Educare i giovani a scoprire il senso della vita (Terza ed ultima parte)

La lezione di Viktor Frankl

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1)   L’educazione spirituale

Il bisogno fondamentale dell’essere umano è, secondo Frankl, il “bisogno di significato” [1] e l’uomo ricerca, oltre a significati particolari connessi a situazioni contingenti, soprattutto significati universali, i valori, che orientino la sua esistenza. La scelta dei valori richiede uno specifico discernimento “per il carattere conflittuale […] insito nei valori stessi in quanto, diversamente dai significati concreti, unici e irripetibili, per definitionem sono dei significati universali astratti. Come tali, essi non hanno solo valore per le singole e irripetibili persone che si trovano in situazioni singole e irripetibili, ma estendono la loro validità su ambiti molto più ampi, comprendenti situazioni tipiche e frequenti” [2]. La coscienza permette all’uomo di discernere i veri dai falsi valori e gli “consente una decisione libera e responsabile, quindi non arbitraria” [3].

L’uomo è libero di ascoltare o no la voce della coscienza[4]e quando essa “viene repressa e soffocata in modo sistematico e metodico si cade o nel conformismo occidentale o nel totalitarismo orientale, a seconda che i <>, generalizzati in modo eccessivo dalla società, siano offerti o addirittura imposti all’uomo” [5].  I genitori e gli insegnanti, se vogliono educare il giovane nella sua interezza e verità, devono favorire l’espressione di tutte le sue dimensioni ontologiche: quelle psico-somatiche e quelle spirituali.

L’essere umano è una totalità integrata di fisico, psichico e spirituale. Queste tre dimensioni non sono separate e dissociate l’una dall’altra, ma interagiscono in modo sinergico e, di conseguenza, è necessario garantire l’armonica crescita sia fisica, sia psichica, sia spirituale del giovane. E’ opportuno però sottolineare che “è la persona spirituale […] a fondare l’unità e la totalità dell’ essere dell’uomo” [6].

L’educazione spirituale deve, di conseguenza, assumere un ruolo centrale nella famiglia e nella scuola. Essa aiuterà il bambino e il ragazzo a scoprire  la “voce” di quel “Tu” che parla nel profondo del suo essere e a orientare la propria vita su valori veri e stabili e non su quelli falsi, “generalizzati in modo eccessivo dalla società” [7].

I giovani devono essere educati a scoprire il senso della vita fin da piccoli, sia perché essi lo ricercano, come rivelano le loro domande circa il destino umano dopo la morte e l’origine della vita, sia perché tale scoperta, approfondita negli anni successivi, li preserverà dall’esperienza, vissuta oggi da tanti giovani, del “vuoto esistenziale” [8].

Il vuoto esistenziale è la mancanza del senso della vita. Esso può  provocare, come testimonia l’esperienza clinica di Frankl, nevrosi “noogene”, “derivanti, cioè, da un vuoto esistenziale”[9]. Questo “vuoto” viene  oggi riempito dai giovani da esperienze distruttive legate al sesso, la droga ecc., che conducono sempre alla morte ontologica e, a volte, alla morte fisica, come nei casi, sempre più diffusi, di suicidi. I cristiani sanno qual è il vero Valore e il vero Senso della vita, perché lo sperimentano nella loro esistenza concreta  giorno per giorno: è quel Tu che ti è vicino nei momenti di prova,  ti risolleva se sei caduto nel peccato, ti ama comunque anche se gli hai voltato le spalle.

E’ della Persona di Gesù Cristo che i giovani hanno bisogno per potere rifiutare i valori avariati  che la società massmediatica offre loro e camminare dietro a Lui, l’unico che può dare senso alla vita, che può cioè donare  quel “sapore” che il mondo non conosce, ma che nel profondo ogni essere umano desidera.

Ma come può un giovane conoscere Gesù Cristo se le persone che gli stanno vicino non glielo testimoniano? Il Cristianesimo non è un insieme di dottrine o una morale, ma è Cristo vivo oggi nella comunità credente, e se i genitori o gli educatori non sperimentano la Sua presenza come potranno comunicare con la loro vita, prima che con le parole, che Gesù è l’unica risposta alle domande di verità e di felicità che rendono inquieto l’anima dei giovani e di ogni essere umano?

Nessuno può dare ciò che non ha: se un genitore non ha (concretamente e non intellettualmente) la fede, non la può testimoniare ai figli, i quali hanno bisogno di testimonianze credibili e non di parole. Nelle comunità cristiane, dove marito e moglie fanno un cammino di fede e imparano ad amarsi pur nelle difficoltà e a perdonarsi, i figli sono facilitati ad accogliere il messaggio evangelico e spesso entrano anche loro in una comunità cristiana.

La fede se testimoniata attrae e affascina, come dimostra Papa Francesco che attira l’attenzione di tante persone che sono lontane dalla Chiesa. Oggi i giovani hanno bisogno di stare a contatto con persone che come lui dicono con la loro vita che Gesù Cristo ha sconfitto il vuoto di senso che tanti sperimentano ed è l’unico che può far risorgere a vita nuova e gioiosa anche chi vive nel pessimismo e nella disperazione.

(La prima parte è stata pubblicata sabato 15 giugno. La seconda venerdì 22)


*

NOTE

[1] Ibidem, p.124.

[2] Ibidem. pp.106-107.

[3] Ibidem. P.107.

[4] Cfr. ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Ibidem, p.30.

[7] Ibidem, p.107.

[8] Riguardo al concetto di “vuoto esistenziale” cfr. ibidem, pp.121-126.

[9] Ibidem, p.125.

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Maurizio Moscone

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