finalmente compiuta della fedeltà di Israele al suo Signore. La Vergine Santa ci introduce in un rapporto nuovo con il Cielo, nel quale credere è sinonimo di amare, la Rivelazione accolta dalla mente e dal cuore diventa vita, passione per il Bene, testimonianza quotidiana di carità, verso Dio e verso i fratelli.
Il Carmelo riassume tutte queste dimensioni “mariane”: la dedizione assoluta a Dio, la difesa a oltranza della Verità, il sacrificio di sé, la lotta contro la menzogna e l’errore, che però comporta ed esige la pietà per il peccatore – non più nemico, ma figlio, bisognoso di una attenzione ancora più profonda – su cui implorare perdono e misericordia.
Fatima, nel solco di questo grande “pellegrinaggio nella Fede”, segna una tappa nuova e originale, affidata a tre bambini e – attraverso la loro straordinaria carità – alla Chiesa e a ciascuno di noi.
Padre Mario Piatti icms è direttore del mensile “Maria di Fatima”