L'amore può vincere sofferenza e difficoltà 

Lizomar Dos Santos racconta come, facendo esperienza di Dio, è stato possibile rispondere con il bene alle tante difficoltà della vita

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Nel corso della Veglia di Pentecoste (18 maggio), prima dell’incontro di papa Francesco con i movimenti, le nuove comunità, le associazioni e le aggregazioni laicali in pellegrinaggio alla Tomba dell’Apostolo Pietro, ci sono state diverse testimonianze.

Riportiamo quella di Lizomar Dos Santos, brasiliano che segue la spiritualità dei Focolari.

Lizomar viene dal Nord Est del Brasile ed è attualmente in Italia per alcuni anni di formazione nel movimento dei Focolari.

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Sono il quinto di una famiglia di sei figli. Mio padre vedovo sposò mia madre e portò con sé due figli di cui mia madre si prese cura.

Quando avevo un anno, mio padre se ne andò di casa lasciando mia madre incinta del sesto figlio e con gli altri figli piccoli. La nostra situazione diventò critica: non avevamo niente da mangiare e siamo rimasti soltanto con l’essenziale.

Non avendo i soldi per la bolletta ci tagliarono la luce e poi il gas.

Per anni abbiamo vissuto usando delle lampade a olio e cucinando con il fuoco a legna.

Intanto mio padre si mise con una altra donna ed ebbe altri figli, ma mia madre ci insegnò sempre a riconoscerlo come padre.

Quando lo vedevamo, lei ci diceva: Quello è vostro padre, andate da lui a chiedere la benedizione.

Fino ai diciotto anni ho fatto il venditore ambulante. Spesso mi nascondevo quando vedevo un amico perché mi vergognavo.

Ho fatto anche il contadino e il muratore. Poi mi hanno convocato per lavorare come volontario nel Ministero della Giustizia, dove edificati dal mio impegno, mi hanno dato un buon posto di lavoro.

Un giorno un amico mi ha invitato ad un incontro di un Movimento di cui faceva parte. Sono andato e lì ho scoperto che Gesù, che aveva sofferto e vissuto l’abbandono in Croce. Poteva dare significato al mio soffrire personale e a quello della mia famiglia .

Ho creduto che tutto poteva avere un senso e che il mio dolore mi faceva più sensibile al soffrire degli altri: questa scoperta mi avvicinò a Dio.

Poi sono riuscito a laurearmi in Lettere. Avevo tutto: studi, un posto sicuro e fisso, ma –crescendo nel rapporto con Dio – ho sentito molto forte la sua chiamata a donarmi a Lui, a lasciare tutto per seguirlo.

Posso testimoniare che l’esperienza più forte della mia vita, che oggi è una certezza, è l’esperienza che il dolore mi ha condotto e i conduce a un incontro personale con Dio e ad un amore nuove verso il prossimo.

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ZENIT Staff

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