Parlando dei giovani come categoria privilegiata di “pesca” per Sètte e MRA (Movimenti Religiosi Alternativi) dicevamo che la CEI stessa ne individuava la causa nella loro mancanza di orientamento, nella ricerca di un senso della vita che sia adeguato all’uomo (cf ZENIT del 19/5/2013).
A conferma di tale diagnosi ricordiamo il parere di alcuni esperti espresso durante una trasmissione radio che tematizzò tempo fa questo problema (1). Lo psichiatra Vittorino Andreoli ha individuato come spinta principale, che induce i giovani ad aderire a sètte e nuovi culti, l’insicurezza, la paura. Ne ha attribuito la responsabilità alle famiglie e ha detto che il giovane, cercando altrove una roccia, una sicurezza, una autorità (carenza del padre!), e anche una semplificazione rispetto alla complessità degli stimoli dati da una società pluralistica (quindi bisogno di orientamento), con l’adesione a un MRA opera una sorta di autoterapia contro la sua insicurezza.
Di rimando l’antropologa Cecilia Gatto Trocchi, per parte sua, precisava che tale stato d’animo da solo non basta a spiegare questa adesione, giacché di insicurezza siamo malati un po’ tutti. Semmai essa sarà l’effetto di una causa più profonda. Causa che lei ha additato nella mancanza dell’orientamento ultimo, individuandolo nella povertà-carenza della risposta sul senso dell’intera vita; quella che appunto le religioni si propongono di dare e sulla quale si fondano i valori.
Ed ecco, quasi a farle da eco, Jean Galot che, sulle pagine di Civiltà Cattolica, nell’ambito di un discorso di promozione vocazionale da rivolgere ai giovani, scrisse: “L’insegnamento della dottrina evangelica è il primo compito assicurato da Gesù; è la prima risposta alla miseria spirituale che opprime i pensieri umani, troppo poco animati di fede e ancora molto coinvolti nell’oscurità sul vero significato del destino dell’uomo nei suoi rapporti con Dio. (…) Nelle folle umane ci sono molti interrogativi, molti punti di dottrina da chiarire per dare alle persone la possibilità di avere una vita degna del loro valore. C’è soprattutto la necessità di avere una dottrina che guidi verso il vero scopo dell’esistenza umana….”. (2)
Più di recente abbiamo la conferma di SE Mons. Rino Fisichella, già Rettore magnifico dell’Università Lateranense, ora presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha detto che “… la via della fede è una scelta irrevocabile che implica l’affidamento della propria vita nelle mani di un Dio che non si vede, ma che si percepisce presente come ultimo e definitivo portatore di senso.” (3); ha aggiunto che tale risposta, donata dalla fede, richiede di essere coniugata dalla ragione che ne stimola la ricerca ponendo tante domande (ivi, p. 14); e ha rilevato il danno dell’odierno relativismo che “…ha toccato anche l’istanza più qualificante dell’esistenza, impedendo di accedere a un valore universale sul senso della vita.” (4)
Psicologia: blandire ma impegnare
I MRA, siano essi di animo settario o meno, diversamente da chi crede che “catturino” offrendo sconti e facilità di vita, non blandiscono i giovani nel loro disimpegno aggravando la dose di mollezza e vacuità che li delizia e li affligge. Fanno esattamente il contrario: additano la bellezza del dare, dello sforzo, del protagonismo, del rendersi utili. A tutti è prospettato l’ideale di divenire “ministri” a tempo pieno in un’opera di proselitismo molto intensa. Evidentemente i dirigenti di tali gruppi sanno qualcosa di psicologia. Ricorrono sì al blandire (offrendo la prospettiva del premio, e a breve termine), ma richiedono come contropartita un impegno intenso.
