Odoardo Focherini: niente affatto un "cristiano da salotto"

A dieci giorni dalla beatificazione, in una conferenza si è discusso della figura del padre di famiglia che salvò un centinaio di ebrei, morendo martire

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Durante una conferenza stampa tenutasi ieri presso la Sala Marconi di Radio Vaticana, è stata illustrata la figura del venerabile Odoardo Focherini, di cui è imminente la beatificazione.

Erano presenti monsignor Francesco Cavina, Vescovo di Carpi, padre Giovangiuseppe Califano, Postulatore della Causa di Beatificazione, Franco Miano, Presidente dell’Azione Cattolica Italiana, Antonello Cattani, Direttore commerciale della Società Cattolica di Assicurazione, e il giornalista Francesco Manicardi, nipote del futuro beato.

Il processo della beatificazione di Focherini è iniziato nel 1996 e si concluderà il prossimo 15 giugno, a Carpi, in Piazza dei Martiri. La solenne celebrazione sarà presieduta dal Cardinale Angelo Amato, prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi. Anche i familiari e i discendenti di Focherini saranno presenti, come ha confermato il nipote: in totale sono attesi una cinquantina tra figli, quindici nipoti, ventuno pronipoti e altri parenti. 

Odoardo Focherini nacque a Carpi il 6 giugno 1907. Già da giovane, si impegnò nell’Azione Cattolica. Lavorò nella Società Cattolica di Assicurazione di Verona e divenne amministratore dell’Avvenire d’Italia.

Focherini ha sempre vissuto la passione della carità e di una vita a servizio degli altri. Quando il regime nazifascista iniziò a perseguitare gli ebrei, riuscìa salvarne cento; sebbene questo atto eroico avesse messo a repentaglio non solo la sua vita ma anche quella dei suoi sette figli, la moglie Maria lo sostenne sempre.

Dopo la sua morte nel campo di concentramento di Hersbruck in Germania, Maria educò i figli ai valori che Focherini perseguì nella sua vita.

Il Presidente dell’Azione Cattolica Italiana, Franco Miano, ha menzionato tre insegnamenti che scaturiscono dalla vita di Focherini. Al primo posto c’è la volontà di mettere insieme l’amore per Dio e l’amore per il prossimo. Secondo Miano “in questo senso la fede e la carità vanno insieme. È un grande insegnamento per il presente: saper mettere sempre insieme l’amore per Dio e per il prossimo e cogliere i due elementi nella loro strettissima umanità”.

Un altro insegnamento è la consapevolezza che non c’è contraddizione tra la santità e l’impegno nel mondo. Focherini dimostra che è possibile vivere la santità nella vita concreta a cui si è chiamati. Non è la vita lontana dalla realtà che fa diventare santi. Santo è la persona che si mette in gioco nella realtà della vita, come è certamente avvenuto con Focherini, ha detto Miano.

Il terzo insegnamento riguarda il rapporto tra la normalità e la straordinarietà della vita. Focherini visse una vita normale, tuttavia, secondo Miano, “normale” non è un termine riduttivo. In una vita normale ci sono una famiglia, il lavoro e il riposo: quindi l’esperienza di Focherini è l’esperienza di una persona normale. Una vita normale, tuttavia, può offrire la possibilità per vivere in modo straordinario, come testimonia l’esempio del futuro beato.

Quella di Focherini è, in primo luogo, la vicenda di “un uomo libero”, ha detto monsignor Francesco Cavina. La sua adesione alla libertà nella verità, lo rese “capace di possedere se stesso e donare tutto se stesso”. La sua apertura alla libertà è, in definitiva, una “adesione a Cristo”, ha aggiunto il vescovo di Carpi.

Focherini, ha proseguito il presule, seppe vivere “ogni aspetto della sua vita come uno strumento di santificazione”, senza alcuna “separazione tra vita cristiana e vita quotidiana”.

Il futuro beato “attingeva la forza in Cristo, soprattutto in Cristo eucaristia”, adempiendo alla “vocazione di ogni uomo: essere immagine di Cristo. Si è lasciato trasformare da Cristo, fino a morire come Lui”, ha concluso Cavina.

Parlando del processo di beatificazione, padre Califano ha sottolineato in particolare il martirio patito da Focherini per odium fidei. Si trattò di un “martirio sia materiale che formale” vuoi per il furore anticattolico dei suoi carnefici, vuoi per la consapevolezza con cui accettò il supplizio.

Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, si è soffermato sul Focherini giornalista, ricordando come, anche attraverso questa attività, egli dovette affrontare “un’epoca di grande disumanità”. Pur di non risultare minimamente “ammiccante” verso il regime, Focherini preferì piuttosto sospendere le pubblicazioni dell’Avvenire d’Italia.

Focherini, ha detto Antonello Cattani, fu un “uomo unificato” nella sua vita e nella sua fede, che metteva “l’uomo al centro”. Il suo esempio dimostra che “anche un assicuratore può diventare beato e questo mi rassicura molto”, ha aggiunto con ironia il direttore della Società Cattolica di Assicurazione.

È infine intervenuto Francesco Manicardi, raccontando la figura di suo nonno: Focherini fu nulla di più lontano dallo stereotipo dei “cristiani da salotto” che papa Francesco ha recentemente stigmatizzato, ha detto il nipote del futuro beato. Fu, al contrario, un uomo che seppe “fare della quotidianità un dono” e che prese alla lettera il principio “ama il prossimo tuo come te stesso”.

Persona “non solo ammirabile ma imitabile”, Focherini è “un uomo che può parlare agli uomini d’oggi”. Manicardi ha infine citato ciò che disse Giacomo Lampronti, a nome di tutti gli ebrei salvati dal giornalista ed editore emiliano: “Siamo noi i miracoli di Odoardo Focherini”.

Per info: www.odoardofocherini.it

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Jill Carnà

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