Città del Vaticano, lunedì 17 giugno 2013. Ore 19.20. L’aula Nervi è piena. È multicolore. Gente da ogni parte del mondo, grandi e bambini. 10mila persone si preparano a sentire il discorso del Papa, in occasione del Convegno della Diocesi di Roma.
Molte altre non riescono ad entrare. Stanno fuori, all’ombra del colonnato che li protegge. Mamme, passeggini, scouts. Tengono tutti il pass in mano nella speranza di riuscire ad assistere. Bergoglio non riesce a passare. C’è troppa gente. Li saluta, uno per uno. Benedice i bambini e accarezza loro la fronte. Sorride.
Un successo clamoroso ancor prima di cominciare. Tutti entusiasti. Anche chi è rimasto fuori. Sentono la vicinanza di un Papa diverso. Un papa che non si perde in chiacchiere. È veloce, incisivo. In soli 40 minuti di discorso insegna e diverte. Le telecamere inquadrano persone che sorridono. Nessuno è annoiato.
“I cristiani devono essere rivoluzionari”, afferma istintivamente il Papa. Non dobbiamo stare seduti a pregare, a lamentarci o a sperare in un aiuto dal cielo. Dobbiamo agire. Andare nelle periferie. Non abbatterci, anche se è facile. Coraggio è la parola chiave, afferma il Pontefice. Senza coraggio non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo essere pratici. Dobbiamo testimoniare. Le parole senza i fatti non sono nulla. Bisogna essere pazienti.
“Non capisco le comunità chiuse”, afferma sorridendo. “Quando una comunità è chiusa, […] è una comunità sterile. Non è feconda”. In poche parole è inutile. In primis Bergoglio denuncia apertamente quella parte di cattolici che non contribuiscono alla diffusione del Vangelo. E per Vangelo si intendano non solo le sacre scritture, bensì un vero e proprio contributo pratico.
In questo momento ciò che serve è andare nelle periferie e aiutare chi ne ha bisogno. Soprattutto i giovani in difficoltà. A questo punto Bergoglio non può che fare una profonda riflessione sulla società di oggi. Sempre più adolescenti sono senza speranza. Si parla di suicidi, depressioni. Ed è proprio questo il compito del cristianesimo oggi. Ridare Speranza, ridare la Vita con V maiuscola.
“Non è impresa facile” ma è il nostro compito, è il nostro dovere. Del resto “non siamo pettinatori di pecorelle, siamo pastori”: è questa la differenza. Siamo una rivoluzione, l’unica che ha cambiato il cuore degli uomini, continua sorridendo Papa Francesco.