Leggere, come Maria, la vita alla luce della Parola di Dio

Papa Francesco dedica la sua omelia a Santa Marta all’esempio della Vergine, che dopo aver aperto il suo cuore alla Parola di Dio, la custodisce e la confronta con ciò che le accade nella vita

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C’era Maria, questa mattina, al centro dell’omelia di Papa Francesco nella Messa in Santa Marta. Non poteva essere altrimenti vista l’odierna ricorrenza della memoria del Cuore Immacolato della Beata Vergine. In particolare, due aspetti della Madre di Dio, posti in luce dal Vangelo odierno, hanno colpito il Santo Padre: la custodia e lo stupore. 

Maria era “meravigliata” di aver ricevuto la Parola di Dio, e da quel momento in poi “leggeva la vita” alla luce di questa Parola, la custodiva nel suo cuore. Questo stupore, ha osservato il Santo Padre, “è più della gioia: è un momento nel quale la Parola di Dio viene, è seminata nel nostro cuore”.

Tuttavia “non si può vivere sempre nello stupore” ha ammonito, ma va portato “nella vita con la custodia”. Cosa vuol dire però “custodire la Parola di Dio?”: “io ricevo la Parola e poi prendo una bottiglia, metto la Parola nella bottiglia e la custodisco?” si è interrogato il Pontefice. “No. Custodire la Parola di Dio vuol dire che il nostro cuore si apre, si è aperto a quella Parola come la Terra si apre per ricevere i semi”.

La Parola del Signore è infatti “un seme e viene seminata” ha rimarcato Bergoglio. Gesù “ci ha detto che cosa succede con il seme: alcuni cadono lungo il cammino e vengono gli uccelli e li mangiano; questa Parola non è custodita, questi cuori non sanno riceverla”. Ci sono poi quelli che “non sanno custodire la Parola di Dio perché non sono costanti” ha proseguito il Papa. Ovvero coloro per cui “quando viene una tribolazione si dimenticano” e lasciano morire il seme in mezzo alle pietre.

E c’è ancora una terza terra: una terra “non preparata, non custodita”, piena di spine, dove il seme rimane intrappolato e non può germogliare. Come accade nel cuore dell’uomo quando la Parola di Dio non può scendere fino in fondo, perché incastrata “dall’attaccamento alle ricchezze” e ai “vizi”.

In questi casi, è necessario compiere quel “lavoro spirituale grande” di “custodire la Parola di Dio” ha ribadito il Santo Padre. Esso “significa sempre meditare cosa dica a noi questa Parola con quello che succede nella vita”. Come Maria che “meditava e faceva la comparazione”.

È un vero e proprio lavoro, ha ribadito Bergoglio, tanto che – ha ricordato – “Giovanni Paolo II diceva che Maria aveva, con questo lavoro, il cuore affaticato”. Non si tratta di un “affanno” però, ha precisato il Papa, bensì dalla fatica dovuta al lavoro di cercare cosa significhi questo in questo momento, cosa mi voglia dire il Signore in questo momento, questa situazione in confronto con la Parola di Dio come si capisce”.

È questa la definizione del custodire: “Leggere la vita con la Parola di Dio”. Anche “la memoria – ha aggiunto il Papa – è una custodia della Parola di Dio. Ci aiuta a custodirla, a ricordare tutto quello che il Signore ha fatto nella mia vita”, e anche “tutte le meraviglie della salvezza nel suo popolo e nel mio cuore”. E oltre ad essa serve anche una buona dose della “nostra speranza”.

L’omelia di Papa Francesco si è conclusa quindi con l’appello ai cristiani a riflettere su “come custodiamo la Parola di Dio, come conserviamo questo stupore, perché gli uccelli non la mangino, i vizi non la soffochino”. “Chiediamo al Signore – ha pregato – la grazia di ricevere la Parola di Dio e custodirla, e anche la grazia di avere un cuore affaticato in questa custodia”._

[Fonte: Radio Vaticana]

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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