Sulla Campagna One of Us e sull’attuale battaglia legale sull’aborto in Irlanda, ZENIT ha intervistato il senatore Ronan Mullen.
Il parlamentare è nato ad Ahascragh, nella Contea di Galway. Mullen è stato eletto come senatore indipendente nel luglio 2007 ed è stato rieletto, raggiungendo il massimo dei voti, nel 2011. Laureatosi all’University College Galway, dopo essere stato Presidente del Sindacato degli Studenti per un anno, ha completato il Master in Giornalismo al DCU. E’ stato portavoce per la Diocesi di Dublino tra il 1996 e il 2001. Nel 2003 è stato chiamato all’Ordine degli Avvocati. E’ docente di Law, Communications and Personal Development presso l’Institute of Technology a Blanchardstown. Interviene spesso sui media in dibattiti su temi sociali e culturali, comprese questioni di interesse spirituale e religioso.
In questo particolare periodo di sfide per l’Irlanda e per l’Europa, gli abbiamo posto qualche domanda per comprendere la situazione politica in rapporto all’etica.
Perché “senatore indipendente”?
Mullen: Mi sono candidato per il Senato nel 2001, come indipendente, offrendo una prospettiva cristiano–democratica sulla politica e la legislazione. Io guardo alle proposte di legge sulla base di quanto concerne la dignità umana.
Ho sollevato alcune questioni come, per esempio, quali misure prendere per opporsi al traffico di esseri umani, sulla protezione dei bambini non nati, sull’importanza del matrimonio per la vita familiare, sul rispetto per i diritti dei genitori e delle comunità religiose nell’offerta educativa, eccetera.
Mi sono candidato come “indipendente” perché ho sentito che c’era un vasto sostegno al mio programma tra persone simpatizzanti di partiti politici differenti. Ho scelto una circoscrizione universitaria perché la nomination per quella lista non era un problema e perché ho sentito che c’erano molti laureati nel paese che avrebbero sostenuto i valori che proponevo. Fortunatamente la mia valutazione è stata corretta e mi sono sentito molto onorato di essere rieletto nel 2011 con molti più voti.
L’Irlanda ha un sistema parlamentare bicamerale dove il Senato svolge un ruolo di revisione simile alla Camera dei Lords in Gran Bretagna. Sei dei nostri 60 senatori sono eletti tra i laureati dell’università, tre dalla National University of Ireland, tre dal Trinity College di Dublino. Veniamo eletti con voto postale.
Con qualche eccezione, i senatori dell’Università sono sempre stati indipendenti da affiliazioni con i partiti politici. I laureati, avendo votato per il loro Governo alle elezioni per la Camera Bassa (Dáil Éireann), sembrano preferire i candidati indipendenti per questo particolare tipo di elezione. Penso che sia corretto dire che i senatori dell’Università spesso hanno una prospettiva differente sulla politica e sulla legislazione rispetto a quella di altri senatori provenienti dai partiti politici.
Qual è la situazione riguardo alla protezione del bambino non nato in Irlanda?
Mullen: Al momento è una situazione molto precaria. Nel 1983 il popolo irlandese votò per emendare la Costituzione perché venisse riconosciuto un uguale diritto alla vita dei bambini concepiti. Sfortunatamente quella clausola fu interpretata in maniera molto controversa dalla nostra Corte Suprema nel 1992 con il caso X, un caso estremamente tragico che era stato sollevato in seguito alla violenza su una ragazza minorenne. La Corte Suprema interpretò l’Emendamento pro-life, intendendo che l’aborto era legittimo, essendo un mezzo per evitare un probabile e concreto rischio per la vita della madre, compreso il rischio che nasceva da una minaccia di suicidio.
Certamente la situazione, anche se migliorata, potrebbe potenzialmente ampliare in maniera spropositata la possibilità di aborto. Per questa ragione durante gli anni ci sono stati due tentativi di rimuovere la possibilità di abortire in caso di rischio di suicidio.
Sfortunatamente questi sforzi sono falliti per la complessità delle proposte. In entrambe le occasioni, c’erano rappresentanti pro-life da entrambe le parti. Comunque, penso che debba essere detto che il pregiudizio liberale dei media irlandesi abbia giocato un ruolo fondamentale per rendere favorevole un’introduzione dell’aborto in Irlanda.
Durante i 21 anni dal caso X, il Parlamento ha esercitato la sua prerogativa di non legiferare per rendere effettiva la decisione della Suprema Corte. Il precedente Primo Ministro John Bruton aveva detto che non avrebbe legiferato sulla decisione della Suprema Corte sul Caso X, perché questo avrebbe portato l’aborto in Irlanda.
In ogni caso, nel Dicembre 2010, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo decise che l’Irlanda doveva fare chiarezza nelle sue leggi, provvedendo ad un meccanismo legale o ad un regolamento per permettere a una donna di sapere se poteva legittimamente abortire in Irlanda o no.
Questa è stata la base per spingere verso la liberalizzazione dell’aborto. Il nostro maggiore partito di Governo, il Christian Democrat Fine Gael Party, rispose a quella decisione, promettendo che prima delle ultime elezioni nazionali, il Governo non avrebbe legiferato per permettere l’aborto. Il primo Ministro ha rinnegato questo impegno elettorale: lui e il suo partito hanno ceduto ai loro allaeti di Governo, il partito minoritario, il Labour Party.
Il Governo ha attualmente proposto un testo di legge che potrebbe permettere l’aborto, senza alcun limite di tempo, purché due psichiatri concordino che l’aborto sia il solo mezzo per prevenire che la donna incinta commetta il suicidio e un’ostetrica sia d’accordo con loro.
In realtà, questa sarà una pietra che rotola su un piano inclinato. Temo che in questo modo vedremo aumentare gli aborti di anno in anno, in casi che non hanno nulla a che fare con un necessario intervento medico.
Questa proposta legislativa permetterebbe l’aborto nel caso in cui due psichiatri e un’ostetrica certificassero che sia necessario evitare il rischio di suicidio ma in questo caso non c’è una prova medica o scientifica per suggerire che l’aborto sia necessario come trattamento in caso di ipotesi di suicidio.
Malgrado il fatto che l’Irlanda abbia livelli di mortalità materna estremamente bassi, e malgrado l’evidenza suggerisca che l’aborto aumenta il rischio di malattie mentali invece che diminuirle, il nostro Governo sta introducendo una legge pericolosa e ingiusta. Il tutto è peggiorato dal fatto che la proposta di legge non contiene limiti temporali; inoltre non c’è alcuna clausola per ricorso a tutela dell’embrione, e il progetto di legge permetterà solo un limitato diritto all’obiezione di coscienza per il personale medico e nessuna opzione per le istituzioni sanitarie con un’etica pro vita. E’ colpa del nostro Governo se siamo arrivati a questa situazione.
[La seconda e ultima parte segue domani, mercoledì 29 maggio]