Riportiamo di seguito il comunicato che monsignor Felice di Molfetta, vescovo di Cerignola – Ascoli Satriano, ha inviato alla comunità diocesana in seguito all’incontro avuto con papa Francesco in occasione della “Visita ad limina” della Conferenza Episcopale Pugliese.
***
Carissimi fratelli nel presbiterato e nel diaconato, religiosi e religiose, amici tutti!
Ritengo doveroso oltre che piacevole condividere con voi l’incontenibile gioia provata con gli altri ecc.mi confratelli nell’incontro avuto con Papa Francesco il giorno 13 maggio nel Palazzo Apostolico per la Visita ad limina Apostolorum. Ho avuto la fortuna di imbattermi in lui precedentemente non poche volte a Santa Marta, e perfino nell’ascensore. Ciò vi fa intuire l’amabile vicinanza di quest’uomo eccezionale; sì, eccezionale davvero, per i suoi gesti, tutti ispirati a quella normale ferialità quasi domestica che conquista tutti, vicini e lontani.
Di voi ho parlato al Santo Padre e dell’affetto che gli avete manifestato fin dalla sua elezione; del vostro lavoro e della grande devozione verso la Madonna; del vostro ardore e della vostra passione espressa negli ambiti delle realtà sociali; dell’accoglienza agli immigrati stagionali nelle varie aziende agricole; e ho anche fatto riferimento al nostro Di Vittorio, uomo che ha riscattato la dignità del lavoratore e della classe operaia.
Con forte convinzione ho detto al Papa che la nostra gente custodisce ancora i valori della tradizione familiare e religiosa. E che i nostri ragazzi e giovani con le famiglie incontrati nella Visita Pastorale, vogliono bene a Papa Francesco.
Né ho mancato di rallegrarmi con Lui per lo stile celebrativo che ha assunto; uno stile ispirato alla “nobile semplicità” sancita dal Concilio (SC, 34), manifestando particolare attenzione all’argomento e sul quale non sono mancate da parte sua considerazioni di alto profilo teologico-pastorale, condivise da tutti gli ecc.mi confratelli presenti.
Ho goduto tanto per il dialogo intessuto, essendomi occupato da una vita nell’insegnamento della teologia liturgica e sacramentaria, nel cogliere l’interesse del Santo Padre su questo vitale aspetto del ministero petrino, da Lui esercitato sia nelle celebrazioni feriali a Santa Marta sia in quelle solenni nella Basilica Vaticana come per la canonizzazione degli 800 Martiri di Otranto: una celebrazione contenuta nel tempo e nell’insieme del suo svolgimento rituale.
Papa Francesco, alla luce di certi fenomeni del recente passato in cui sono state registrate sul piano liturgico non poche derive, ha esortato noi Vescovi, riferendoci anche alcuni esempi concreti, a vivere il rapporto con l’azione liturgica, in quanto opera di Dio, da veri credenti al di là di ogni tronfio cerimonialismo, pienamente consapevole che la “nobile semplicità” (SC, 34) di cui parla il Concilio, non è sciatteria ma Bellezza, bellezza con la “B” maiuscola.
Carissimi, la tradizione vivente della Chiesa ha sempre considerato nel convenire dei singoli vescovi al videre Petrum un intenso momento di comunione con colui che il Pastore dei Pastori l’ha costituito “principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità di fede e di comunione” (LG, 18). Come tale, quello compiuto il 13 maggio, è stato un gesto di profondo valore spirituale, espressione concreta della cattolicità della Chiesa e dell’unità del Collegio dei Vescovi indissolubilmente congiunti con il primo degli Apostoli, Pietro, chiamato nel tempo e nello spazio a dare senso alle parole di Cristo: “Conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).
Sì, l’incontro con il Santo Padre, è stato un atto di fede in cui il “confermare” petrino ha rappresentato per me e per la Chiesa affidatami un momento di grande conforto e aiuto, e soprattutto a guardare avanti senza esitazioni e con fiducia. Nonostante tutto. Per questo, l’incontro con Pietro, vivente in Papa Francesco, è stato per me motivo di grande gioia. E se la mia persona ha visto Pietro, con me è stata tutta la Chiesa diocesana di Cerignola-Ascoli Satriano che ha incontrato Pietro, memore di quanto amava pensare e scrivere il vescovo di Cartagine, Cipriano: “Devi sapere che la Chiesa è nel Vescovo e il Vescovo nella Chiesa”.
Dono grande è stato per me in quest’Anno della fede aver compiuto la Visita ad limina, dando spessore di compiutezza personale e comunitaria a quanto confessiamo nel simbolo, cioè che la Chiesa è apostolica. Ciò sta a significare non solo che essa continua a confessare la fede apostolica ma che essa è decisa a vivere sotto la norma della Chiesa Primitiva espressa dai primi testimoni del Cristo, e guidata dallo Spirito Santo che il Signore ha donato dopo la sua risurrezione.
Chiudo, confidandovi le mie attese circa la scelta del successore di Papa Benedetto XVI, nelle quali auspicavo la elezione di un vescovo latino-americano; e ciò per tanti motivi che mi portavo dentro. Appena la notizia della fumata bianca con l’annuncio dell’Habemus Papam nella persona di Bergoglio mi è giunta all’orecchio e soprattutto al cuore, ho tripudiato grandemente e ho ringraziato il Signore davanti al tabernacolo del dono fatto alla Chiesa nella persona di un vescovo fatto popolo.
Che dire? Quante volte in tutti questi giorni ho detto grazie allo Spirito Santo e a Papa Francesco per questo soffio primaverile di vita nuova. Il Papa venuto dalla fine del mondo è uno dei segni dei tempi che il Signore ha voluto consegnarci perché sia accolto. E noi lo vogliamo accogliere in spirito di fede, vedendo in Lui il volto del Cristo, supremo Pastore.
E aggiungo, l’incontro del 13 u.s., svolto all’insegna della fraternità episcopale, mi ha fatto toccare con mano la sua disarmante umanità, la tenerezza di un padre, la libertà di spirito unitamente alla “nobile semplicità” evocata per la liturgia e che ben si addice alla Sua persona. Papa Francesco ha chiesto di pregare per lui, cosa che noi faremo sempre. L’ho promesso e manterremo la parola, augurandogli salute e ogni benedizione dal cielo sul Suo ministero. E pregate anche per me. Grazie.
Cerignola, 15 maggio 2013.
† Felice, Vescovo