Signore fa che io veda!

La storia e le virtù di san Josemarìa Escriva nell’Anno della Fede

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Riportiamo l’omelia di mons. Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei, pronunciata nella Messa in onore di san Josemaría, il 26 giugno nella basilica di Sant’Eugenio a Roma.

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Cari fratelli e sorelle!

Quest’anno celebriamo la festa liturgica di san Josemaría in pieno Anno della fede. Sono trascorsi diversi mesi dal suo inizio, ma ne mancano ancora alcuni prima della conclusione. Mi sembra, dunque, opportuno riflettere insieme oggi su come stiamo vivendo questo tempo di grazia. Rivolgiamo il nostro sguardo a san Josemaría; chiediamo la sua intercessione mentre consideriamo alcuni aspetti della sua fede che, ricevuta da Dio, egli visse eroicamente.

Mi soffermo su alcuni tratti di questa sua virtù. Già molto tempo prima della fondazione dell’Opus Dei, san Josemaría — ancora ragazzo — intuì che Dio voleva qualcosa da lui, qualcosa che non conosceva. Per essere più disponibile alla Volontà divina, lasciò da parte i suoi legittimi piani personali e decise di farsi sacerdote. Durante dieci, undici anni di studio, di preparazione spirituale fiduciosa, pregò molto condensando la sua orazione personale nelle parole del cieco del Vangelo: Domine, ut videam!, Signore, fa’ che io veda. E aggiungeva il ricorso alla Madonna: Domina, ut sit!, Signora, fa’ che sia, cioè che si compia in me la volontà del tuo Figlio. In questo modo, per quella intensa vita di fede, di speranza e di amore, il 2 ottobre 1928 era pronto ad accogliere il disegno divino sull’Opera.

Quasi alla fine della sua esistenza terrena, in una riunione familiare con molte persone, commentava che la sua vita aveva ripercorso in qualche modo la vicenda di Abramo, nostro padre nella fede, il quale in spe contra spem crediti (Rm 4,18), credette in Dio contro ogni speranza. Diceva: “Perché, quarantasette anni fa’, più o meno, c’era un sacerdote – che non conosco abbastanza, un peccatore come me – senza alcun mezzo umano, senza niente. Aveva soltanto ventisei anni, grazia di Dio e buon umore…”. Qui fece una pausa, per poi proseguire: “Umanamente parlando, non disponeva di un grande tesoro, vero? Ma al cospetto di Dio… E adesso voi siete qui; e ci sono fratelli vostri in tutto il mondo: di tutti i colori, di tutte le razze, di tutte le lingue” (San Josemaría, Note di una riunione familiare in Argentina, 9-VI-1974).

Cose grandi

Mi pare che questa vita di fede si allaccia al vangelo di questa Messa, nel quale abbiamo contemplato la risposta di fede di san Pietro. Quei pescatori avevano faticato tutta la notte invano, senza trarre alcun frutto da quel duro lavoro. E Gesù, dopo aver parlato alla folla, disse a Pietro: prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca. Un attimo di incertezza e subito l’Apostolo rispose: sulla tua parola getterò le reti. E il miracolo si compì: presero una quantità enormi di pesci e le loro reti quasi si rompevano (Lc 5,4-6). Fu un prodigio che Dio realizzò con la collaborazione umile, piena di fede, di Pietro e dei suoi compagni.

Non dimentichiamo questa realtà: anche nella nostra vita, nel nostro lavoro, Dio è disposto a compiere grandi cose. Aspetta però la nostra fede: che crediamo veramente in Lui, Figlio di Dio che si è fatto uomo per la nostra salvezza. In un’altra occasione, i Dodici domandarono al Signore come fare i miracoli che Lui compiva. Ed ecco la risposta di Gesù: Questa è l’opera di Dio: credere in colui che Egli ha mandato (Gv 6,29).

“Dio è sempre lo stesso”, scrisse san Josemaría in Cammino”. — Occorrono uomini di fede: e si rinnoveranno i prodigi che leggiamo nella Sacra Scrittura. — «Ecce non est abbreviata manus Domini» — Il braccio di Dio, il suo potere, non s’è rimpiccolito!” (Cammino, n. 586).

Oggi come ieri il Signore è disposto a fare grandi prodigi. Richiede soltanto la nostra collaborazione, il nostro impegno per una conversione che raggiunga tutte le persone che vivono intorno a noi. «L’Anno della fede, in questa prospettiva — diceva Benedetto XVI nella lettera d’indizione —, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo» (Benedetto XVI, Lett. apost. Porta fidei, 11-X-2011, n. 7).

