Scienza e fede: un dialogo necessario

A Salerno, la conferenza del prof. Maurizio Brunetti promossa dall’Associazione Culturale “Veritatis Splendor”

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Le associazioni “Veritatis Splendor” e “Alleanza Cattolica” hanno organizzato a Salerno giovedì 30 maggio alle ore 19.30, nell’Aula Magna del chiostro del Convento dell’Immacolata un incontro sul tema: “Scienza e fede: un dialogo necessario”. Dopo una breve introduzione del Prof. Marco Di Matteo, è intervenuto il Chiar.mo Prof. Maurizio Brunetti, docente di Geometria presso l’Università di Napoli “Federico II”, il quale ha esordito decostruendo il paradigma scientista dominante dalla fine del ‘800, in base al quale si ritiene che la scienza sia in grado di trovare una risposta esaustiva a tutti gli interrogativi che albergano nel cuore dell’uomo.

“I teologi giacciono morti attorno alla culla della scienza, come i serpenti attorno a quella di Ercole”, ebbe a scrivere in proposito T. Huxley. Eppure se fosse vera l’equazione che ciò che è ‘scientifico’ sia sempre e comunque la verità, non si comprenderebbe come il sistema geocentrico di Tolomeo e quello eliocentrico di Copernico, due modelli cosmologici a oggi ormai superati sul piano scientifico, siano stati invece considerati veri nei secoli in cui furono formulati.

Per questo motivo il Prof. Brunetti ha evidenziato come la scienza sia intrinsecamente revisionista, dal momento che ogni teoria scientifica prevede la possibilità di esser contraddetta, secondo quanto formalizzato da Popper. Scienza e fede non sono dunque in contrapposizione, poiché si muovono su due piani epistemologicamente distinti, procedono cioè perseguendo mezzi e finalità differenti, ma assolutamente non contrastanti. D’altra parte la scienza e le Università nascono proprio nel Medioevo, epoca in cui la fede religiosa costituiva una componente esistenziale fondamentale e un riferimento culturale imprescindibile.

Così Giovanni Buridano, maestro delle arti a Parigi, anticipò con la sua formulazione teorica il primo principio della dinamica sull’inerzia dei corpi, mentre Nicola Oresme intuì una legge cosmologica affine alla teoria eliocentrica. Ma la serie innumerevole di scienziati credenti giunge dal Medioevo sino all’età moderna. Per citarne alcuni, basti ricordare che se Alessandro Volta faceva il catechista nella sua parrocchia di Como, Guglielmo Marconi affermò: “La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano”.

Mentre Ampere, cui si deve la scoperta dell’unità di misura dell’intensità di corrente, così si espresse: “Scrivi con una mano sola; con l’altra tieniti aggrappato alla veste di Dio, come un bimbo si tiene alla veste del padre!”. E ancora furono scienziati credenti non soltanto Newton, Galielo e Einstein, ma anche Eulero, Pascal, Faà di Bruno, matematico e sacerdote cui si deve lo studio delle derivate, Stens, anatomista e vescovo danese, che scoprì e analizzò il dotto parotideo, meglio conosciuto come ‘dotto di Stenone’, Louis Pasteur e Francesco Severi. D’altra parte se ogni ipotesi scientifica, sia essa matematica, geometrica o astronomica, presuppone un riconoscimento implicito della razionalità dell’universo che ne garantisca una riproducibilità sperimentale, allora il connubio tra fede e scienza diviene non soltanto possibile, ma addirittura necessario per la stessa coerenza interna della tesi da dimostrare.

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Fabio Piemonte

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