La favola dei sette capretti…

Le tecniche di reclutamento e d’indottrinamento usate da sètte e MRA

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Il Documento magisteriale già più volte citato (1), che seguiremo in questa esposizione, attingendo al n. 2.2, ci illumina in dettaglio su quali sono le “Tecniche di reclutamento e di formazione” e le “procedure d’indottrinamento” usate da Sètte e MRA (Movimenti religiosi Alternativi). 

Ci avverte innanzitutto che tali tecniche e procedure sono “praticate da numerose sètte e «culti»”, che sono “spesso molto sofisticate” e che “sono per buona parte all’origine del loro successo”. Le persone, si avverte, “ignorano che questo approccio è spesso una messinscena” e ” sono inconsapevoli circa la natura della macchinazione che li porterà a farsi convertire” mediante i “metodi di formazione (manipolazione sociale e psicologica) cui verranno sottoposti”. Quindi, essendone avvertiti in anticipo, i nostri fedeli, forse in sincera ricerca di una spiritualità più appagante, (2) avrebbero un utile campanello d’allarme al loro presentarsi. L’identità del lupo, nella favola dei Sette Capretti, apparve chiara dal tono della voce nonostante la sua zampaccia nera fosse stata imbiancata dalla farina… 

Il testo avverte che “Le sètte impongono i loro modi particolari di pensare, di sentire e di comportarsi, contrariamente all’approccio della Chiesa che implica un consenso convinto e responsabile”. In pratica tolgono la libertà, sia nella scelta che nella successiva valutazione critica che si volesse fare. “Tali tecniche – prosegue l’attenta analisi – procedono partendo da un approccio positivo, ma progressivamente tendono a una sorta di controllo dello spirito mediante l’uso di tecniche abusive di modificazione del comportamento”. Seguono quindi il classico modello cognitivo-comportamentale per cui si realizza una reciproca influenza formativa tra il pensare e l’agire.

Il testo, per chiarire in dettaglio il funzionamento dei “modi particolari” suddetti, ritiene che (3)… 

E’ necessario enumerare i seguenti elementi:

–          sottile processo d’iniziazione del convertito e scoperta progressiva dei suoi veri interlocutori;

–          tecniche di dominazione: love-bombing, offerta di «un pasto gratuito in un centro internazionale per amici», tecnica del flirtingfishing (prostituzione quale metodo di reclutamento);

–          risposte belle e fatte, amicizie; talora viene forzata la decisione di coloro che sono stati reclutati;

–          lusinghe;

–          distribuzione di denaro, di medicine;

–          esigenza di un abbandono incondizionato al fondatore, al leader;

–          isolamento: controllo del processo razionale del pensiero, eliminazione di ogni informazione o influenza esterna (famiglia, amici, quotidiani, periodici, televisione, radio, cure mediche, ecc.) che potrebbero spezzare il fascino e il processo di assimilazione dei sentimenti, degli atteggiamenti e dei modelli di comportamento;

–          sottrazione di coloro che sono stati reclutati alla loro vita passata, insistenza sui comportamenti passati devianti come l’uso della droga, le malefatte in campo sessuale; ironia su quanto riguarda le turbe psichiche, la mancanza di relazioni sociali, ecc.;

–          metodi di alterazione della coscienza che portano a perturbazioni della conoscenza («bombardamento intellettuale»); uso di luoghi comuni che impediscono la riflessione; sistemi logici chiusi; limitazione del pensiero riflessivo;

–          mantenimento dei reclutati in uno stato di occupazione continua, senza lasciarli mai soli; esortazione e formazione continue allo scopo di arrivare ad uno stato di esaltazione spirituale, di coscienza affievolita, di sottomissione automatica alle direttive; annientare la resistenza e la negatività; rispondere alla paura in una maniera che spesso crea ancora maggiore paura;

–          forte concentrazione sul leader, certi gruppi giungono persino a sminuire (nel caso di «sètte cristiane» il ruolo di Cristo a vantaggio del fondatore.”

Ovviamente la difesa migliore è sempre l’attacco. Ma qui dobbiamo intenderlo come prevenzione. La Chiesa avverte che il fenomeno delle sètte “… va considerato non tanto come un pericolo per la Chiesa (ancorché molti corrispondenti vedano il proselitismo piuttosto aggressivo delle sètte come un problema grave), ma piuttosto come una sfida pastorale”. Una sfida che sia aperta anche al dialogo con gli stessi settari da ritenersi sinceri credenti, salvo prova contraria. “… nelle relazioni che intratteniamo individualmente con i gruppi, abbiamo il dovere di procedere secondo i principi del dialogo interreligioso formulati dal Concilio Vaticano II e dai susseguenti documenti della Chiesa;… si deve ricordare il rispetto dovuto ad ogni persona” e bisogna “che il nostro atteggiamento verso i credenti sinceri dev’essere di comprensione e di apertura, e non di condanna.

Le risposte al questionario [raccolte in questo documento magisteriale- Ndr] rivelano un immenso bisogno d’informazione e di educazione”. (4) 

*

NOTE 

1) Magistero, Il fenomeno delle sètte o nuovi movimenti religiosi: sfida pastorale (1986)

2) Punto questo ipotizzato benevolmente dallo stesso Magistero che scrive “pochissimi  sembrano entrare in una sètta per motivi disonesti”. E si invitano i pastori ad un salutare ed operoso esame di coscienza ammettendo anche l’eventualità di inadeguatezza  e/o di colpe omissive dicendo che le sètte “ottengono maggior successo là dove la società o la Chiesa non sono riuscite a rispondere a quelle intenzioni o a quei desideri” ; desideri cioè di religiosità più intensa (ivi n. 1.4).

3) Si tratta di un elenco tanto più prezioso quanto sommario e perciò da meditare riga per riga, parola per parola.

4) Ibid. n. 1.6

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Sandro Leoni

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