Crescere giorno dopo giorno

Non basta credere in modo teorico. È senz’altro necessario accogliere fedelmente l’insegnamento della Chiesa; ma è anche necessario che la fede plasmi tutta la nostra vita, si manifesti in ogni circostanza, da quelle che sembrano importanti fino alle piccole occupazioni che s’intrecciano nel tessuto della quotidianità. D’altra parte, «solo credendo la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio» (Benedetto XVI, Lett. apost. Porta fidei, 11-X-2011, n. 13).

Completamente leale a questa legge della vita soprannaturale, san Josemaría si impegnò decisamente per crescere giorno dopo giorno nella fede. Facendo perno su questa virtù infusa da Dio nella sua anima, collaborando con la sua risposta personale, questo santo sacerdote fu in grado di superare tutte le difficoltà che si frapponevano alla realizzazione della Volontà divina.

Per esempio, nel 1934, pochi anni dopo la fondazione dell’Opus Dei, scriveva: “non ignoro gli ostacoli che incontrerete per estendere la vostra pazzia ad altri apostoli. Alcuni potranno sembrare insuperabili… ma, inter medium montium pertransibunt aquae: lo spirito soprannaturale dell’Opera e l’impeto del vostro zelo passeranno attraverso le montagne e supererete questi ostacoli”. E con la stessa convinzione ribadiva nel 1974: “Salveranno questo mondo nostro (…) non quelli che pretendono di narcotizzare la vita dello spirito, riducendo tutto a questioni economiche o di benessere materiale, ma quelli che hanno fede in Dio e nel destino eterno dell’uomo e sanno ricevere la verità di Cristo come luce orientatrice per l’azione e per la condotta” (San Josemaría, Discorso nel conferimento di lauree honoris causa, Pamplona, 9-V-1974).

Questa fede san Josemaría cercò di predicarla, cioè di insegnarla e propagarla per tutta la terra. E oggi, grazie a Dio, sono milioni le persone di ogni età, di ogni cultura, di ogni ceto sociale, che — seguendo quelle orme e quegl’insegnamenti — si sforzano di incontrare Dio nelle circostanze della loro quotidianità. Tanti uomini e donne seguono Gesù più da vicino, come Pietro, Giovanni, Andrea e gli altri Apostoli dopo la pesca miracolosa. Con quanta forza avranno risuonato nelle loro anime quelle stupende parole: non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,10-11).

Non è difficile!

Anche noi, con la grazia dello Spirito Santo, siamo in grado di seguire Gesù come i primi Dodici, ognuno nel posto in cui Dio lo chiama: non è difficile! E lì, dove il Signore ci ha trovati o ci chiede di rimanere, far conoscere e amare Gesù a tante altre persone. Con parole di Papa Francesco, possiamo domandarci: «Siamo capaci di portare la parola di Dio nei nostri ambienti di vita? Sappiamo parlare di Cristo, di ciò che rappresenta per noi, in famiglia, con le persone che fanno parte della nostra vita quotidiana? La fede nasce dall’ascolto, e si rafforza nell’annuncio (…).

«Questo vale per tutti», prosegue il Santo Padre: «Il Vangelo va annunciato e testimoniato. Ciascuno dovrebbe chiedersi: come testimonio io Cristo con la mia fede? Ho il coraggio di Pietro e degli altri Apostoli di pensare, scegliere e vivere da cristiano, obbedendo a Dio? Certo la testimonianza della fede ha tante forme, come in un grande affresco c’è la varietà dei colori e delle sfumature; tutte però sono importanti, anche quelle che non emergono. Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importa
nte, anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia» (Papa Francesco, Omelia nella Basilica di San Paolo fuori le mura, 14-IV-2013).

Per finire, ascoltiamo queste parole di san Josemaría. “La nostra fede non è un peso, non è una limitazione. Che povera idea della verità cristiana dimostrerebbe chi non ne fosse convinto! Scegliendo Dio non perdiamo nulla, guadagniamo tutto (…). Abbiamo in mano la carta vincente, il primo premio. Se qualcosa ci impedisce di vedere chiaramente questa verità, esaminiamo il fondo della nostra anima: forse c’è poca fede, poco rapporto personale con Dio, poca vita di preghiera” (Amici di Dio, n. 38).

Chiediamo a Dio Nostro Signore, per mezzo di sua Madre, che è anche Madre nostra, “di farci crescere nel suo amore, di concederci di gustare la dolcezza della sua presenza; perché soltanto quando si ama si giunge alla libertà più piena: la libertà di non voler mai abbandonare, per tutta l’eternità, l’oggetto del nostro amore” (Amici di Dio, n. 38) . E, con l’intercessione di san Josemaría, supplichiamo Dio che nei mesi dell’Anno della fede che ancora ci restano, e poi per tutta la vita, renda più forte, più salda, più ardente la nostra fede, nella vita sacramentale con il ricorso frequente alla Confessione e all’Eucaristia. Così sia.

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Per ogni approfondimento www.josemariaescriva.info

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ZENIT Staff

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