Comunicare la speranza oggi, per costruire l'Europa di domani

A dieci anni dell’esortazione apostolica “Ecclesia in Europa”, il CCEE si interroga sulle sfide dell’azione missionaria della Chiesa oggi nel Vecchio continente

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Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, è sorgente di speranza per l’Europa. Oggi più che mai il messaggio di speranza dell’esortazione apostolica si rivela profetico e attuale per l’Europa. Il continente sembra infatti attraversare una stagione di smarrimento e di offuscamento della speranza. In questo tempo di crisi, molti cittadini si sentono disorientati e delusi dalle istituzioni e i riferimenti che finora avevano saputo reggere le società del vecchio continente. L’Europa del 2013 sembra essere percorsa più da un’onda d’incertezza che dal desiderio di futuro. Ma questa crisi, che non è solo economica, ma anche culturale, antropologica, etica e spirituale, costituisce un’opportunità perché l’Europa possa affrancarsi dall’agnosticismo pratico e dall’indifferentismo religioso e decidere nuovamente del suo futuro nell’incontro con la Persona e il messaggio di Gesù Cristo (cfr. Ecclesia in Europa, 2).

La sfida principale è quindi quella di capire chi è oggi l’uomo in Europa e verso dove cammina. Come può la Chiesa cattolica essergli accanto, aiutandolo ad integrare il messaggio evangelico nella sua esperienza quotidiana e proponendo, con parole nuove, con strumenti moderni, anche sul piano della comunicazione, la persona di Gesù ed i valori presenti nel suo vangelo.

L’Europa del 2013

Attraverso il contributo di esperti quali, il prof. Andrea Pin, ricercatore e professore aggregato di Diritto Costituzionale (Università di Padova – Italia), mons. Piotr Mazurkiewicz, officiale del Pontificio Consiglio per la Famiglia (Vaticano) e il prof. Manfred Spieker, docentedi scienze sociali all’Università di Osnabrück (Germania), i partecipanti si sono interrogati sui cambiamenti in corso in Europa.

Negli ultimi anni, diversi elementi testimoniano dei cambiamenti in corso nell’ambito della politica, dell’economia e del diritto. Si assiste ad esempio a una moltiplicazione dei diritti. I cosiddetti ‘nuovi diritti’ – i diritti individuali – che sono proprio il frutto di una società in cui impera l’individualismo, ove tutto quello che è possibile, deve essere reso lecito attraverso il diritto. Questi stessi nuovi diritti sembrano essersi sviluppati parallelamente all’espansione della logica dell’economia nelle nostre società. Di fatto, l’attuale crisi economica e le sue risposte, mostrano chiaramente quanto molto spesso l’economia sta diventando il metro di valutazione di norme e sottrae spazi di decisioni alle persone (e alle democrazie): è spesso il programma economico (e non le questioni di società) ad essere l’ago della bilancia nelle elezioni politiche. Insomma l’economia è diventata l’autostrada attraverso la quale entrano i diritti individuali, il cui paradigma di riferimento è un ethos che non prevede l’interrogativo su che cosa sia la verità. Allo stesso tempo, questo stesso sistema mostra già ora i suoi limiti. L’esperienza quotidiana mostra come questi stessi diritti non riescono a compiere quanto promettono. 

Teoria del genere, l’eutanasia e cultura della morte

Nel corso dell’incontro sono stati analizzati alcuni temi di attualità: la teoria del genere, l’eutanasia, e il linguaggio della cultura della morte. E’ particolarmente significativo notare come spesso si utilizzi un linguaggio ispirato al diritto – il diritto alla salute riproduttiva per giustificare l’aborto o il diritto all’auto-determinazione o alla morte attiva assistita per giustificare l’eutanasia –  per affermare una prassi, una cultura della morte che in definitivo è il tentativo dell’uomo di sostituirsi a Dio nell’essere padroni della vita anziché semplici amministratori.

