A pianterreno del palazzo vaticano di una traversa di via della Conciliazione ci attende un signore ottantaquattrenne, che da subito si palesa mentalmente molto vivace e ancora pieno di energia e di entusiasmo: è Emanuele Ferrario, l’imprenditore caseario varesino che dal 1987, in coppia con padre Livio Fanzaga, presiede ai destini di Radio Maria. Una sorta di fenomeno massmediatico questa emittente mariana, che, priva di pubblicità, accompagna la giornata di circa 2 milioni di ascoltatori in Italia e di altre decine di milioni nel mondo. Radio Maria, nata nel 1983 ad Arcellasco d’Erba come emittente parrocchiale per mano di don Mario Galbiati (dissensi di fondo divideranno questo sacerdote nel 1991 dalla sua creatura), dal 1987 si è trasformata prima in radio nazionale, poi internazionale, nel senso che oggi è presente (con 65 radio gemelle) in 60 Paesi. Sempre con il medesimo presidente…
Emanuele Ferrario, la Sua avventura con Radio Maria è cominciata 26 anni fa… Se n’è mai pentito?
Per niente. La mia penso sia stata e continui ad essere un’esperienza unica ed impagabile.
Che cosa ha spinto un imprenditore caseario del Varesotto a interessarsi e a coinvolgersi profondamente nei destini di una radio allora parrocchiale, ad Arcellasco d’Erba?
Galeotto fu il fatto che questa radio ritrasmetteva i messaggi di Medjugorje, dove io avevo avuto un’esperienza particolarmente intensa, anche perché mia moglie è morta nel 1984, un mese dopo essere stata in pellegrinaggio in quella località dell’Erzegovina. L’esperienza mi era rimasta molto impressa. Un giorno leggo un articolo di Montanelli, in cui il grande giornalista parlava con il suo stile ironico della radio parrocchiale che diffondeva le parole della Madonna di Medjugorje. Fu questa la spinta perché io incominciassi a frequentare, dall’agosto del 1986, questa radio a me sconosciuta.
Quand’è che decise di dedicarsi completamente alla radio?
L’anno dopo a gennaio mi sono ritrovato presidente per un periodo limitato, ma sei mesi sono diventati 26 anni, durante i quali Radio Maria è diventata prima nazionale e poi ha favorito un progetto internazionale, realizzando un modello organizzato in 60 Paesi. Possiamo chiamarla fortuna o protezione del Cielo, ma grazie al fatto che in quegli anni (1988 -90) non esisteva ancora una legge sulle telecomunicazioni, con entusiasmo -e facendo anche grossi debiti- in soli tre anni abbiamo creato una rete che copriva tutta l’Italia. Abbiamo fatto due scelte fondamentali coraggiose: rinunciare ad ogni forma di pubblicità e grazie a padre Livio impostare una programmazione che oggi tutti riconoscono come profetica ed evangelizzatrice per il mondo intero.
E’ così che incominciò il ‘miracolo’ di Radio Maria…
Ricordo ancora oggi una prima offerta di 15mila lire da parte di un istituto di religiose: allora dissi ai miei collaboratori che potevamo guardare con fiducia all’avvenire se delle suore ci facevano un’offerta! Quando notai, poi, che gli ascoltatori della Liguria mandavano offerte quanto i lombardi mi dissi: “E’ fatta!”. Lei sa che, fino al 1945, molti liguri stipulavano atti privati sulla parola evitando il notaio per non spendere denaro…
Sarà anche merito del rapporto diretto instaurato con gli ascoltatori…
In effetti Radio Maria è stata innovativa anche da questo punto di vista. Le altre radio allora non davano la possibilità di parlare in diretta. Inoltre, altra novità, eravamo l’unica emittente che si poteva ascoltare senza interruzione tra Milano e Roma, perché eravamo presenti lungo tutta l’autostrada.
Da radio parrocchiale a radio nazionale, con quale obiettivo?
