Nelle borse del capitalismo finanziario occidentale, a partire dalla capitale mondiale New York – Wall Street, il toro è tornato. Dopo diversi anni di “sofferenze”, le banche americane sono di nuovo pienamente operative sul lato della speculazione finanziaria, pronte a recuperare il tempo e i guadagni persi dal 2007. Quindi il toro, rappresentato dalla famosissima scultura in bronzo di Arturo Di Modica, è pronto ad abbattere ogni ostacolo.
Se i progressi fatti in questi mesi saranno confermati, la rinascita di Wall Street potrebbe avere conseguenze positive sia per l’economia mondiale che per il tessuto sociale americano. Dopo la crisi del 2007-2008, l’industria finanziaria ha perso potere, numeri e reputazione. Pienamente indebitate, con gli utili ridotti al minimo, licenziamenti a migliaia, politici ed opinione pubblica contro, Wall Street ha vissuto una stagione di sbandamento.Anche i banchieri sembravano pentiti.
Chi i soldi li aveva fatti, banchieri 50enni che durante l’epopea del capitalismo finanziario si erano arricchiti, è andato in pensione. Chi i soldi doveva ancora farli è andato a dirigere un Hedge Fund (fondi speculativi); i giovani laureati di Harvard, Yale e MIT hanno preferito le imprese tecnologiche da Google, Twitter o da qualche startup di sicure speranze.Su scala mondiale, le banche dal 2006 al 2013 hanno perso circa 100 miliardi di dollari l’anno.
Negli ultimi sei anni, le capitali dei capitali – New York, Londra, Francoforte, Milano – hanno dovuto far fronte alla drastica contrazione di una delle più grandi fonti di crescita per l’economia reale. Difatti la crisi da finanziaria si è trasformata in fallimento degli Stati sovrani e quindi dell’economia reale. Come reazione il Congresso Usa e la Commissione Europea e le autorithy nazionali hanno creato il più complesso e duro quadro normativo dai tempi della Grande Depressione degli Anni 30.
Questo ha comportato la perdita del lavoro per circa 200.000 persone, nel mondo finanziario, con lo sfortunato titolo di “disoccupati specializzati in cattiva finanza”. Il che non vuol dire che le banche siano delle vittime innocenti. Diciamolo chiaro e tondo: Wall Street andava ridimensionata. Gli eccessi del pre-crisi, i premi assurdi ai manager delle banche, realizzati alle spalle delle imprese e delle famiglie, l’azzardo morale assurto a regola – avevano fatto sì che in pochi abbiano rimpianto le batoste prese dal toro durante la corrida degli ultimi anni.
Ma quel ciclo sta ormai per finire per due ragioni: perché le banche stanno cambiando, sia dal punto di vista del business che da quello della morale (si spera).Forse perché la società, la politica, le imprese e le famiglie in una economia di mercato hanno bisogno di “buone banche”, che aiutino l’economia reale a creare il bene comune. Speriamo che la nuova Wall Street sia effettivamente diversa dalla Wall Street grassa e arrogante di prima del crollo.
Sentire oggi banche d’affari come la J.P.Morgan, o Goldman Sachs, un tempo ammirate e ora additate come le pecore nere del mondo civile, parlare di responsabilità sociale, di rispetto per le regole e di trasparenza verso le imprese, le famiglie e i piccoli azionisti, fa sperare in un futuro migliore, soprattutto se questi nuove “parole” sono sincere.
In tal senso, Papa Francesco, sabato 18 maggio, durante la Veglia di Pentecoste con i movimenti, le nuove comunità, le associazioni e le aggregazioni laicali, ha raccontato, per la terza volta (come lui stesso ha sottolineato) “la storia che riferisce ad un midrash (racconto) biblico di un Rabbino del secolo XII. Lui narra la storia della costruzione della Torre di Babele e dice che, per costruire la Torre di Babele, era necessario fare i mattoni. Che cosa significa questo? Andare, impastare il fango, portare la paglia, fare tutto… poi, al forno. E quando il mattone era fatto doveva essere portato su, per la costruzione della Torre di Babele. Un mattone era un tesoro, per tutto il lavoro che ci voleva per farlo. Quando cadeva un mattone, era una tragedia nazionale e l’operaio colpevole era punito; era tanto prezioso un mattone che se cadeva era un dramma. Ma se cadeva un operaio, non succedeva niente, era un’altra cosa. Questo succede oggi: se gli investimenti nelle banche calano un po’… tragedia… come si fa? Ma se muoiono di fame le persone, se non hanno da mangiare, se non hanno salute, non fa niente! Questa è la nostra crisi di oggi! E la testimonianza di una Chiesa povera per i poveri va contro questa mentalità.”
Le nuove regole non permettono più alle banche un effetto leva del debito dopato come in passato. Attività che un tempo erano molto redditizie – come la vendita di prodotti derivati che nessuno mai capiva – “sembrano” essere state consegnate ai libri di storia.
Per il momento, Wall Street (in misura minore le borse europee) si è rimessa in moto ad una velocità notevole. Ad esempio gli utili della JP Morgan l’anno scorso hanno registrato profitti notevoli – i mercati sono in rialzo da diversi mesi.
Dobbiamo verificare i fatti e comprendere se veramente siamo in una nuova stagione di regole chiare e trasparenti, oppure, ci troviamo dinanzi ancora una volta al vecchio adagio, “fatta la legge trovato l’inganno”.
La verità e che, in una economia di mercato, le banche dovrebbero svolgere funzioni fondamentali per il bene comune. Dovrebbero, quindi, finanziare le famiglie e le imprese dando loro, linfa vitale per la crescita sostenibile e lo sviluppo durevole del bene comune e in una economia di mercato.
In altre parole la buona finanza è indispensabile – non c’è altra industria che sia così fondamentale.Il toro di Wall Street possiede una forza immensa. Ma se non viene indirizzata verso il bene comune, questo potente animale diverrà ancora una volta strumento di distruzione di massa.