Sono anche state analizzate, dal punto di vista della comunicazione, alcune iniziative legati a questi temi, quali la “manif pour tous” e la campagna della Conferenza episcopale d’Inghilterra in opposizione al matrimonio di persone dello stesso sesso. Il quadro che emerge, testimonia chiaramente la “frattura” che è venuta a crearsi in questi paesi tra la democrazia rappresentativa (gli eletti) e la democrazia partecipativa (la popolazione che non si sente rappresentata), mostrando quanto, su questi temi, il confronto-dibattito sociale sia estremamente necessario e allo stesso tempo pone delle nuove sfide alla Chiesa.

In generale, dalle riflessioni e dal dibattito in aula, è apparso chiaramente che la questione è in definitiva di natura antropologica: quale idea di uomo l’Europa vuole consegnare al futuro?

Copyright e Privacy

Grazie al contributo della dott.ssa Elvana Thaçi, Responsabile dell’Unità “Internet Governance” – Direzione “Società dell’informazione e Azione contro il crimine” (Consiglio d’Europa), è stato possibile verificare lo stato della riflessione sui temi del copyright e della privacy, e i loro effetti nella vita della Chiesa (come istituzione) e credenti. La sfida è quella di regolare il rapporto tra due diritti fondamentali: il diritto alla proprietà intellettuale e la libertà di espressione. Infatti, in non pochi casi, specie con l’avvento d’internet, questi diritti entrano in collisione. Particolare attenzione è stata data poi alla tutela e al trattamento dei dati privati.

News.va e PopeApp

Nel corso dell’incontro, dr. Thaddeus Milton Jones del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (Vaticano) ha portato il saluto del Presidente del dicastero romano, l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, e ha presentato le numerose attività del pontificio consiglio, in particolare nel campo dei new media (PopeApp, l’account twitter Pontifex…) e l’opera di unione dei vari strumenti della comunicazione della Santa Sede nel portale multilingua www.news.va.

La Romania

I partecipanti sono stati informati sulla situazione dei cristiani in Romania e sull’impegno della Chiesa romena nell’ambito delle comunicazioni sociali da don Eduard Mihai Cosa, segretario generale della Conferenza Episcopale di Romania (CER), dal vescovo ausiliare di Bucarest, mons. Cornel Damian, e da don Francisc Dobos, portavoce della CER e co-organizzatore dell’incontro. La Romania, paese ponte tra oriente e occidente, è una realtà specifica e molto complessa, dove convivono, non senza tensioni, varie confessioni cristiane (cattolici, ortodossi e protestanti) e minoranze linguistiche (ungherese e tedesche). Negli ultimi anni, le diocesi cattoliche hanno investito molto sulla loro comunicazione, anche grazie ai nuovi mezzi di comunicazioni sociali ed internet. Praticamente ogni diocesi è dotata di un ufficio stampa  ed di un sito web.

La Conferenza episcopale romena, che è bi-rituale con vescovi di rito latino e vescovi greco-cattolici, è impegnata nei preparativi per la beatificazione (31 agosto prossimo) del venerabile Vladimir Ghika (morto nel 1954), sacerdote e intellettuale rumeno, che ha subito il martirio sotto il regime comunista. Proprio la testimonianza di numerosi religiosi e laici cristiani, che hanno subito la persecuzione negli anni bui del comunismo, è stata presentata da mons. Mihai Fratila, vescovo greco-cattolico di Bucarest edon Francisc Ungureanu, postulatore della causa di beatificazione del venerabile Ghika. La testimonianza di questi uomini e di queste donne ha permesso che la Chiesa sopravvivesse durante il regime totalitario ed è uno stimolo perché cadano oggi le maschere del sospetto, ancora molto presenti nel paese.

L’incontro si è poi concluso con una libera discussione su alcuni eventi particolarmente importanti nella vita della Chiesa degli ultimi mesi (Vatileaks, dimissioni di Papa Benedetto XVI e elezione di Papa Francesco) e una presentazione delle attività della ComECE e del CCEE. 

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ZENIT Staff

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