"Fermatevi, sono io che vi ho messi al mondo!"

L’autorità femminile al centro di un dibattito all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

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Stamattina, presso l’Aula Magna nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, si è svolto il primo incontro sul tema Autorità femminile, promosso dall’Officina delle Idee, in collaborazione con l’Istituto di Studi Superiori della Donna.

L’incontro è iniziato con una breve introduzione e presentazione da parte di Marta Rodriguez, direttrice dell’Istituto. Sono intervenute in seguito Luisa Muraro, filosofa e scrittrice; Marina Terragni, giornalista, scrittrice e blogger; Valentina Colombo, giornalista e scrittrice, e l’ostetrica e fondatrice dell’Opera Casa Betlemme, Flora Gualdani.

Tema dell’incontro è stato il ruolo della donna nel mondo attuale, in particolare, la differenza tra il potere e l’autorità delle donne e in che modo questi due fattori siano oggi interdipendenti. Il dibattito è stato articolato intorno alle seguenti domande: “Qual è l’autorità femminile nel mondo? C’è una differenza tra l’autorità femminile e maschile? E qual è la differenza tra potere e autorità?”. Il mondo è dominato dal maschile e le donne devono quindi farsi spazio per convivere con l’altro sesso. Purtroppo, facendo questo, si sviluppano conflitti con altre donne.

Nel suo intervento, Flora Gualdani ha presentato l’Opera Casa Betlemme della quale è fondatrice: un luogo di preghiera, ma anche una casa di accoglienza e un centro di formazione. La Casa coniuga un cammino di fede con lo studio e la divulgazione della bioetica alla luce del magistero della Chiesa cattolica, in un contesto di maternità difficili, prendendosi cura del dolore femminile a tre livelli. Il primo è la sofferenza come solitudine nell’accogliere una ‘maternità difficile’. Si tratta cioè di donne che hanno paura di essere sole o di sentirsi sole. La sofferenza come pressione psicologica sulle diagnosi prenatali è il secondo livello: la Casa Betlemme considera il figlio come un dono. L’ultimo livello è la sofferenza del trauma post-aborto.

Le donne hanno ritrovato la pace seguendo il cammino di accompagnamento che offre la Casa Betlemme. Il rispetto della persona è rappresentato anche nell’architettura che rispecchia più una casa-famiglia, piuttosto che un grande istituto.

Marina Terragni, giornalista e blogger (cura la rubrica Maschile/Femminile sul Corriere della Sera), ha iniziato il suo intervento richiamando le ultime vicende avvenute ad Istanbul una settimana fa. Nel corso dei tanti scontri tra la polizia e i manifestanti nella città turca, una donna ha alzato la sua voce contro i poliziotti urlando: “Fermatevi, sono io che vi ho messi al mondo!”.

Secondo la Terragni, si è trattato di un’intenzione di far valere la propria autorità in una situazione terribile tra uomini armati. La giornalista ha definito questa donna “l’Antigone di Istanbul”, perché, come Antigone, assume tutta la sua autorità per opporsi al disprezzo della vita. Un paragone insolito visto che non si parla di Antigone come un’autorità femminile, ma piuttosto come un simbolo di disobbedienza civile che ha pagato la sua testimonianza con la vita. Al termine dell’incontro, ZENIT ha avuto la possibilità di approfondire il tema direttamente con Marina Terragni.

Oggi, la figura di Antigone può essere ancora presa come modello?

Terragni: Sì, solo che, come ho già spiegato, Antigone è presa in genere come modello di disobbedienza civile, come ribelle ed anarchica. Invece, il senso di Antigone è quello di ubbidire a una legge che viene prima di tutte le altre e prima degli dei: il primato della vita e delle relazioni di dipendenza fra essere umani. In questo senso Antigone rappresenta un modello di autorità perché, come la donna turca, ricorda questa verità essenziale che viene prima di tutto. È il primato della vita e dei corpi.

Secondo lei, qual è l’autorità delle donne nel mondo di oggi?

Terragni: L’autorità come abbiamo convenuto quasi tutte noi relatrici consiste fondamentalmente in una presa di parola, anzi in un dare ognuna la parola all’altra e in una circolarità. E quindi, dall’altra parte, nell’accettare la parola. Se io accetto la tua autorità, do spazio anche alla mia, in modo circolare. E questo serve molto al mondo di oggi. È una cosa che è molto necessaria per il mondo. Come spiega bene Luisa Muraro nel suo libro che si intitola Autorità, è un antidoto al potere. Un antidoto ai rapporti di forza brutale: l’autorità.

Qual è la differenza tra l’autorità è il potere?

Terragni: L’autorità è fondamentalmente relazione. Cioè, è necessario che tu rifondi continuamente la mia autorità con la tua volontà di avermi vicina. Mentre il potere non chiede la relazione. Anzi, la relazione, l’avvicinarsi, mette in pericolo il potere. Al contrario l’autorità ne ha continuamente bisogno. Inoltre, mentre il potere si fissa e si cristallizza, l’autorità si rimette ogni volta in gioco.

Quindi, la figura della madre potrebbe essere un esempio più chiaro per l’autorità della donna?

Terragni: Sì, è un esempio molto efficace, perché per mostra come nelle relazioni dispari tra la mamma e il bambino, la madre sa esercitare la sua autorità e queste relazioni dispari di solito vanno a finire bene. La madre non approfitta della sua forza con il bambino e normalmente, quasi sempre, tutto va molto bene, e determina la libertà del bambino.

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Jill Carnà

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