La rete, ai nostri giorni, offre davvero un qualunque contenuto informativo, permettendo ad ogni suo utente sia di crearsi una opinione su un qualsiasi argomento, sia di approfondire una qualsivoglia materia. Avere una accesso rapido all’informazione produce sicuramente un maggiore utilizzo che si traduce in maggior tempo passato davanti alla rete, e quindi il rischio diventa quello di isolarsi.
E’ molto alto il rischio di avere una generazione di giovani molto informata su tante questioni a livello globale, ma chiusi nel proprio “io”, isolati dalle relazioni con gli altri. E’ questo deve essere assolutamente evitato, insegnando che il primo criterio da adottare nell’accesso alla rete, è quello di saper limitare il tempo di fruizione.
E questo porta altri interrogativi. Da dove nasce il bisogno di conoscere l’ultima informazione sempre aggiornata? Il desiderio di riempirsi sempre di informazioni può nascondere un vuoto interiore? Essere informati sempre su tutto può avere delle conseguenze sulle relazioni di tutti i giorni? Può, l’essere umano, essere valutato per quello che sa e non per quello che è?
Questi sono solo alcuni interrogativi che si pongono davanti al nostro ragionamento. Una cosa è certa, questo problema non è solo dei nostri tempi, ma è avvenuto altre volte nel corso dello storia, anche se con dimensioni diverse. Pensiamo ad esempio, quando è avvenuta la diffusione della carta stampata. La tradizione orale, che permette la trasmissione di una conoscenza nell’ambito delle sole persone presenti, ha lasciato spazio ai libri, ai giornali, consentendo una diffusione molto più ampia del messaggio annunziato.
La stessa cosa è successa con la globalizzazione e con la conoscenza delle lingue. Un testo scritto da un autore italiano, ad esempio, può essere tradotto in tutte le lingue del mondo, avendo così una più vasta portata.
Con l’avvento di internet, questo fenomeno si è ancora più ampliato, si è ancora più globalizzato. Oggi tutto è accessibile a tutti, attraverso il grande contenitore che è la rete. Conosciamo, in tempo reale, qualunque informazione di qualunque parte del mondo. Si avverte la sensazione di essere davvero cittadini del mondo, anche se in realtà si vive in una famiglia, in una comunità ristretta, in una città. Allora il pericolo è davvero di perdere di vista chi siamo, dove abitiamo, chi ci sta vicino.
Ci informiamo su quello che avviene all’altro capo del pianeta, e poi trascuriamo coloro che ci vivono accanto. Veniamo a conoscenza dell’ultima scoperta scientifica, ma poi ignoriamo i progressi a scuola di nostro figlio. Sappiamo tutte le leggi dell’economia mondiale, e poi non riusciamo ad arrivare a fine mese, perché spendiamo di più rispetto alle nostre entrate. Guardiamo alla politiche dei governi mondiali, e non sappiamo quali sono le leggi approvate dal nostro parlamento.
Il serio rischio è quello di perdere di vista la vita reale di tutti i giorni, la vita vera con coloro che ci vivono accanto. La rete è stato il motore trainante del fenomeno della globalizzazione, avendo avuto la capacità di rendere prossimo, chi nella realtà vicino non è.Ma questo concetto di prossimo offerto dalla rete è imparziale, perchè il prossimo nella rete è solo chi fa notizia, chi riscuote successo.
Conosciamo tutti gli avvenimenti dei personaggi famosi della politica, dello sport, della cultura, della moda, della tecnologia, ma ci rimangono sconosciuti coloro che hanno una vita normale. Coloro che vivono la normalità, l’ordinarietà, non ci vengono proposti dalla rete come prossimo. Proprio per la loro normalità, vengono considerati irrilevanti, non degni di attenzione.
Questo è il messaggio menzognero che sta facendo passare la rete. Una vita ordinaria, normale, non fa notizia, e quindi non è bella, non è piena. Una vita ha valore solo quando è costellata di spettacolarità, popolarità, fama, successo, potere, ricchezza. E questo messaggio contraddice nettamente il messaggio cristiano che annunzia un Dio che guarda nel segreto, un Dio che ama soprattutto gli umili, un Dio che si è fatto carne nascendo nella povera grotta di Betlemme. La rete ha bisogno di convertirsi, ha bisogno di umanizzarsi. L’anima della rete, che è poi l’anima di coloro che accedono alla rete, deve esaltare maggiormente gli aspetti umani, rifiutando il sensazionalismo, la frode, l’inganno, il sopruso.
La rete deve compiere il grande passo di far diventare prossimo colui che ha bisogno: il povero, il malato, il carcerato, ossia tutti i “forestieri”, gli “estranei” della rete. Per fare questo bisogna allargare la possibilità di utilizzo della rete anche ai paesi più poveri, per permettere loro una più rapida crescita attraverso iniziative volte alla scolarizzazione, alla ricerca di un lavoro e all’accesso ad enti bancari che offrono il microcredito.
Il primo passo è quello di informatizzare la rete con sempre più informazioni davvero utili per la vita quotidiana. Il passo successivo è quello di dilatare il proprio cuore, perché si tratta di offrire una possibilità a chi oggi non c’è l’ha, destinando nuovi investimenti sia per l’ampliamento delle reti di telecomunicazioni sia fornendo dispositivi a basso costo (tablet, smartphone) per collegarsi alla rete.
Ad esempio la strada della rottamazione delle reti dismesse dai paesi più ricchi per “trapiantarle” nei paesi più poveri, potrebbe essere una via da perseguire. Stessa strada si potrebbe utilizzare per i terminali di accesso alla rete. Dovrebbe nascere all’interno delle istituzioni internazionali un organo preposto per lo stanziamento e la realizzazione di un progetto per garantire a tutte le nazioni l’accesso alla rete.
In questo modo si potrebbe avviare lo sviluppo economico e sociale delle nazioni più povere del mondo, contrastando le leggi di mercato dei potenti della terra, che si arricchiscono alle spalle dei più deboli sfruttando le risorse naturali della loro terra e il lavoro a basso costo delle loro mani.
In questo modo la rete può rompere i grandi silenzi di questo mondo su tante questioni scandalose dei nostri tempi. La rete può, e deve, convertirsi sempre più verso la verità, il bene, il bello, il buono, quando non rimane “impigliata” in alcuni luoghi, ma viene “gettata” davvero in tutto il mondo. Questa potrebbe essere la strada per rilanciare lo sviluppo umano e sociale di ogni paese del pianeta.
Allora la vera informazione, l’informazione che porta contenuti di verità, può diventare promotore di giustizia per il mondo globalizzato. In altre parole, la rete deve sempre più trasformarsi in quello che veramente è, cioè un mezzo di informazione per il bene di tutti, e non solo per i pochi eletti.
Le “maglie” larghe dell’ingiustizia, del silenzio e della menzogna devono essere chiuse per lasciare spazio a tutto quello di buono che esso può raccogliere, e così poter dare più voce e opportunità agli indifesi, ai poveri, agli emarginati di tutto il pianeta. Così la rete si può trasformare in strumento di amore per abbracciare tutti i popoli.
(La terza puntata seguirà martedì 23 luglio)