«L’obiezione di coscienza invocata per generazioni come diritto inalienabile, ora è improvvisamente diventato un’optional», ha affermato Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari.
«Dal rifiuto del servizio militare alla proposta del presidente Vendola di consentire ai medici di non dichiarare gli immigrati clandestini da loro curati, l’obiezione di coscienza è stata sempre una merce ben conosciuta e condivisa dalla sinistra culturale e politica.
«E ora invece, proprio da Sel arriva una mozione per cancellare l’obiezione del personale sanitario alle pratiche abortive, facendo il verso ad un ricorso presentato dalla Cgil a Bruxelles, di fatto, contro i diritti dei lavoratori.
In fondo questa mozione è anche una ulteriore forma dell’arroganza della politica e dell’ideologia, ai danni della libertà di espressione e di autogoverno deontologico delle professioni. L’obiezione di coscienza, in effetti, soprattutto nelle professioni mediche, è infatti scelta etica, connessa ai codici valoriali e deontologici della comunità professionale e alla responsabilità individuale. Guai a sottoporla alle ondivaghe posizioni delle ideologie della politica.
«Per questo l’obiezione di coscienza non solo è prevista dalla legge 194: è anche tutelata dalle sentenze della Corte Costituzionale, dai Tar, da trattati internazionali e dal diritto dell’Unione europea. Sarà difficile dimostrare che non si tratti di un diritto consolidato.
«Eppure l’arroganza di certi ambienti politici sembra proprio senza fine. Da un lato si vorrebbero allargare i diritti civili a quello, presunto, degli omosessuali ad accedere ad un simil-matrimonio (la lettura di quanto scritto in questi giorni dai Pdl Galan e Prestigiacomo e dalla Pd Pollastrini è istruttiva) e dall’altro si vorrebbe cancellare il diritto, vero, sancito, riconosciuto in Italia e in Europa, degli operatori sanitari a non partecipare ad interventi abortivi.
«Ma la cosa più incredibile di tutte è che nessuno provi neppure per un istante a chiedersi quali siano le ragioni che spingono oltre il 70% dei ginecologi a rifiutarsi di praticare aborti. Non saranno legate al fatto che “vedono” dal vero quello che avviene nell’asetticità delle camere operatorie? Non sarà che riconoscono i due soggetti coinvolti nell’aborto? E non sarà che di fronte alla propria coscienza ed al giuramento di Ippocrate scelgono di dire no all’eliminazione di un essere umano?», ha quindi concluso Belletti.