E’ stato il Vice-presidente del CCEE e Presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. Jozef Michalik, ad aprire ieri pomeriggio i lavori dell’incontro dei segretari generali delle Conferenze Episcopali in Europa che si incontrano a Varsavia fino a domenica 30 giugno presso la sede della Caritas Polaccam (Ul. Okopowa 55).
Nel suo saluto, mons. Michalik si è soffermato sulla situazione della Chiesa cattolica in Polonia e le sfide attuali poste dalla società quali la grande disoccupazione e la forte emigrazione che preoccupano particolarmente la Chiesa locale.
Dal canto suo, mons. Wojciech Polak, segretario della Conferenza episcopale polacca, ha sottolineato l’importanza che riveste il tema della nuova evangelizzazione in Polonia, a Varsavia in particolare dove il Beato Giovanni Paolo II ebbe a dire: “La Chiesa ha portato alla Polonia Cristo, cioè la chiave per la comprensione di quella grande e fondamentale realtà che è l’uomo. Non si può infatti comprendere l’uomo fino in fondo senza il Cristo. O piuttosto l’uomo non è capace di comprendere se stesso fino in fondo senza il Cristo. Non può capire né chi è, né qual è la sua vera dignità, né quale sia la sua vocazione, né il destino finale. Non può capire tutto ciò senza il Cristo” (1979, Piazza della Vittoria). Per il vescovo Polak “anche l’Europa non riuscirà a comprendere e a capire se stessa senza Cristo, la viva speranza per le nostre Chiese e i nostri popoli”.
L’introduzione al tema “Dall’Ecclesia in Europa all’anno della fede: 10 anni di nuova evangelizzazione in Europa” è stato affidato a mons. Virgil Bercea, Vescovo di Oradea-Mare e Vice-presidente della Comece, che ha partecipato all’Assemblea speciale sull’Europa (1999) e al sinodo sulla Nuova Evangelizzazione (2012).
Il Vice-Presidente della ComECE, ha messo in evidenza luci e ombre dell’attuale situazione europea, a partire da un approccio antropologico, ossia cercando di tracciare quale idea di uomo il vecchio continente ci presenta.
“Cercando di entrare in una fenomenologia antropologica odierna ci rendiamo conto dei vari problemi del mondo europeo e della sua grave crisi. Manca sempre più una visione del futuro, tutti s’imprigionano nel presente e nella gente vince il scarso senso della storia. Il desiderio di crescere e di guardare lontano è stato sostituito con passioni ed emozioni che si provano nel presente. Stiamo assistendo a un disfacimento della cultura della famiglia e del bene comune che sono sostituite dall’egocentrismo”.
In sintesi, per il vescovo rumeno, la grave crisi economica che “causa danni immensi”, ha radici più profonde ed non è a se stante. “L’economia di un mondo in corso di mondializzazione è entrata in una grande crisi, la cultura è entrata nella sua post-postmodernità, la spiritualità della persona umana cerca approcci nuovi, le convulsioni sociali e le attese degli uomini non concordano con le possibilità”.
Questo è il panorama descritto da mons. Bercea nel quale la Chiesa è chiamata a portare il suo messaggio di speranza, che come ricorda l’esortazione post-sinodale Ecclesia in Europa, di cui ricorre domani il decimo anniversario (28.06.2003), è Gesù Cristo. Concretamente, per fare fronte a questa situazione, il Vice-presidente della ComECE propone di “chiarire le fondamenta dei contenuti di base della fede e della cultura… promuovere e favorire lo studio, la diffusione e l’attuazione del Magistero pontificio relativo alle tematiche connesse alla nuova evangelizzazione… far conoscere e sostenere le iniziative in corso… la promozione dell’ecumenismo spirituale e la valorizzazione della presenza viva delle Chiese cattoliche orientali… il confronto con le altre religioni che l’emigrazione di questi decenni ha fatto diventare un’urgenza ed infine lo studio e la promozione dell’utilizzo delle forme moderne di comunicazione, come strumenti per la nuova evangelizzazione”.