In occasione della prima solennità di san Pietro apostolo celebrata da papa Francesco appare emblematico il sottostante brano del Memoriale in cui si narra che la beata Angela da Foligno – terziaria francescana – andò a Roma per pregare san Pietro onde ottenere la grazia della povertà.
La beata Angela mentre camminava verso Assisi stava pregando. Tra l’altro supplicava il beato Francesco di implorare Dio per lei, perché potesse fare esperienza di Cristo, e di impetrarle la grazia di osservare bene la Regola che aveva professato da poco e soprattutto di farla vivere e morire veramente povera. Ella, infatti, tanto desiderava avere la perfetta povertà, che era andata a Roma solo per pregare il beato Pietro apostolo di ottenerle da Cristo la grazia di diventare veramente povera.
Quando lessi queste cose alla fedele, disse che, anche se scritte con grande difetto, erano vere e aggiunse: – Allorché mi avvicinai a Roma, sentii che, per grazia divina, mi era concesso ciò che avevo chiesto riguardo alla povertà. Quella volta, come dicevo, andando ad Assisi, pregava il beato Francesco di impetrarle dal Signore Gesù Cristo la grazia della povertà. Lei mi riferì pure le molte altre cose che chiedeva in quella preghiera lungo la strada. Poi arrivò tra Spello e la stretta via che sta dopo il paese e sale verso Assisi, e li, al trivio, le fu detto: «Tu hai pregato il mio servo Francesco, ma io non ho voluto mandarti un messaggero. Sono lo Spirito Santo e son venuto da te, per darti una consolazione che non hai mai gustato, e rimarrò con te, in te, fino a San Francesco e nessuno se ne accorgerà. Voglio venire, parlando con te lungo la strada, senza mai smettere, e tu non potrai fare altro, perché ti ho avvinta. Partirò da te solo quando andrai la seconda volta a San Francesco; allora mi allontanerò, per quanto riguarda questa consolazione, ma da te non me ne andrò mai più, se mi amerai».
Cominciò a dire: «Figlia mia dolce, figlia mia, mia delizia, mio tempio, figlia, mia delizia, amami, perché io ti voglio tanto bene, molto più di quanto me ne vuoi tu». Spessissimo disse: «Figlia e sposa dolce», e aggiunse: «Io ti amo più di qualsiasi altra donna della valle di Spoleto. Ora che io mi sono riposato in te, anche tu riposati in me. Tu hai pregato il mio servo Francesco, al quale ho concesso molti doni, poiché mi volle molto bene, ma se ci fosse qualche persona che mi amasse di più, io gliene farei ancora di più. Io ti darò quello che ebbe il mio servo Francesco e ancora di più, se mi amerai».
Per un approfondimento: Fortunato Frezza, Il libro di Angela da Foligno, Sismel- Edizioni del Galluzzo, Firenze 2012.