In seguito alla morte di Michelangelo papa Sisto V affidò l’incarico per il completamento della cupola a Giacomo della Porta coadiuvato da Domenico Fontana. Questo venne stipulato il 19 gennaio 1587 ed i lavori, iniziati il 22 dicembre 1588, vennero completati il 14 maggio1590 inpoco meno di due anni. Per la realizzazione del progetto vennero impiegati ben ottocento uomini in un ‘tour de force’ che si estese anche durante le ore notturne alla luce delle fiaccole. L’impresa venne solennemente celebrata tra il tripudio della folla e fuochi d’artificio e l’ultimazione dei lavori venne sancita attraverso la celebrazione della cerimonia religiosa. Papa Sisto V ebbe il tempo di veder realizzate le 36 colonne di sostegno della lanterna, ma la sua conclusione e la messa in opera delle lastre di rivestimento in piombo del guscio esterno furono realizzate sotto il pontificato di Clemente VIII nel 1593, anno in cui venne collocata sulla cuspide della lanterna la sfera in bronzo dorato sormontata da una croce realizzata da Sebastiano Torrigiani.
L’abbattimento della basilica costantiniana venne ultimato durante i primi anni del ‘600. Fu infatti Paolo V Borghese (salito al soglio pontifico nel 1605) ad affrontare le operazioni di demolizione. Vennero avviati nell’ottobre del 1607 con la distruzione degli elementi laterali della basilica (cappelle con relativi altari, gli oratori tra cui quello di Giovanni VII con mosaici dell’VIII secolo), del portico con affreschi medievali, dell’atrio con le tombe papali, della loggia delle Benedizioni e del campanile. Quello che si decise di non conservare all’interno della nuova basilica venne donato ad altre parrocchie o a prelati della curia, fino a che non se ne perse memoria. Nel frattempo i lavori di costruzione andarono avanti e contestualmente vennero prese importanti decisioni progettuali. L’impostazione planimetrica venne affidata a Carlo Maderno che completò la volta di copertura della navata centrale nel 1614, realizzando tra l’altro una serie di finestre per l’illuminazione interna in un cementizio che raggiungeva, nella volta, i tre metri di spessore. L’anno successivo venne dedicato alla stesura su tutte le superfici della decorazione in stucco, venne abbattuto il muro divisorio fatto costruire da papa Paolo III (fatto costruire circa un secolo prima) e contestualmente iniziarono i lavori della Confessione.
Quello che noi oggi ammiriamo come uno dei più magnifici esempi di architettura barocca, è frutto di un’intensa attività progettuale e del genio di Gian Lorenzo Bernini: la piazza. Inizialmente questa era interamente nascosta dal borgo, formato da una serie di edifici di varia grandezza e datazione. Il percorso che conduceva dai Palazzi Apostolici alla basilica inoltre era completamente allo scoperto, a tal punto da costringere gli organizzatori degli eventi o delle cerimonie a istallare una serie di tende al fine di riparare dal sole o dalle intemperie. Con la realizzazione dell’attuale via della Conciliazione, non solo vennero abbattute le case ma si diede profondità e visione d’insieme al capolavoro ‘berniniano’, che emerge dal fondo come un fiore appena sbocciato.
Fu su incarico di papa Alessandro VII Chigi (tra il 1656 e il 1667) che si diede il via alla realizzazione della piazza, con alcuni accorgimenti davvero unici. Sostanzialmente venne divisa in due parti. Lo spazio centrale, di forma ovale, venne incluso all’interno di due grandiosi emicicli ciascuno con quattro file di colonne con capitello tuscanico e diviso dal corpo basilicale da uno spazio di forma trapezoidale che raccorda, attraverso due lunghi bracci colonnati la piazza alla basilica, con leggero andamento divergente. Questo permette di concepire l’intero complesso in forma più ariosa, facendo addirittura percepire la basilica più piccola delle sue dimensioni reali.
Le colonne sono284 intotale, scandendo tre corridoi e una fila di 88 pilastri, uniti tra loro da una trabeazione sormontata da un attico a sua volta decorato da 140 statue raffiguranti immagini divine e da sei grandi stemmi di papa Alessandro VII. Una delle genialità ‘berniniane’ è stata quella di posizionare le colonne del portico con il sistema radiale, aumentandone gradualmente il diametro per mantenere costanti le proporzioni a tal punto che se ci si posiziona in corrispondenza dei dischi in porfido incastonati nella pavimentazione all’altezza dell’obelisco si ha la visione soltanto della prima fila colonnata, mentre le altre, come per magia, scompaiono dietro di essa.
Ponendo al centro della piazza un obelisco, il Bernini ha completato un opera classicheggiante nella sua impostazione ma decisamente moderna nell’impianto planimetrico.
(La settima parte è stata pubblicata sabato 18 maggio. La nona puntata seguirà sabato 8 giugno)
* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.