Riprendiamo le parole del Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, nella puntata del 9 giugno 2013 delprogramma quotidiano di informazione religiosa “Ascolta si fa sera” di Rai Radio 1.
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Questa sera vi voglio parlare di un italiano davvero eroico.
Lo conoscete tutti. Si chiama don Carlo Gnocchi.
Don Carlo fece il cappellano degli alpini durante la seconda guerra mondiale. Durante la tragica spedizione in Russia vide morire migliaia di soldati. Molti di loro lasciavano dei figli piccoli…
Don Carlo, ritornato miracolosamente dal fronte, decise di occuparsi di questi ragazzi, specialmente di quelli ammalati o portatori di handicap. Fondò per loro diversi istituti in Italia.
Nel 1956, dopo più di dieci anni di vita sacrificata – o meglio, tutta donata –, don Gnocchi morì di leucemia.
Aveva 54 anni.
Ma anche dopo la morte, egli volle essere utile ai ragazzi, e per questo lasciò la cornea dei suoi occhi ai ciechi. Era il primo caso in Italia di donazione degli occhi, e bisognava risolvere tanti problemi.
Mercoledì 29 febbraio 1956 un ragazzo di 11 anni, Silvio Colagrande, che aveva perso la vista per uno schizzo di calce bollente, ricevette la cornea di don Gnocchi. L’intervento durò qualche ora.
Alcuni giorni dopo il chirurgo, accompagnato dagli assistenti e dalle infermiere, venne al letto del piccolo Silvio, e ordinò di togliergli le bende. Poi domandò: “Puoi vedere?”. “Sì, vedo… Dio mio, mamma, io vedo!”. “E che cosa vedi?”. “Vedo la luce del giorno”. “Bene, adesso guarda la mia mano. Quante dita vedi aperte?”. “Sono tre…”.
“L’intervento è riuscito”, concluse il professore.
La persona che ricevette l’altra cornea di don Gnocchi fu una ragazza di 19 anni, Amabile Battistelli. Grazie all’intervento di trapianto, anche questo ben riuscito, poté terminare gli studi e laurearsi. Si sposò, e divenne madre di due bei bambini, che guardava con gli occhi di don Carlo Gnocchi.
Tre anni fa don Carlo è stato beatificato a Milano, nel Duomo. C’era un mare di gente, felice e commossa.
Chi vive donando la propria vita – come ha fatto Gesù; come ha fatto don Carlo Gnocchi – è beato.
Vince la morte, e vive per sempre!
+Enrico dal Covolo