Artie non fa a tempo a riprendersi dalla umiliazione di esser stato licenziato come commentatore sportivo (il suo stile è ormai antiquato) che viene invitato assieme a sua moglie Diane ad accudire i loro tre nipotini per qualche giorno mentre la figlia Alice accompagna il marito Phil a una convention. L’impegno si mostra subito arduo, visto che la dodicenne Harper vuole andare a una festa dove c’è un ragazzo che le interessa, Turner di 8 è affetto da balbuzie mentre il piccolo Barker di 5 passa il tempo a parlare con un amico inesistente….
Fino a che punto è giusto esercitare il mestiere dei nonni, soprattutto quando occorre accudire integralmente per qualche giorno i nipotini evitando di trattarli come piacerebbe a loro ma secondo le direttive imposte loro dai genitori?
Come si fa a ingraziarsi la simpatia dei nipoti, soprattutto quando sono quasi 10 mesi che non li vedono e sono molto più affezionati agli “altri” nonni?
Sono temi interessanti per molti di noi ed è così che esordisce questo family film che affronta i problemi tipici del confronto di tre generazioni e dell’incompatibilità fra vecchi e nuovi metodi educativi.
In effetti i vincoli di comportamento che ricevono i nonni Artie e Diane nei confronti dei nipoti sono alquanto stringenti: non dar loro alcun cibo che contenga zucchero, non dire loro mai “no” ma “considera le conseguenze”; mai dire “non farlo” ma “forse dovresti provarlo”: non debbono assistere né partecipare ad alcuna forma di violenza neanche verbale e se giocano a baseball bisogna essere sicuri che nessuno venga espulso né che qualcuno venga considerato il vincitore, per non creare atteggiamenti conflittuali. Come se non bastasse, all’interno di una maglia comportamentale così stretta, i nonni vorrebbero anche riuscire a farsi voler bene, perché sono ai loro occhi due persone assolutamente sconosciute.
E’ questa la parte iniziale del film che è forse la più interessante, perché i problemi che mettono in campo sono reali e condivisibili; purtroppo, nello sviluppo della storia, le conseguenze di tali difficili premesse, cioè le situazioni comiche in cui si va a cacciare Billy Cristal, sono tanto esagerate quanto irrimediabilmente prevedibili.
Alla fine, con i metodi più antichi di questo mondo, con una torta coperta di glassa, con l’acquisto di un vestito carino per la dodicenne che deve fare bella figura a una festa, con la minaccia di qualche sculacciata al pestifero Barker, lo svelamento di qualche trucco professionale del nonno, speaker di professione, al balbuziente Turner e infine giocando tutti insieme in giardino a prendere a calci un barattolo, i nonni riescono a conquistarsi i nipoti e a risolvere molti dei loro problemi. Resta ancora da convincere mamma Alice, affezionata ai suoi metodi didattici ma Artie, operando in lei un tuffo sentimentale nel suo passato da ragazzina, riesce a farle ricordare quanto non fosse molto diversa dai suoi bambini di oggi.
Le moderne ma fredde teorie pedagogiche che cercano di costruire un mondo ideale che non esiste vengono alla fine sconfitti dal più antico dei metodi: crescere sentendosi amati e costruendosi una salda fiducia in se stessi, cercando di scoprire (realisticamente) le proprie capacità.
Si ride in questo film ma l’urgenza del lieto fine rende la confezione troppo zuccherosa. Il pregio maggiore e la rappresentazione di un genuino affiatamento fra nonni, genitori e nipoti.
Un film simile non va visto solo dai soli bambini né solo dagli adulti ma tutte e tre le generazioni insieme.
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Titolo Originale: Parental Guidance
Paese: USA
Anno: 2012
Regia: Andy Fickman
Sceneggiatura: Lisa Addario Joe Syracuse
Produzione: CHERNIN ENTERTAINMENT, WALDEN MEDIA
Interpreti: Billy Crystal, Bette Midler, Marisa Tomei, Tom Everett Scott
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