La corruzione contrapposta alla santità è stato l’oggetto dell’omelia di papa Francesco, durante la messa di stamattina a Santa Marta. Il pontefice ha concelebrato assieme al cardinale Angelo Amato, prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi. Hanno assistito alla messa alcuni collaboratori della medesima Congregazione e un gruppo di gentiluomini di Sua Santità.
Partendo dal Vangelo del giorno (Mc 12,1-12), il Santo Padre ha spiegato che vi sono “tre modelli di cristiani nella Chiesa: i peccatori, i corrotti e i santi”. Quanto ai peccatori “non è necessario parlare troppo, perché tutti noi lo siamo” e “se qualcuno di noi non si sente così, vada a farsi una visita dal medico spirituale”, ha aggiunto con ironia.
Il Papa si è soffermato in particolare sulla categoria dei corrotti, che, nel Vangelo odierno, è esemplificata dai vignaioli malvagi che vogliono “impadronirsi della vigna e hanno perso il rapporto con il Padrone della vigna”.
Il Padrone della vigna è una metafora di Dio che, “ci ha chiamato con amore, ci custodisce, ma poi ci dà la libertà”, ha osservato Francesco. A tal proposito, i vignaioli della parabola sono persone che “si son sentite forti, si sono sentite autonome da Dio”: tale atteggiamento, ha spiegato il Pontefice, equivale alla corruzione.
I corrotti sono coloro che “erano peccatori come tutti noi” ma poi “hanno fatto un passo avanti” e si ritrovano “consolidati nel peccato”, come se non avessero più “bisogno di Dio”. Non potendo negare davvero Dio, costoro “fanno un dio speciale: loro stessi sono dio”.
Anche nelle comunità cristiane, la corruzione è sempre in agguato e si manifesta, ad esempio, negli atteggiamenti settari di chi sembra voler accogliere gli altri ma in realtà pensa solo agli interessi del suo piccolo gruppo.
Giuda è il capostipite della genia dei cristiani degenerati: “da peccatore avaro è finito nella corruzione”. I corrotti, ha aggiunto il Papa, sono dei “grandi smemorati”, hanno cioè dimenticato l’amore di Dio diventando “adoratori di se stessi”.
“Quanto male fanno i corrotti nelle comunità cristiane! Che il Signore ci liberi dallo scivolare su questa strada della corruzione”, ha proseguito il Santo Padre.
Ricordando il cinquantesimo anniversario della morte del beato Giovanni XXIII, “modello di santità”, papa Francesco ha colto l’occasione per ricordare chi siano i santi, ovvero coloro che “vanno a prendere l’affitto” della vigna, che “sannocosa li aspetta, ma devono farlo e fanno il loro dovere”.
I santi sono, inoltre, “quelli che obbediscono al Signore, quelli che adorano il Signore, quelli che non hanno perso la memoria dell’amore, con il quale il Signore ha fatto la vigna”. Così come i corrotti danneggiano la Chiesa, i santi le portano beneficio.
Mentre i corrotti sono descritto dall’apostolo Giovanni come “l’anticristo”, come coloro che “sono in mezzo a noi, ma non sono di noi”, i santi sono come una luce al cospetto di Dio e davanti a Lui si prostrano in adorazione.
L’esortazione finale del Santo Padre è stata quella di chiedere al Signore “la grazia di sentirci peccatori”, non in astratto ma per i nostri peccati concreti e specifici, assieme alla “grazia di non diventare corrotti: peccatori, corrotti no!”.
[Fonte: Radio Vaticana]