I carmelitani scalzi festeggiano i 20 anni del loro ritorno a Praga

Dopo decenni di comunismo e persecuzione religiosa, solo nel 1993 il Governo ha restituito ai monaci il Santuario di Santa Maria della Vittoria

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Espulsi da Giuseppe II d’Asburgo nel 1784, i carmelitani hanno dovuto attendere la fine del regime comunista per tornare nella “città d’oro”. E solo nel 1993 il governo ha restituito ai religiosi il Santuario di Santa Maria della Vittoria, al cui interno da quasi sei secoli è custodito il Gesù Bambino di Praga.

Dopo decenni di comunismo e di persecuzione religiosa, i monaci hanno ritrovato il santuario in condizioni terribili, come racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre padre Anastasio Roggero a cui nel 1993 l’allora arcivescovo di Praga, cardinale Miroslav Vlk, affidò Santa Maria della Vittoria.

«All’epoca ero provinciale dei carmelitani in Liguria – ricorda il religioso, 74 anni, che nel 2013 ha festeggiato il cinquantesimo anniversario dalla sua ordinazione sacerdotale – e dopo essere stato per trent’anni al Santuario di Gesù Bambino di Praga ad Arenzano, ero incredulo al pensiero di dover custodire la Chiesa in cui è nata la devozione che ha segnato tutta la mia vita».

Padre Anastasio descrive ad ACS il grave stato di degrado in cui ha trovato il santuario. Nella sacrestia vi era un vecchio pianoforte su cui veniva steso il bucato, mentre la cripta e gli altri locali erano ridotti ad un ammasso di macerie. Gli altari e le panche erano inutilizzabili e una delle tre campane era stata rimossa per sfruttarne il metallo nella costruzione di cannoni da guerra. Ma miracolosamente il Bambino Gesù di Praga era ancora lì, dopo essere stato abbandonato per tanti anni su un altare laterale.

Oggi più di un milione di persone da tutto il mondo si reca ogni anno al Santuario di Santa Maria della Vittoria per vedere Jezulàtko, il “Piccolo Re”, com’è affettuosamente chiamato il Bambinello di Praga in lingua ceca. «Dopo vent’anni registriamo la costante crescita del numero di fedeli che giungono da ogni continente per pregare Gesù Bambino».   

Tra i tantissimi pellegrini accolti in questi vent’anni da padre Anastasio e dai suoi confratelli, ve n’è stato uno speciale. Benedetto XVI nel 2009 ha infatti aperto il suo viaggio nella repubblica Ceca proprio con la visita al santuario. «Ricevere il Santo Padre è stato per noi un grandissimo incoraggiamento», commenta il religioso poliglotta, che celebra la messa in almeno dieci lingue diverse.

Oltre ad accogliere i pellegrini, padre Roggero è impegnato nel promuovere la devozione a Gesù Bambino di Praga in tutto il mondo. Il religioso ha già inviato numerose statue del Bambinello in molti Paesi di Africa, Asia, America Latina, Europa e Stati Uniti, cercando di favorire la nascita di nuovi luoghi di culto, come quelli presenti in Mongolia, Repubblica Centrafricana, Cina, Giappone, Myanmar, Mauritius, La Reunion e Singapore. E persino in Pakistan sta sorgendo un nuovo santuario dedicato al Gesù Bambino di Praga.

È una storia molto antica quella del Bambinello di Praga, che ebbe inizio alla fine dell’undicesimo secolo con le lotte fra cristiani e mori in Spagna. La leggenda vuole che un giorno, in un monastero dei carmelitani semidistrutto fra Cordoba e Siviglia, Gesù si mostrò a frate Giuseppe, uno dei quattro monaci sopravvissuti ai combattimenti. Solo dopo diversi anni e una seconda apparizione, il religioso riuscì a plasmare una statuetta con le fattezze del Fanciullo che diverrà in seguito proprietà delle famiglie nobili Lara e Mendoza e che sarà poi donata, nel 1628, al convento dei carmelitani Santa Maria della Vittoria di Praga da Polixena di Lobkowicz, figlia Maria Manrique de Lara.

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ZENIT Staff

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