“Siamo alla terza fase della crisi economica; dopo la crisi finanziaria del 2007, seguita dalla crisi dell’economia reale, siamo passati alla crisi del default degli stati”. Questa una delle affermazioni con cui il prof. Carmine Tabarro ha dato inizio al suo intervento, il 10 giugno, a Roma, nell’Aula capitolare dei Missionari Comboniani. La relazione di Tabarro, dal titolo “Come la crisi economica è vista e vissuta al fuori dell’Europa”, si inquadra nell’insieme di iniziative che la curia Comboniana ha proposto come approfondimento di tematiche attuali.
La crisi finanziaria attuale, sostiene il professore che, oltre a lavorare in banca, è un ricercatore e offre corsi all’università Gregoriana, è figlia di un sistema economico-finanziario che ha le sue premesse teoriche nella scuola di Chicago e la sua ‘traduzione’ nelle politiche economiche neo-liberiste del presidente degli USA R. Reagan e del primo ministro britannico M. Thatcher negli anni ’80. Sono queste teorie e queste politiche che hanno segnato il destino della finanza e dell’economia mondiale negli ultimi anni.
La dottrina neo-liberista insiste, tra l’altro, sulla necessità dell’austerità e sui tagli alla spesa sociale per una ripartenza economica. Applicati all’Africa attraverso gli Structural Adjustment Programs e ora all’Europa dell’eurolandia nei suoi ‘paesi periferici’ hanno avuto e attualmente hanno conseguenze devastanti sull’economia reale. Tali assunti economici sono stati ultimamente criticati, tuttavia, dal Fondo Monetario Internazionale. Il relatore si è augurato che queste prime critiche segnino l’ inizio di un cambio di tendenza nella troika/Leviatano (BCE, FMI e Banca Mondiale) le cui sconsiderate ricette economiche “ammantate di scientificità” hanno depauperato intere nazioni e portato milioni di persone alla disperazione.
La crisi attuale in Europa, ha sottolineato il prof. Tabarro, ha fatto emergere una profonda crisi valoriale. L’ideologia tecnocratica che riduce l’uomo ad oggetto e le soluzioni dei problemi a semplici questioni tecniche è indice di “un’antropologia nel suo fondo atea”, come ebbe a dire Benedetto XVI concludendo i lavori nell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’ il 19 dicembre. Ma la crisi economica ha altresì rilevato le debolezze della costruzione stessa dell’ Unione Europea che presenta deficit democratici e mancanza di un governo federale: queste lacune acuiscono i problemi economico/finanziari e offrono il fianco agli attacchi speculativi. “La necessità di un governo democratico europeo”, ha ribadito il prof. Tabarro, “è percepita sia all’estero sia dai cittadini europei la causa principale della crisi”.
La mancanza di una governance solidale europea e le politiche di austerità attraverso l’introduzione del Fiscal Compact in nazioni con politiche fiscali così differenti e, soprattutto in alcune, con un alto debito pubblico, non potevano che contrarre la crescita economica e aggravare la situazione, ha proseguito il relatore. Il tasso di disoccupazione nei paesi cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) è salito vertiginosamente così come la forbice della disuguaglianza tra i cittadini all’interno di uno stesso stato; per non parlare delle politiche sociali che i paesi periferici dell’area euro hanno dovuto ridurre drasticamente. Altra conseguenza deleteria per l’economia reale è il maggiore costo del denaro: un imprenditore italiano, per esempio, deve ripagare il prestito di una banca ad un tasso maggiore rispetto ad un suo collega tedesco; un problema che si ripercuote sui costi e, quindi, sulla competitività di un’economia.
È un’ Europa dalle sperequazioni scandalose dove “oltre 30 milioni di bambini vivono già in condizioni di povertà assoluta” e “il 15% dei 200 milioni di giovani sopravvive al di sotto della soglia di povertà” ha ribadito il professore basandosi sull’ultimo studio dell’UNICEF. Ma è tutto il sistema finanziario mondiale ad essere messo sotto accusa: un sistema dove la finanza cosiddetta creativa ha avuto la libertà di scorrazzare senza regole con l’unico obiettivo del profitto.
Il prof. Tabarro, al termine del suo intervento, ha indicato alcune soluzioni. Per quanto riguarda l’Unione Europea, la necessità di una Banca Centrale che batta moneta e che sia, quindi, abilitata a difendere l’euro da attacchi speculativi; ma anche l’importanza di politiche fiscali uniformi che in Europa impediscano la possibilità di paradisi fiscali; infine, il bisogno di uno stato federale europeo basato sulla partecipazione democratica e sulla solidarietà. Ma il relatore ha pure insistito sulla necessità di un’istituzione globale che regoli e controlli il sistema finanziario mondiale. Attualmente le istituzioni internazionali che possono assumersi questo compito ( FMI, G20, il Forum per la Stabilità Finanziaria, la Banca dei Regolamenti Internazionale, l’OCSE) non sono in grado di compierlo. È quindi imperativo istituire un sistema di governance finanziaria basato sull’equità e che garantisca la stabilità economica e finanziaria.
L’intervento del prof. Tabarro ha aperto una vivace serie di domande a cui il relatore ha puntualmente risposto. Ma la domanda fondamentale per la missione oggi è: qual è il ruolo dei missionari nell’affrontare questa situazione di crisi economica ma soprattutto di crisi valoriale e antropologica? Quale nuova presenza in un’Europa che ha perso suoi valori fondanti? Perché le nazioni europee maggiormente in crisi oggi, conseguenza di sconsiderate politiche economiche ma anche di atteggiamenti privati non sempre moralmente retti, sono sostanzialmente quelle a tradizione cattolica? e, conseguentemente, che cosa è mancato alla Chiesa Cattolica nella sua pratica pastorale e catechetica, nei suoi insegnamenti etici? Perché il bene comune così centrale nella dottrina sociale della Chiesa non si è tradotto in comportamenti virtuosi pubblici e privati? Domande, appunto, ma anche sfide per una nuova evangelizzazione.
* Padre Mariano Tibaldo è Missionario Comboniano, Segretario Generale dell’evangelizzazione