L’obiettivo di allora è lo stesso di oggi: aiutare la Chiesa nell’opera di rievangelizzazione. In quegli anni erano poche le parrocchie in cui si celebravano i vespri, pochissime quelle in cui si cantavano le lodi. Oggi invece, anche grazie ai nostri collegamenti di preghiera, sono molte di più. Posso testimoniare, poi, che anche in Italia, negli anni 1988-90, c’era stato uno sviluppo notevole delle sette religiose, ciascuna con la propria radio: un fenomeno che si è perlomeno attenuato con l’avvento di Radio Maria. Il motivo? La gente ha bisogno di essere ascoltata e la nostra radio è da sempre attenta alle persone e ai loro problemi: per questo chiediamo ai nostri conduttori –laici compresi– di portare a tutti una parola buona, di consolazione e di speranza, anche nelle trasmissioni a tema non strettamente religioso, come del resto fa padre Livio nel suo Commento alla stampa.
Ecco, padre Livio: la fama di Radio Maria è legata in gran parte a lui…
Certamente sì. Sin dall’inizio ha voluto scommettere su un palinsesto di programmi in gran parte a carattere religioso, con quasi 6 ore al giorno dedicate alla preghiera. Una scelta in apparenza azzardata, ma che poi si è rivelata vincente: basti dire che, in tutte le Radio Maria del mondo, la trasmissione più seguita è proprio la Santa Messa quotidiana.
Quando avete deciso di guardare anche all’estero?
Quasi da subito. Sin dal primo viaggio a New York nel 1992, il nostro obiettivo è stato quello di portare la Radio a tutti gli italiani, anche quelli residenti all’estero. Il nostro motto, “ovunque c’è un italiano, Radio Maria deve essere al suo fianco”, spiega anche la capillarità della nostra presenza.
Oggi però siete attivi in molti Paesi, indipendentemente dalla presenza di italiani. Come ha avuto inizio questo nuovo sviluppo?
Nel 1990 l’arcivescovo di Toledo, Marcelo Gonzalez Martin, ci disse che voleva fare una radio simile alla nostra: gli fornimmo dei suggerimenti e diede il via a Radio Santa Maria (in seguito, è nata anche Radio Maria Spagna, ndr). Sempre in quegli anni molti sacerdoti stranieri che studiavano a Roma, una volta tornati in patria chiedevano di poter fondare Radio Maria anche nei loro Paesi d’origine. Ma anche gli stessi ascoltatori hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo della radio all’estero.
In che modo?
Quando ci hanno chiamato in Perù, nel 1995, il Paese era poverissimo e furono gli ascoltatori italiani a spingerci non solo a fornire assistenza, ma anche un aiuto concreto. Negli anni successivi, Radio Maria Italia si è direttamente impegnata a fare nascere una quindicina di emittenti gemelle nel mondo. Nel 1998, poi, si è pensato di costituire l’associazione internazionale “Famiglia mondiale di Radio Maria” che, non a caso, ha sede in Roma a pochi passi da piazza San Pietro ed ha lo status speciale presso il Consiglio economico e sociale dell’ONU (Ecosoc). Finora la “World Family” ha realizzato progetti di comunicazione per lo sviluppo in più di 60 Paesi, contribuendo all’organizzazione di ben 65 Radio che promuovono valori culturali e religiosi in più di 40 lingue locali, principalmente attraverso il volontariato. Qualcosa di impensabile solo qualche anno fa .
Durante la “Mariatona” (vedi l’articolo apparso su questo sito) si è chiesto aiuto per l’istituzione di altre 11 Radio Maria in varie parti del mondo, Africa in testa…
La Mariatona è nata in Colombia dove la Radio Maria locale, in un momento particolarmente difficile, ha deciso di lanciare una maratona radiofonica per raccogliere fondi. Un’ascoltatrice ha però telefonato al direttore suggerendo un nome più appropriato: Mariatona. Dopo il successo di quell’iniziativa, nel mese di maggio appena trascorso abbiamo realizzato la prima Mariatona mondiale, che ha avuto un bel riscontro non tanto in termini di risultati economici, quanto di testimonianze commoventi su come Radio Maria ha cambiato la vita degli ascoltatori. In fondo, questo è un progetto che dona amore e gli ascoltatori
lo ricambiano con generosità: penso che, tra le 11 nuove radio richieste, già tre o quattro potranno cominciare le loro trasmissioni entro fine anno.
(La seconda parte segue domani, domenica 16 giugno)