“Caro Quique,
oggi ho ricevuto la tua lettera del 1° maggio. Mi ha dato molta allegria. Il racconto della festa patronale mi ha portato dell’aria fresca. Io sto bene e non ho perso la pace di fronte ad un fatto totalmente sorprendente e che ritengo un dono di Dio. Cerco di conservare lo stesso modo di essere e di agire che avevo a Buenos Aires poiché se alla mia età cambiasse è certo che farei il ridicolo“.
E’ l’incipit di una normale lettera fra due amici distanti, legati da un forte affetto. Una lettera che diventa, però, straordinaria se si conosce il nome del mittente: Jorge Mario Bergoglio. Il quotidiano argentino Clarín ha pubblicato oggi il messaggio di risposta che Papa Francesco ha inviato, lo scorso 15 maggio, ad un sacerdote amico, parroco nella città de La Rioja, Enrique Rodríguez, che il Santo Padre chiama confidenzialmente “Quique”.
Raccontando della sua vita a Roma, il Pontefice scrive: “Non ho voluto andare a vivere nel palazzo Apostolico. Vado là solo a lavorare e per le udienze. Sono rimasto a vivere presso la Casa Santa Marta che è un convitto, dove siamo stati ospiti durante il Conclave, che ospita vescovi, sacerdoti e laici. Sono visibile alla gente e faccio vita normale: Messa pubblica al mattino, mangio nella mensa con tutti, ecc“.
“Tutto ciò mi fa molto bene e mi evita di restare isolato” racconta il Papa, per concludere: “Quique, cari saluti ai tuoi parrocchiani. Ti chiedo per favore di pregare per me e di far pregare per me. Saluti a Carlos e Miguel. Che Gesù ti benedica e la Vergine Santa abbia cura di te. Fraternamente, Francisco“.