Essere cristiani senza Cristo

Nell’omelia a Santa Marta, il Papa ha invitato a non essere “cristiani a parole”, ma a fondare la vita sulla “roccia” che è Gesù Cristo, l’unico capace di dare la sicurezza

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“Nella storia della Chiesa ci sono state due classi di cristiani: i cristiani di parole – quelli Signore, Signore, Signore – e i cristiani di azione, in verità”. È partito da questa netta distinzione Papa Francesco per sviluppare la sua riflessione nella Messa a Santa Marta di oggi, concelebrata con il cardinale arcivescovo di Aparecida, Raimundo Damasceno Assis, insieme ad altri vescovi.

Come ogni mattina, il Santo Padre ha tracciato alcune pennellate per definire meglio il volto del vero cristiano. Purtroppo, ha detto oggi, non esiste una sola tipologia di cristiani, ma anzi i cristiani possono avere diverse facce. Ci sono quelli “superficiali”, quelli troppo “rigidi” e di conseguenza troppo “tristi”, quelli “allegri” ma che non godono della vera gioia di Cristo, o, ancora peggio, quelli che “si mascherano da cristiani”. Comune denominatore di tutti è il non fondarsi sulla “roccia” della Parola di Cristo – come riportava il Vangelo odierno di Matteo – ma seguire “un cristianesimo a parole, un cristianesimo senza Gesù, un cristianesimo senza Cristo” ha osservato il Papa.

Nei secoli della Chiesa, “c’è sempre stata la tentazione di vivere il nostro cristianesimo fuori della roccia che è Cristo” ha aggiunto. Spesso si dimentica che Gesù è “l’unico che ci dà la libertà per dire ‘Padre’ a Dio”, è l’unico che “ci sostiene nei momenti difficili” e ci protegge quando “cade la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti” nella nostra vita. Perché quando si è fondati sulla “roccia” – ha sottolineato Bergoglio – c’è la “sicurezza”, le parole invece “volano, non servono”.

“Essere cristiani senza Cristo” è un qualcosa che “è accaduto e accade oggi nella Chiesa” ha soggiunto. In particolare, ha detto, si possono individuare attualmente due categorie. Il cristiano “gnostico”, colui che “invece di amare la roccia, ama le parole belle” e vive un “cristianesimo liquido”, credendo sì in Cristo, ma non che sia “quello che ti dà fondamento”. E poi il cristiano “pelagiano”, che si caratterizza per uno stile di vita ‘inamidato’. Quelli come lui – ha detto il Papa – credono che “la vita cristiana si debbaprendere tanto sul serio che finiscono per confondere solidità, fermezza, con rigidità”  e pensano che “per essere cristiano sianecessario mettersi in lutto, sempre”.

“Ce ne sono tanti”  di cristiani così, ha detto il Santo Padre. Ma è sbagliato anche definirli cristiani, perché sono solo ‘maschere’: “Non sanno – ha ribadito – cosa sia il Signore, non sanno cosa sia la roccia, non hanno la libertà dei cristiani. E, per dirlo un po’ semplicemente, non hanno gioia”. Tra gli ‘allegri’ solo all’apparenza, e quelli perennemente a lutto, questi credenti “non sanno cosa sia la gioia cristiana, non sanno godere la vita che Gesù ci dà, perché non sanno parlare con Gesù. Non si sentono su Gesù, con quella fermezza che dà la presenza di Gesù” ha constatato Bergoglio.

E non solo non hanno gioia, ha aggiunto, non hanno neanche libertà: “Questi sono schiavi della superficialità, di questa vita diffusa, e questi sono schiavi della rigidità, non sono liberi. Nella loro vita lo Spirito Santo non trova posto. È lo Spirito che ci dà la libertà!”. Il Signore, quindi, ha concluso il Pontefice, “oggi ci invita a costruire la nostra vita cristiana su Lui, la roccia, quello che ci dà la libertà, quello che ci invia lo Spirito, quello che ti fa andare avanti con la gioia, nel suo cammino, nelle sue proposte”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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