“La decisione della Corte Suprema Usa in tema di equiparazione delle diverse forme di famiglia, compresa quella omosessuale, ha immediatamente scatenato entusiasmo da parte di quanti chiedono che l’Italia non resti indietro e si adegui alla “civiltà” espressa dall’ordinamento statunitense. Nonostante i fenomeni innescati dalla globalizzazione, ogni nazione ha il diritto/dovere di formulare soluzione proprie, tenendo conto della propria cultura e del proprio ethos” afferma Paola Ricci Sindoni, Presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.
“Non v’è dubbio che questa sentenza abbia valore storico, soprattutto perché scardina pesantemente la legge naturale che vuole siano un uomo e una donna a trasmettere la vita all’interno di un istituto riconosciuto socialmente. Vale la pena ricordare che nessuna nazione può esprimere una presunta superiorità culturale; si pensi ad esempio che la sentenza di ieri è espressione dello stesso Paese che considera normale ammettere la pena di morte”.
“La pretesa di uniformare e rendere neutro ciò che neutro e uniforme non è, vuol dire imporre un’equivalenza che non trova fondamento né antropologico né culturale. Non possiamo condividere la deriva di una società che, avvalendosi ideologicamente della teoria del gender, vuole garantire un’uguaglianza eliminando la differenza”.