Trent’anni fa, nel 1983, la Santa Sede pubblicava una Carta dei diritti della famiglia che vuole essere un documento principalmente rivolto agli Stati e ai governi, nel quale si ricorda che cosa è la famiglia e quali sono i diritti che le devono essere riconosciuti. Il testo, pubblicato durante il pontificato del beato Giovanni Paolo II (1978-2005), rimane drammaticamente attuale ancora oggi, quando la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna viene attaccata come modello unico ed esemplare, accostandole diverse altre forme, soprattutto le unioni che vorrebbero essere riconosciute anche come matrimoni fra persone dello stesso sesso.
Nel 2007, sei anni fa, veniva organizzato il Family day, una manifestazione straordinaria che portò in piazza san Giovanni a Roma oltre un milione di persone che sfilavano contro i “Dico”, di fatto il tentativo del governo Prodi di legalizzare il matrimonio gay. Era il 12 maggio ed era facile ricordare che il 12 maggio del 1974, 33 anni prima, si era svolto il referendum che aveva confermato la legge divorzista, facendo scoprire a tutti che i cattolici italiani erano diventati una minoranza. Eppure questa minoranza aveva saputo continuare a combattere, nonostante l’opposizione da parte del mondo della cultura e dello spettacolo, e la lacerante divisione all’interno dello stesso mondo cattolico. Così, 33 anni dopo, il mondo cattolico (e non solo) era ritornato in piazza e questa volta riuscì ad affossare il tentativo di riconoscimento legale delle coppie gay.
Oggi sembrano passati sessant’anni anni, non sei. Soprattutto, l’equiparazione da parte della Corte suprema degli Stati Uniti del matrimonio omosessuale a quello naturale segnala come la lotta contro la famiglia investe tutto il mondo occidentale, sparando con precisione chirurgica proiettili che lasciano ferite devastanti. In Italia, su questi temi, il processo di disgregazione dei corpi della società si fa cauto, a causa della presenza del Pontefice e di solito arriva più tardi rispetto agli altri Paesi d’Occidente. Ma arriva, inesorabile.
E questa volta non sembra esserci un’adeguata risposta da parte del mondo cattolico. Tutto appare fermo, come inebetito da una pressione mediatica e politica enorme.
Per questo Alleanza Cattolica ha prodotto il Manifesto Unioni di fatto e omofobia, diviso in cinque punti, dove non soltanto si cerca di mostrare l’aggressione in corso contro la famiglia, ma si cerca di fare capire che, oltre alla equiparazione per legge del matrimonio gay a quello naturale, congiuntamente o successivamente, verrà promulgata una legge contro l’omofobia, in realtà una legge destinata a fare tacere chiunque volesse contestare o criticare lo stile di vita gay e la sua pretesa normalità.
Cari amici, siamo arrivati molto in basso. Dobbiamo essere consapevoli che non c’è una reazione adeguata alla portata dell’aggressione. Si cerca di tamponare e di rinviare, consapevoli che in Parlamento i numeri sono nettamente ostili alla famiglia. Bisogna prendere atto che una potentissima lobby è all’opera in tutto l’Occidente per convincere che non esiste un solo modello di famiglia perché non esiste una natura da rispettare. Ma se non esiste una natura, ogni desiderio deve essere accolto e legalizzato dalla politica. Questa è l’ideologia del gender.
Non mi chiedete che cosa si deve fare. Lo sappiamo. Dobbiamo pregare e fare pregare, organizzare incontri anche per poche persone, anche in case private, per presentare questo Manifesto, cioè per costruire delle relazioni fra persone, senza lasciarsi spaventare dalle forze in campo. Come disse il ven. Pio XII molti anni fa, si può perdere nella storia ma bisogna comunque salvare i princìpi, mostrare al mondo che qualcuno continua a difenderli e preparare culturalmente una rinascita, una nuova fase in cui le persone possano ritrovare la verità che hanno perduto o che non hanno mai ricevuto. Una nuova evangelizzazione in poche parole.
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