Unitalsi: la carità che si fa miracolo (Prima parte)

Nel 110° anniversario della fondazione il Presidente dell’Unitalsi riflette sulla grande famiglia dei volontari che accompagna la sofferenza a Lourdes e ai Santuari Internazionali

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L’Unione Nazionale italiana per il Trasporto degli ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI) festeggia quest’anno il suo 110° anniversario. 

Per capire il perché di questa opera straordinaria, ZENIT ha intervistato Salvatore Pagliuca,  Presidente dell’Unitalsi.

Qual è il “carisma” particolare di questa grande famiglia di volontari?

Pagliuca: L’Unitalsi veste il grembiule del servizio. Ha cominciato la sua attività con l’impegno di portare gli ammalati a Lourdes ma non possiamo, come cristiani, voler operare come il buon samaritano occupandoci di chi vive nel dolore solo nel momento del pellegrinaggio; il buon samaritano si preoccupò di soccorrere l’uomo ferito, ma si preoccupò anche del suo futuro, perché fosse curato al meglio.

Compito dell’Unitalsi è allora dare una prospettiva a chi si rivolge a noi, dargli una mano nel momento straordinario del pellegrinaggio ma preoccuparsi anche di condividere la ferialità del dolore e del disagio. È un impegno associativo concreto ed assorbente che deve coinvolgere ogni socio per far sì che il nostro pellegrinaggio quotidiano sia testimonianza credibile dell’amore per Cristo.

Com’è nata l’UNITALSI e in che cosa oggi l’Associazione è rimasta fedele alle sue origini? 

Pagliuca: La storia dell’Unitalsi ha un legame particolare con il Santuario Mariano di Lourdes che, ancora dopo oltre cento anni dalla fondazione dell’Associazione, è la meta privilegiata dei propri pellegrinaggi. Era il 1903 quando il fondatore, Giovanni Battista Tomassi, figlio dell’amministratore dei Principi Barberini, partecipò al suo primo pellegrinaggio. Era un ragazzo poco più che ventenne, affetto da una grave forma di artrite deformante irreversibile che lo costringeva in carrozzella da quasi dieci anni; molto sofferente nel corpo e nello spirito per la sua ribellione a Dio e alla Chiesa. Avendo saputo dell’organizzazione di un pellegrinaggio a Lourdes, Tomassi chiese di parteciparvi con una precisa intenzione: giungere dinanzi la grotta di Massabielle e, qualora non avesse ottenuto la guarigione, togliersi la vita con un gesto clamoroso. Ma ciò, fortunatamente, non accadde. Davanti alla Grotta dove l’Immacolata era apparsa a Santa Bernadette, venne colpito dalla presenza dei volontari e dal loro amorevole servizio vedendo quanto la condivisione dei volontari regalava conforto, speranza e serenità ai sofferenti. Al centro della nostra storia c’è, quindi, la carità vissuta come servizio gratuito dagli oltre centomila aderenti, uomini, donne, bambini, sani, ammalati, disabili, senza distinzione di età, cultura, posizione economica, sociale e professionale. 

Quanti malati l’UNITALSI porta a Lourdes mediamente ogni anno e quanti soci attivi conta l’associazione? 

Pagliuca: Tutti gli anni l’Unitalsi porta a Lourdes circa 12.000 persone malate o disabili ed i soci attivi sono circa 100.000, impegnati in 20 Sezioni a carattere regionale e 283 sottosezioni, che operano a livello diocesano, oltre a migliaia di gruppi locali.

Alcune sezioni dell’UNITALSI sono presenti in altri paesi, quali? Qual è la vostra azione a livello europeo e internazionale?

Pagliuca: Le due Sezioni tradizionali fuori dai confini italiani sono Malta e San Marino che da moltissimi anni sono parte organica dell’associazione. Negli ultimi anni hanno aderito la Bulgaria, l’Albania, la Croazia e la Slovenia, e vi sono contatti con altri Paesi dell’Est che guardano a noi per impiantare una associazione similare. A livello europeo ed internazionale siamo presenti in diverse realtà. In Europa con contatti con associazioni consorelle e con scambi di iniziative, ad es. con l’Hospitalitat Catalana con la quale ogni anno vi sono scambi di visite. A livello internazionale siamo presenti con opere di carità, con il Progetto Cuore di Latte, in Romania, in Palestina, in India, in Costa d’Avorio, in Congo, in Perù, in Rwanda e con una presenza costante a Betlemme con un servizio di volontari presso la Hogar Nino de Dios. La Campagna missionaria “Cuore di latte”, avviata nel 2004, ha permesso all’UNITALSI di allargare il proprio campo d’azione nella consapevolezza che essere cristiani, prima ancora che unitalsiani, è rispondere ad una “provocazione” all’amore universale. 

Lo scorso 19 marzo, alla messa di inaugurazione del suo pontificato, Papa Francesco ha preso tra le sue braccia un malato dell’UNITALSI, Cesare, divenuto poi una celebrità mediatica. Quali sono i legami di UNITALSI con i Consigli della Santa Sede, in particolare con il consiglio Pontificio per la Pastorale della Salute?

Pagliuca Un sincero ringraziamento a Papa Francesco per essersi fermato a salutare i disabili dell’Unitalsi e in particolare per avere voluto abbracciare Cesare Cicconi, classe 1962, da San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) bloccato a letto dagli otto mesi di vita, che ha desiderato lo stesso essere a tutti i costi in piazza. Anche se costretto su un lettino speciale non ha voluto rinunciare ad abbracciare idealmente il Papa. Con il Papa il legame risale alla fondazione, perchè S. Pio X, che è il Patrono dell’Associazione, firmò l’atto costitutivo dell’Unitalsi e la benedisse raccomandandone la diffusione come opera di grande carità. Tale legame è sempre stato ben stretto ed il Vicario di Roma ha presieduto l’associazione fino agli anni ’90. Ora con il Vaticano vi sono rapporti costanti, in particolare siamo parte integrante del Consiglio Pontificio per la Pastorale della Salute, ed il 1 marzo 2012 S.S. Benedetto XVI mi ha nominato Consultore di tale Pontificio Consiglio.

I treni dei pellegrinaggi sono minacciati in tutta Europa specialmente dagli imperativi di redditività. Cosa fa l’UNITALSI per tentare di salvare questi treni e perché la soluzione degli autobus, per esempio, non vi sembra convenire? 

Pagliuca: L’Unitalsi da 110 anni accompagna gli ammalati a Lourdes, in particolare, e negli altri santuari mariani internazionali. Il treno è l’unico mezzo di trasporto adatto per permettere il trasporto di ammalati gravi e disabili gravi, che altrimenti non potrebbero viaggiare con pullman o aereo. Abbiamo previsto che il mancato utilizzo del treno lascerebbe a casa circa 9.000 malati e, quando abbiamo verificato la tendenza europea, e francese in particolare, all’abolizione dei treni pellegrinaggio, abbiamo fondato nel 2004, con tutte le altre associazioni di pellegrinaggio italiane, una società per azioni, la S.A.R.P. spa (Società delle Associazioni Religiose di Pellegrinaggio), che vuole acquistare il parco treni di Trenitalia per far sì che il pellegrinaggio in treno resti una realtà e non un ricordo.

(La seconda parte segue domani, giovedì 6 giugno)

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François Vayne

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