L'antico dialogo dell'uomo con la natura

La storia dell’agricoltura e della coltivazione in una mostra al prossimo Meeting di Rimini

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Naturale, artificiale, coltivato. L’antico dialogo dell’uomo con la natura è il titolo di una delle mostre del prossimo Meeting di Rimini (Rimini Fiera, 18-24 agosto 2013). L’esposizione è a cura dell’Associazione Euresis.

La mostra documenterà i primi passi e i successivi sviluppi della storia di questo rapporto, mediante l’esposizione dal vivo delle specie selvatiche e delle varietà man mano coltivate dall’uomo (frumento, orzo, riso, mais, pomodoro, patata, vite, leguminose), illustrando l’evoluzione – guidata dall’uomo – delle piante che hanno nutrito l’umanità lungo i millenni.

In particolare, verranno sottolineati quegli interventi dell’uomo che hanno impresso una svolta decisiva nella domesticazione e coltivazione delle varie specie portando, ad esempio, alle spighe che non perdono i semi, alle varietà che germinano poco dopo essere seminate, agli esemplari di taglia bassa, all’efficiente uso dell’acqua e dei fertilizzanti, al miglioramento delle proprietà nutritive delle principali colture, con relative innovazioni nei cibi e loro adattamento alle tradizioni e culture locali.

Il leit motiv è mostrare gli interventi dell’uomo come testimonianza di una interazione virtuosa tra uomo e natura, esempio di quella “scienza artigiana” in cui l’uomo si pone in ascolto della realtà e la interpreta cercando di capirla veramente fino in fondo e di usarla per il bene comune. Le piante coltivate non sono “naturali”; non sarebbero mai esistite se l’uomo non le avesse prodotte e si estinguerebbero se l’uomo decidesse di non coltivarle più. E non sono neanche “artificiali”. Sono appunto “coltivate”; in questo c’è tutto lo spessore di una storia millenaria che ha coinvolto i nostri antenati e coinvolge anche noi oggi, in un’opera senza fine.

Un altro tema che verrà considerato è come rispondere alla sfida di nutrire una popolazione umana in rapida crescita. Le previsioni demografiche dicono che la popolazione mondiale crescerà dagli attuali 7 a 9 miliardi di uomini nel 2050: il problema è acuto se si tiene conto che già ora più di un miliardo di persone soffre la fame e ancor di più la malnutrizione. È possibile aumentare la produttività agraria? E aumentarla in modo sostenibile? E come si riuscirà a ridurre le disuguaglianze tra le “tavole alimentari” del pianeta e ad abbattere l’impatto devastante dello spreco? Serve un criterio da cui possa derivare un’azione rispondente al vero: occorre riscoprire su cosa fondare un corretto rapporto tra uomo-e-uomo e uomo-e-ambiente.

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ZENIT Staff

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