Cosa può succedere se si appartiene ad una generazione di aspiranti principesse con il binocolo in una mano e il telecomando nell’altra? Cosa accade se l’aspettativa costruita sui sogni dell’adolescenza si infrange contro la presenza di un uomo in carne ed ossa? Si viene sopraffatti dalla realtà, da Qualcosa di diverso, da cui il titolo del nuovo libro-romanzo di Marcella Manghi.
La protagonista, M., borghese ragazza di provincia incontra Pietro, anticonformista filosofo milanese. Più che un ragazzo, Pietro è un anti-principe: abiti sciupati, temperamento logorroico, famiglia bizzarra, ritardo cronico, imprevedibilità, mani bucate…
M., che all’opposto è laureata in Matematica e legata a schemi mentali prevedibili, deve far la scelta più importante della sua vita: scommettere o meno se il corteggiatore stravagante sia proprio l’uomo per sempre.
Dopo due anni d’incontri fatti di imprevisti, tra Milano e l’Emilia, la protagonista deve ammettere di sentirsi a suo agio solo con lui, come in un paio di scarpe comode. E allora – davanti all’alternativa di continuare a rincorrere il modello d’uomo perfetto – fa la scelta che ogni altra ragazza avrebbe fatto al suo posto: opta con decisione per le scarpe.
Col matrimonio le sorprese non mancano: uscita dal suo nido d’ovatta, M. si trova alle prese con la grande metropoli, con i fornelli, il lavoro day-by-day, e in pochissimo tempo anche con tre figli.
In quest’esplosione di cambiamenti, la diversità del marito diventa indispensabile per la sopravvivenza di M. Le sue aspettative – anche in formato famiglia – continuano a sgretolarsi: l’abitazione non è un loft ai Navigli, ma un piccolo appartamento anonimo, le vacanze hanno risvolti rocamboleschi, i figli prendono il posto di una carriera in multinazionale, la dieta di lui ha effetti collaterali maggiori dei benefici…
Quando la concretezza di una vita stringente fa scendere M. dalle nuvole, la protagonista sperimenta con sorpresa quanto nel tempo la realtà possa rivelarsi di gran lunga migliore della propria immaginazione.
Dal primo appuntamento al buio in una trattoria emiliana, al dialogo sul picco del Capo di buona speranza in ultima pagina, quanto raccontato ha tutto l’ironico sapore d’esser vero…
«Siamo seduti di fronte. Mi fa dare di spalle alla parete, in modo che possa avere piena visibilità sulla sala. Non c’è che dire, è un gentiluomo. Ma, ahimè, ci sono un mucchio di altre cose non vanno. Questo tête-a-tête è ottimo per studiarlo un po’ meglio. Tanto per cominciare ha la barba. Per me la barba è sempre stata (oltre che di Babbo Natale, unico altro mito insieme al Principe azzurro) una prerogativa dei frati, dei primari d’ospedale e delle anziane guide di montagna. Gente cioè che vanta, fin dall’aspetto, decenni di competenze alle spalle. Dunque, forse è anche lui un uomo con esperienza. Il che dà subito da pensare circa il suo passato: quale genere di esperienza può avere un quasi trentenne, che ha trascorso più di un quarto della sua vita in università svolazzando tra matricole in gonnella e laureande fuori corso?».
«Mi passa una busta. L’ennesima lettera d’amore. E invece no. L’apro e scopro che dentro c’è… una carta di credito American Express che pesca direttamente dal suo conto. Sogno o son desta? Ecco: un uomo che mette in mano alla sua donna una carta di credito, o è un folle o merita uno straccio di chance…».
«Da quel che si trova in giro, pare infatti che i principi azzurri siano in via d’estinzione. E anche ammesso che ancora ne esistano, come dovremmo fare a riconoscerli? A questo scopo, partendo dagli ovini, ho sentito che qualcuno nel nord dell’Europa sta sperimentando la replicazione. Più precisamente, nel Regno – non nel senso del reame – ma di quello Unito, si sta facendo strada l’idea di arrivare a replicare il tanto raro DNA regale, con la manipolazione genetica. Ma per me, che – se anche me la mettessero in mano – non riuscirei a distinguere una lana di pecora da un’angora di coniglio, è più pratico lasciar da parte il concetto di carte carbone e guardare invece la realtà a carte scoperte. Del resto, da quel po’ che sto avendo modo di intravedere, la realtà è unica».
(Marcella Manghi in Qualcosa di diverso)
IL LIBRO
Un interno familiare realistico e frizzante. Con scrittura umoristica ma fine psicologia l’Autrice tratteggia da punti di vista inusuali le diversità tra maschile e femminile. Protagonisti del racconto sono due giovani che trovano il coraggio di metter su casa, famiglia e figli. E nel quotidiano rapportarsi, si fissano sulla pagina due particolareggiatissimi ritratti di una lei e di un lui che, mettendo in comune prima i sogni e le speranze, poi la vita stessa, si scoprono complementari. Vivono felici perché giorno dopo giorno riconoscono l’uno nell’altra non certamente il Principe e la Principessa delle fiabe, ma quell’unicità della persona amata che la rende speciale rispetto a tutte le altre.
Questo libro, assolutamente autobiografico, ma godibile come un romanzo, spiega la bellezza e il valore della famiglia, ancora oggi, nonostante tutto.
L’AUTRICE
Marcella Manghi Catania, nata a Parma nel 1974, è laureata in Matematica. Si è occupata di editing digitale, prima di dedicarsi completamente alla scrittura. Vive a Milano con il marito Pietro e tre figli. Il suo felice esordio narrativo è stato Via col tempo (Ares 2009).
DATI TECNICI
Marcella Manghi Catania, Qualcosa di diverso
Edizioni Ares
pp. 200
euro 13,90