«L’impressione che si ricava dalle scelte della giuria di Cannes», afferma Francesco Belletti, presidente del Forum, in un commento pubblicato integralmente alla pagina «è che il mondo raccontato e premiato in queste circostanze sia vittima di una ricerca del sensazionalismo che non si ferma davanti a niente, e che per vincere occorre “prendere a pugni“ lo stomaco, la testa e il cuore degli spettatori».
«Il premio alla regia va al messicano Escalante, con un film, Heli, definito “iperviolento”, il cui principale pregio sembra essere proprio il codice comunicativo della violenza. La Palma d’Oro viene assegnata al racconto “La vie d’Adèle”, che il regista Kechiche dedica all’amore tra due donne, di cui una minorenne, con ampia dovizia di particolari erotico-sessuali».
«Ma che la storia d’amore sia tra due donne mi pare in ultima analisi l’aspetto meno trasgressivo: in un certo senso pare anzi l’aspetto più conformista e più conservatore, più banalmente politically correct della scelta narrativa e della scelta della giuria di Cannes».
«La vera trasgressione, in Francia, non è arrivata da Cannes, ma dai viali di Parigi, dove un popolo pacifico ha manifestato nuovamente per difendere l’idea che si viene al mondo dall’incontro misterioso dell’amore tra un uomo e una donna, e che la differenza sessuale è qualità insostituibile della costruzione dell’identità di ogni persona. E infatti questa è diventata la voce del popolo, che il potere ciecamente ideologico del governo Hollande si rifiuta continuamente di ascoltare, con una ostinazione degna di miglior causa».