Non fu forse quella del “chiedergli” qualcosa, anziché dargli ciò che chiedeva, la trovata geniale dell’Abbé Pierre che gli fece conquistare il primo barbone? A quella persona avvilita e bisognosa egli “chiese-dette” l’opportunità di essere utile a persone più disperate di lui. (5)
Di nuovo il Galot, confermerebbe dicendo: “… il radicalismo della chiamata non ripugna ai giovani; essi mostrano anzi il desiderio di un impegno molto esigente, che mobiliti tutte le loro forze personali e colmi la loro aspirazione a una vita generosa.” (6)
I soggetti della “pesca”
Un punto che pure merita di essere sottolineato è che questi “venditori di fumo” (come Mons. Minuti qualificò il MRA dei Testimoni di Geova) rivolgono le loro proposte a giovani e adulti; mai a bambini. E non nel senso che non si rivolgono direttamente a loro, il che sarebbe incriminabile come circonvenzione di incapace, ma nel senso che la loro “pastorale” non prevede affatto una struttura catechetica per i piccoli. Questa è compito, severamente insistito dai capi, dei loro genitori. E’ un punto che dovrebbe far riflettere quei pastori che dedicano molti sforzi al catechismo e prime comunioni ma molto meno alla catechesi degli adulti, a suo tempo tanto caldeggiata dal Card. Ruini. (7) E’ un fatto che, un adulto convertito, farà di tutto ed efficacemente per tirarsi dietro tutta la famiglia verso quel nuovo valore che la fede gli ha prospettato; certo la sua capacità di proselitismo sarà assai più efficace di quanto non lo sia, dopo la celebrazione, la capacità dei bambini di prima comunione di… tirare in chiesa il papà non frequentante.
Noi, operatori del GRIS, abbiamo toccato con mano come nei genitori di questi gruppi, è vivissima ed operante sia la speranza di un premio a breve termine, sia il timore di venire “disassociati” se mancano ai doveri di impegno che la denominazione di appartenenza assegna loro. Dal che conseguirebbe la riprovazione divina e l’ostracismo da parte dei familiari e dei compagni con cui si era prima uniti nella fede.
Forse la caratteristica che più distingue il nostro Dio da altri “dèi” fabbricati a tavolino, sta proprio nel fatto che nella Chiesa si entra per dono; un dono talmente gratuito che viene dato anche ai bambini che non danno alcun apporto. Mentre nelle sètte e MRA si entra e si resta per merito, dopo un tirocinio attitudinale e severa selezione. Perciò la Chiesa di Cristo è cattolica, cioè universale, mentre la setta è elitaria e coltiva l’immagine di un “dio” discriminante e sperequativo, favorevole al gruppo e giudice impietoso per il mondo esterno; quando non realizza perfino una sperequazione anche all’interno della stessa sètta-MRA (8).
Nella prossima puntata vedremo alcune tecniche di reclutamento in uso presso questo MRA.
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NOTE
1) Cf. Radio Anch’io del 22/9/2000, Rai 1, ore 9,8-9,55.
2) Numero del 21/10/2000, p. 136.
3) R. FISICHELLA, La fede come risposta di senso: abbandonarsi al mistero, Paoline, Milano 2005, p. 9.
4) Ivi, p. 21
5) Si ricorderà la famosa lettera che l’Abbé Pierre scrisse al parlamento francese ove diceva (cito a senso) “Mettete su un vagone tutti quelli che pensano di ammazzarsi e mandatemeli”. Stravaganza o intelligente psicologia? Mah! Eppure il fenomeno dei Marines, che si sottopongono a gimkane terribili pur di essere del Corpo, gli darebbe ragione. E Padre Flanagan, che ha fondato La Città dei Ragazzi dando loro fiducia e chiedendo loro responsabilità e impegno ne darebbe conferma. Don Bosco per parte sua, che dava fiducia (vigilata!) supponendo nei suoi ragazzi la virtù che voleva creare, non darebbe pure il suo “placet”?
6) Op.cit, p. 142.
7) “Non basterà un catechismo, se le Chiese in Italia ed ogni singola comunità non faranno del loro impegno di annuncio e di catechesi degli adulti un’opzione privilegiata della vita pastorale, sostenuta dalla ricerca e dalla formazione di catechisti degli adulti. E’ necessario che la catechesi degli adulti, «la principale forma della catechesi» (GIOVANNI PAOLO II, Catechesi tradendae, 43), diventi tra noi sempre più sistematica, capillare e organica.” (CEI, La verità vi farà liberi, Presentazione, p. 11).
8) Per esempio nel
geovismo ci sono 144.000 cristiani privilegiati, detti “Unti” (destinati a regnare con Cristo in cielo), e una grande folla di Testimoni di Geova normali, detti “Altre pecore” (destinati ad essere sudditi di essi sulla terra).