Questa mattina, all’inizio della solenne Messa conclusiva del Congresso Eucaristico Nazionale Tedesco, a Colonia, è stato letto il Messaggio inviato da Papa Francesco. Ne riportiamo di seguito la traduzione italiana del testo.
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Ai venerati Fratelli
il Cardinale Joachim Meisner
Arcivescovo di Colonia
Mons. Robert Zollitsch
Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca
Sotto il motto «Signore, da chi andremo?» (Gv 6,68) si radunano in questi giorni i cattolici della Germania nonché i fedeli provenienti dai Paesi vicini in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale a Colonia. L’evento si inserisce nella lunga tradizione di venerazione dell’Eucaristia presente in codesta città, una tra le prime a celebrare, a partire dal XIII secolo, la Festa del Corpus Domini con processioni del Santissimo Sacramento, e sede di un Congresso Eucaristico Mondiale nel 1909. Pertanto invio volentieri da Roma il Cardinale Paul Josef Cordes come mio Inviato Speciale per manifestare la mia viva comunione spirituale con i cattolici tedeschi, e per esprimere la comunione universale della Chiesa. Il Padre celeste doni a tutti i partecipanti abbondanti frutti di grazia dalla venerazione del Cristo eucaristico.
«Signore, da chi andremo?». Con tale domanda, davanti all’incomprensione di molti ascoltatori di Gesù, che vorrebbero approfittare egoisticamente di Lui, san Pietro si fa portavoce dei seguaci fedeli. I discepoli non si fermano nell’appagamento mondano di coloro che si sono saziati (cfr Gv 6,26) e che, tuttavia, si danno da fare per il cibo che non dura (cfr Gv 6,27). Certamente anche Pietro conosce la fame; per lungo tempo non aveva trovato il cibo che l’avesse potuto saziare. Poi entrò in relazione con l’uomo di Nazaret. Lo seguì. Ora egli conosce il suo Maestro non solo per sentito dire. Nei rapporti quotidiani con Lui è cresciuta una fiducia senza riserve. Questa è la fede in Gesù; e non senza ragione Pietro si aspetta dal Signore l’auspicata vita in abbondanza (cfr Gv 10,10).
«Signore, da chi andremo?». Anche noi, membri della Chiesa di oggi, ci poniamo questa domanda. Anche se essa è forse più titubante nella nostra bocca che sulle labbra di Pietro, la nostra risposta, come quella dell’Apostolo, può essere solo la persona di Gesù. Certo, Egli visse due mila anni fa. Tuttavia noi possiamo incontrarLo nel nostro tempo quando ascoltiamo la sua Parola e siamo a Lui vicini, in modo unico, nell’Eucaristia. Il Concilio Vaticano II la chiama “azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado” (Cost. Sacrosanctum Concilium, 7). Che la Santa Messa non cada per noi in una routine superficiale! Che attingiamo sempre di più alla sua profondità! È proprio essa ad inserirci nell’immensa opera di salvezza di Cristo, ad affinare la nostra vista spirituale per il suo amore: per la sua “profezia in atto” con cui, nel Cenacolo, diede inizio al dono di Sé sulla Croce; per la sua vittoria irrevocabile sul peccato e sulla morte, che annunciamo con fierezza e in modo festoso. “Bisogna imparare a vivere la Santa Messa” disse un giorno il Beato Giovanni Paolo II ai giovani in un Seminario romano che lo interrogarono sul raccoglimento profondo con cui celebrava (Visita al Pontificio Collegio Germanico Ungarico, 18 ottobre 1981). “Imparare a vivere la Santa Messa”! A questo ci aiuta, ci introduce, il sostare in adorazione davanti al Signore eucaristico nel tabernacolo e il ricevere il Sacramento della Riconciliazione.
«Signore, da chi andremo?». Tale domanda si pongono, infine, alcuni contemporanei, che – lucidamente o con oscuro presentimento – sono ancora in ricerca del Padre di Gesù Cristo. A loro il Redentore vuole venire incontro attraverso di noi, che, grazie al Battesimo, siamo diventati i suoi fratelli e sorelle, e che, nell’Eucaristia, abbiamo ricevuto la forza di portare insieme a Lui la sua missione di salvezza. Con la nostra vita e con le nostre parole dobbiamo annunciare a loro ciò che abbiamo riconosciuto insieme a Pietro e agli Apostoli: «Signore, tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). La nostra testimonianza li infiammerà come noi siamo stati infiammati da Cristo. Noi tutti, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici abbiamo l’impegno di portare Dio al mondo e il mondo a Dio.
Incontrare Cristo, affidarsi a Cristo, annunciare Cristo – sono i pilastri della nostra fede che si concentrano, sempre di nuovo, nel punto focale dell’Eucaristia. La celebrazione del Congresso Eucaristico, durante quest’Anno della fede, annuncia con rinnovata gioia e certezza: il Signore della Chiesa vive in essa. Con il mio cordiale saluto imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, il 30 maggio 2013, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Franciscus
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